Politica
I gemelli Caravita. Gregorio ha raggiunto Renzo
Il ricordo di Alvaro Ancisi
Ieri mattina, 30 novembre, Gregorio, sollevandosi dal letto d’ospedale dov’era circondato dai suoi cari, ha riannodato il proprio cordone ombelicale con quello di Renzo, riformando per sempre quel tutt’uno che per 85 anni Ravenna intera ha chiamato “i gemelli Caravita”. Sette anni di provvisorio e sofferto distacco l’avevano indebolito e sfibrato, lui che di energia e combattività è stato campione di lunga marcia, quasi invocando nuovi blocchi da cui ripartire insieme, mano nella mano. Non poteva essere che così.
Nacquero il 22 giugno del 1931, dopo Lucia, in una famiglia poverissima. Mamma Maria, bracciante, abbandonata dal marito, mantenne i tre figli lavorando giorno e notte, fino a portarli all’università. Gregorio, che aveva cominciato a lavorare come muratore della CMC, abbinava gli studi col lavoro, prima allo zuccherificio di Mezzano, poi presso l’impresa Ghinassi. Renzo si iscrisse a lettere, Gregorio a giurisprudenza, che avevano esami in comune, così da prepararsi insieme e condividere testi e appunti. Uguali come due gocce d’acqua, mi sono sempre chiesto come hanno fatto i professori a distinguerli.
Associati all’Azione Cattolica da prima della guerra, si arruolarono nella DC fin da principio, nel 1943. Non ancora maggiorenni, combatterono, letteralmente, coi comunisti, nella durissima campagna elettorale del 1948 che consegnò l’Italia allo Scudo Crociato. Entrambi vi hanno militato, con passione, per tutto il mezzo secolo della sua vita. Poi un orgoglioso basta, continuando, fin che hanno potuto, a battersi nei vari campi dei loro impegni sociali, non più politici. Gregorio è stato leader ferreo della loro corrente di partito, segretario della prestigiosa e agguerrita sezione Don Minzoni di via di Roma (800 iscritti), vicesegretario provinciale, candidato al Parlamento. Si sono divisi i ruoli elettivi di amministratore degli enti locali, Gregorio in Provincia, Renzo in Comune.
La laurea era servita a Renzo per diventare direttore di una Cassa Mutua di assistenza sanitaria (ante USL). Gregorio se ne avvalse per dirigere il servizio di assistenza al personale dell’ANIC, allora composto da quattromila dipendenti. Da lì contribuì, tra l’altro, alla costruzione del Villaggio omonimo per i lavoratori, ed ottenne, mettendo insieme il Vescovo con Enrico Mattei, la costruzione della loro chiesa, San Giuseppe Operaio, ora in viale Mattei. L’impulso sociale è stato il suo più forte distintivo. Durante la guerra, adolescente, portava da mangiare a chi aveva perso tutto. Assunse la presidenza del “ricovero” Garibaldi di via di Roma quando gli anziani messi peggio vi erano segregati e trascurati. Lavorando di notte, riuscì a farne la prima vera casa protetta di Ravenna, un piccolo gioiello di umanità. Da lì si batté energicamente - ricordo bene - fino a che non riuscì, con un finanziamento della Cassa di Risparmio, a ristrutturare un vecchio edificio tra via Guaccimanni e via Marco Dente, creandovi una nuova residenza per anziani, ancor oggi collegata, nel nome di Santa Chiara, alla Garibaldi. Dove si metteva, ci buttava l’anima e il cuore, quasi con ferocia. Se si volesse ricordarlo con una targa, sceglierei tra queste due opere.
Tanto amavano la loro terra, che i gemelli Caravita si spesero, sempre senza risparmio, anche in campo culturale, dedicandosi soprattutto allo studio, alla ricerca e alla pubblicazione di parti nascoste o trascurate della sua storia. Gregorio diede il suo meglio agli ebrei ravennati e romagnoli oppressi, deportati, massacrati e dimenticati, ricostruendone, famiglia per famiglia, le tragiche vicende, tramite ricerche negli archivi e nelle carceri e con la raccolta di centinaia di testimonianze tra i superstiti. Di qui la storia inesplorata degli ‘Ebrei in Romagna (1938-1945). Dalle leggi razziali allo sterminio’, che pubblicò nel 1991, rieditata nel 2013. Seppe pure costruire e presiedere lungamente, nella provincia di Ravenna, l’associazione “Amici d’Israele”. Rivolse altre opere ai romagnoli che parteciparono alle Crociate, al sacerdote ravennate Francesco Negri, al cardinale Alberoni, ecc. Ma tanto altro.
Ora Gregorio si è rimesso al lavoro, in tandem con Renzo. Se alziamo gli occhi, possiamo sempre contare sui gemelli Caravita.
Alvaro Ancisi
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