Crisi Cofari, «silenzi assordanti e sproloqui». Il modello cooperativo è un fallimento. Ma si approva il salario minimo | la CRONACA di RAVENNA

Crisi Cofari, «silenzi assordanti e sproloqui». Il modello cooperativo è un fallimento. Ma si approva il salario minimo

Ancarani (Forza Italia): «Dobbiamo davvero credere che l'amministrazione non sapesse nulla». Ancisi (Lista per Ravenna): «Nonostante nel nostro porto non scappi uno spillo all’Autorità Portuale e alla Sapir il cui presidente è avvocato di Cofari»

30 giugno 2024 - Sulla crisi della cooperativa Cofari hanno preso posizione le forze di opposizione, Forza Italia e Lista per Ravenna.
A fare discutere il fatto che la chiusura sia avvenuta mesi fa nel silenzio più totale dei sindacati e delle associazioni.

Alberto Ancarani (Forza Italia) ha presentato un question time che sarà discusso il 2 luglio in consiglio comunale in cui chiede "dobbiamo davvero credere che l'amministrazione non sapesse nulla?".
«La ricostruzione della vicenda - dice - ha fatto emergere come la situazione della coop fosse complessa e la tendenza tracollo fosse in atto da diverso tempo, ma la chiusura è avvenuta mesi fa nel silenzio più totale dei sindacati e delle associazioni annesse, a partire da Legacoop, solitamente molto ciarliera quando c’è da intervenire nel dibattito pubblico su qualunque argomento, ma stranamente muta in una vicenda di sua totale competenza.

Se è ben vero che i soci-lavoratori si sono tutti ricollocati più o meno aiutati dalla coop stessa e dunque le ricadute occupazionali sono state pressochè a impatto zero, è allo stesso modo evidente che i soci-lavoratori non rivedranno mai più la quota sociale versata in qualità di soci, in molti casi per diverse migliaia di euro a testa.
Questa perdita secca è comunque un macigno sulle vite di padri di famiglia sul quale non si può tacere.
È emerso addirittura da alcuni soci che hanno chiesto l’anonimato che non hanno potuto neppure rilasciare ringraziamenti ai vecchi clienti, per la richiesta specifica della dirigenza di tenere nell’omertà più assoluta la chiusura della Cooperativa stessa.
Alla Coop è arrivata anche una richiesta milionaria da parte di INPS per presunti mancati versamenti contributivi e violazioni al contratto nazionale di lavoro».

Per Ancarani «appare decisamente singolare che l’amministrazione comunale, benché formalmente non coinvolta, non abbia espresso alcuna preoccupazione mediatica a differenza di molti casi simili quando a essere coinvolte sono imprese non cooperative, dando l’idea di non sapere nulla di quanto in argomento, benché il presidente della coop fosse addirittura il fratello di un assessore in carica».

Il consigliere di Forza Italia chiede al sindaco e alla giunta «se l’amministrazione fosse al corrente della situazione, se le sia mai stata richiesta di collaborazione per chiudere la vertenza con i soci nel migliore dei modi facendo loro recuperare anche la quota sociale conferita. Infine, se l’amministrazione, prendendo spunto da questo ulteriore clamoroso fallimento del modello cooperativo ideologicamente da sempre sostenuto non intenda piuttosto farsi promotrice presso il parlamento di iniziative legislative per riformare completamente questo modello impedendo da un lato fenomeni di dumping nei confronti delle ordinarie imprese private e dall’altro che soci in buona fede possano vedersi improvvisamente scomparire decine di migliaia di euro provvisoriamente conferiti».

«Sulla crisi civilistica giudiziaria di Cofari, gigante cooperativo della logistica portuale e del facchinaggio, a danno dei propri soci e lavoratori, proprio come avvenne con la CMC, la Filt-Cgil non se l’è sentita per ora di parlare. Se ne stanno zitti anche il sindaco e la sua maggioranza politica, di cui peraltro fa parte l’assessore Costantini, fratello dell’attuale presidente di Cofari. C’è tempo perché si schiariscano voci altrimenti molto loquaci», sottolinea Alvaro Ancisi consigliere di Lista per Ravenna.

 

 

 

«Afasie assordanti, vista l’estrema sintonia politica tra l’attuale CGIL del segretario Landini e la sinistra pseudo progressista diretta dall’attuale segretaria del PD.
Legacoop, non meno sincronica col suddetto “campo largo”, giustifica invece l’accaduto col fatto che nel porto è impossibile, per imprese che ossequiano le leggi, reggere la concorrenza con altre poco serie, rispettando la tariffa minima di 23,24 euro l’ora fissata dall’Ispettorato del Lavoro di Ravenna. Silenzio assordante anche su questo, nonostante nel nostro porto non scappi uno spillo all’Autorità Portuale, costituita anche per questo, e tanto meno alla Sapir, oligopolista del porto stesso, retta in sostanza da una maggioranza azionistica facente capo agli enti pubblici che governano da mezzo secolo questo territorio. Il presidente della Sapir è casualmente avvocato di Cofari presso il Tribunale civile di Ravenna». 

«Una prova di quanto sopra si è avuta il 16 aprile scorso, quando, con risonanza mediatica altamente sonora ed enfatica, il “campo largo”progressista del Comune di Ravenna ha annunciato di aver “messo un punto fermo nella storia della nostra città” avendo  una propria deliberazione “approvato il Salario Minimo”.
Un imbarazzante sproloquio di 6 pagine preconfezionate secondo cui nei capitolati di gara per l’esecuzione dei servizi esternalizzati dal Comune di Ravenna o da soggetti pubblici a base regionale (Intercent, AMR, Atersir) che operino per suo conto, le mansioni operative, esecutive ed ausiliarie “siano retribuite con livelli salariali non inferiori al minimo di 9 euro/ora”.
Una deliberazione assolutamente inutile e velleitaria, bensì artificiosamente propagandistica, essendo in contrasto clamoroso con la gerarchia delle fonti del diritto, in base a cui gli atti vigenti con forza di legge prevalgono sugli atti dei Comuni.
Viola, infatti, l’art. 117 della Costituzione che riserva alla potestà legislativa esclusiva dello Stato la regolamentazione dei rapporti di lavoro rientranti nell’ordinamento civilistico. Come anche la vicenda Cofari».


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