Caccia, il Tar dell'Emilia Romagna sposta l'apertura dal 17 settembre all'1 ottobre | la CRONACA di RAVENNA

Caccia, il Tar dell'Emilia Romagna sposta l'apertura dal 17 settembre all'1 ottobre

Anticipa anche la chiusura. La Regione valuta il ricorso. Bartolini (FdI): «È una sentenza a orologeria»

08 settembre 2023 - Il Tar dell'Emilia Romagna sposta l'apertura della caccia dal 17 settembre all'1 ottobre per tutte le specie di uccelli e di piccola selvaggina e anticipa le date di chiusura. La richiesta era stata avanzata dalle associazioni ambientaliste e animaliste.
In particolare, la data di chiusura della caccia agli uccelli acquatici (anatidi, rallidi, limicoli)  è anticipata al 20 gennaio 2024 (anziché 31 gennaio);
quella alla beccaccia al 31 dicembre; quella alla quaglia al 31 ottobre;
per i turdidi (Cesena, Tordo bottaccio, Tordo sassello) al 10 gennaio.
Diminuiscono anche
Il provvedimento non riguarda l’attività legata alla preapertura e non sono previsti cambiamenti per l’attività di addestramento dei cani.

La Regione sta valutando la possibilità di ricorrere in appello contro l’ordinanza del Tribunale amministrativo di Bologna e la motivazione sta nel fatto che «lo stesso calendario che era stato presentato nella stagione venatoria precedente, era stato approvato integralmente, e non era stato oggetto di queste prescrizioni cautelative che invece vengono introdotte quest’anno. Nemmeno da parte dello stesso Tar, che non aveva adottato analogo provvedimento».

La Regione inoltre è intenzionata a chiedere al Tar di pronunciarsi sulla vicenda il prima possibile, e non a marzo 2024 come è stato calendarizzato. «Questo perché, semplicemente, la stagione venatoria a quell’epoca sarà già conclusa».

La Regione sottolinea che l’ordinanza contiene il richiamo ad adeguarsi ai pareri Ispra, nonostante la legge assegni alle Regioni il potere di individuare, sulla base di proprie motivazioni specifiche, le date di apertura e di chiusura delle specie, all’interno di un periodo a cui la Regione Emilia-Romagna si è sempre attenuta.
Il parere dell’Istituto, infatti, è obbligatorio, ma non vincola le scelte che gli organi regionali possono attuare, con motivazioni adeguate.

Il provvedimento non riguarda l’attività legata alla preapertura, prevista dal calendario per le specie Cornacchia Grigia, Ghiandaia, Gazza, Merlo, Colombaccio e Tortora che continuerà nelle modalità previste.
Così come non sono previsti cambiamenti per quanto riguarda il prelievo in deroga delle specie storno e piccione e l’attività di addestramento cani.

Per Luca Bartolini, ex consigliere regionale e dirigente di Fratelli d'Italia Forlì-Cesena, la sospensione del calendario venatorio è una sentenza a orologeria per danneggiare i cacciatori emiliano-romagnoli» e chiede «chi controlla gli atti amministrativi che vengono scritti in Regione?».

«A meno di dieci giorni dall’apertura della stagione della caccia - dice - il solito Tar di Bologna ha accolto la richiesta di sospensione di alcune parti del calendario venatorio dell’Emilia-Romagna per la stagione 2023/24 e così tutti i cacciatori della nostra regione che, a questo punto hanno già versato circa 500 euro per il rinnovo annuale della licenza, si vedono ridotti in maniera sensibile i periodi di caccia. 
Una beffa che sa tanto di sentenza a orologeria emessa all’ultimo momento per creare il massimo disagio a tante persone la cui unica ‘colpa’ è di avere una passione perfettamente legale e ampliamente normata in ogni suo aspetto». 

«Fra aperture ritardate e chiusure anticipate i cacciatori romagnoli si ritrovano con un calendario venatorio ristretto fra i due e i tre mesi a seconda delle specie mentre pochi metri oltre i confini regionali gli appassionati possono cacciare senza problemi. 
E mi fanno sorridere amaramente i sepolcri imbiancati di via Aldo Moro che adesso si stracciano le vesti e annunciano ricorsi contro la sentenza del TAR quando è proprio la dirighenzia di sinistra ad aver spalancato le porte a chiunque si professasse contrario alla caccia e a posizionarlo in ruoli decisionali proprio in quell’assessorato. 
Sarà che a pensare male si fa peccato ma verrebbe quasi da immaginare che qualcuno, dal palazzo della Regione, faccia uscire apposta degli atti impugnabili per favorire gli attacchi da parte delle associazioni ambientaliste e sicuramente faranno ricorso sperando in un accoglimento di qualche aspetto marginale giusto per far cantare vittoria a qualche consigliere attore non protagonista di questo teatrino. 
E intanto i cacciatori emiliano-romagnoli pagano fior di quattrini a Regione, Stato, Atc, Assicurazioni e si trovano costretti a lasciare i fucili a prendere polvere in attesa che qualche giudice, adeguatamente schierato, decida del loro destino. 
Se fossi in Bonaccini pretenderei di sapere chi è il responsabile di un calendario così mal scritto da meritare lo stop. Ma sicuramente non lo farà per non scontentare i suoi elettori anti caccia delle associazioni animaliste.


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