«Duro giudizio della Corte dei Conti sulle società partecipate del Comune di Ravenna» | la CRONACA di RAVENNA

«Duro giudizio della Corte dei Conti sulle società partecipate del Comune di Ravenna»

Il riferimento è anche a Sapir, Start Romagna, Azimut, Ravenna Holding. «Da accertare e perseguire eventuali danni erariali e ipotesi di reato»

20 marzo 2024 - «La scure della Giustizia contabile si è abbattuta duramente sul Comune di Ravenna con le 112 pagine tramite cui la Corte dei Conti dell’Emilia-Romagna, nella sua adunanza del 19 gennaio 2024, ha effettuato la ricognizione delle società partecipate, addirittura 19 tra dirette e indirette, per gli anni 2021 e 2022». Lo afferma il consigliere di Lista per Ravenna, Alvaro Ancisi, che distribuendo il documento prodotto dall'organo di controllo.

«Sono 16 le “criticità” definitivamente rilevate nel loro assetto organico, dopo un carteggio col Comune in atto da tre anni. A questo punto - dichiara Ancisi - sarà difficile che il Comune si sottragga ulteriormente, senza incorrere in procedimenti giudiziari, alle contestazioni stringenti e alle richieste di revisione degli atti di base formulate dalle Corte».

 

 

Fondamentale per Ancisi è il riferimento a quattro società partecipate dal Comune di Ravenna, che, «pur essendo possedute in maggioranza da enti pubblici, sono state finora sottratte al controllo pubblico. Libere in sostanza di comportarsi come società private, ad esempio nelle assunzioni del personale, negli incarichi professionali, negli appalti, nelle forniture, ecc., la sezione regionale della Corte dei Conti ne ha stabilito invece la sottomissione al “controllo pubblico come da costante giurisprudenza della stessa Sezione, di recente confermata dal Consiglio di Stato […]».

Si tratta di SAPIR (porto di Ravenna), Start Romagna (trasporto pubblico), AMR (mobilità romagnola) e Angelo Pescarini (formazione professionale).

SAPIR dovrà, ad esempio, ridurre il proprio organo di amministrazione, composto esageratamente da nove consiglieri. Il Testo Unico delle Società Partecipate (TUSP, ex “decreto Bersani”) dispone infatti che, nelle società a controllo pubblico, esso “è costituito, di norma, da un amministratore unico”, eccezionalmente “da tre o cinque membri”.
Dovrà esserne ridotto anche il compenso totale, che nel 2021 è stato di € 290.362 e nel 2022 di € 292.363, laddove il TUSP pone “il limite massimo di euro 240.000 annui al lordo dei contributi previdenziali e assistenziali e degli oneri fiscali a carico del beneficiario”.

Start Romagna dovrà adeguare il proprio statuto alla norma del Testo Unico che impone “il divieto di corrispondere gettoni di presenza o premi di risultato deliberati dopo lo svolgimento dell’attività, e il divieto di corrispondere trattamenti di fine mandato, ai componenti degli organi sociali”.

Azimut, società mista a capitale pubblico (60%) e privato cooperativo (40%), nel caso assuma “nuove commesse” anche “da privati”, deve concorrere sul mercato al pari di ogni altro operatore privato, rispettando le regole della concorrenza e dei contratti pubblici.

Ravenna Holding (“cassaforte” del Comune di Ravenna) subisce la decisione più grave riguardo alla sua partecipazione, tramite Romagna Acque, per la quota del 21%, nella nuova società Acqua Ingegneria, costituita nel 2021, di cui dovrà dunque disfarsi.
Il Testo Unico lo consente solo per le holding che assumono esclusivamente partecipazioni in enti o società pubbliche, mentre Ravenna Holding si aggiudica anche reti, impianti e immobili.
Su questo punto la Corte si rivolge alla sua Procura, affinché verifichi se ciò “abbia o meno comportato un danno all’erario comunale ovvero se […] vi sia stato un effettivo depauperamento della partecipazione societaria".
Potrebbero anche discenderne conseguenze a catena, dato che il Comune di Ravenna ha affidato direttamente ad Acqua Ingegneria la redazione di molti progetti tipici della libera professione, in particolare per concorrere ai finanziamenti europei col PNRR.

«A nostro parere - conclude Ancisi - la Corte dei Conti, compiendo a fondo le sue azioni di controllo della spesa pubblica riguardo al fenomeno abnorme delle società partecipate in cui il Comune di Ravenna esterna e “imbosca” una moltitudine dei propri servizi, ne ha rilevato le distorsioni e gli eccessi, da sempre contestati in Consiglio comunale - come ben noto pubblicamente - da Lista per Ravenna.
Il mancato o tardivo adeguamento alle proprie prescrizioni potrebbe o dovrebbe anche indurre la Corte ad attivare la propria Procura per accertare e perseguire gli eventuali conseguenti danni erariali, se non anche la Procura della Repubblica per eventuali ipotesi di reato».


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