La Pigna: "Ispra aveva previsto l'alluvione" | la CRONACA di RAVENNA

La Pigna: "Ispra aveva previsto l'alluvione"

"A Fornace Zarattini serve un impianto di sollevamento acque tre volte superiore all'attuale". Rolando: "Fare prevenzione"

26 maggio 2023 - Dopo la terribile alluvione che ha piegato la Romagna e il territorio ravennate, La Pigna e Gianfilippo Nicola Rolando (Capogruppo Lega-Salvini Premier) danno il proprio contributo per evitare che qualcosa di simile possa ripetersi. In questi giorni, infatti, hanno messo a punto alcune proposte realizzabili immediatamente che saranno presentate nel corso del prossimo consiglio comunale.

«Bisogna pensare a soluzioni cantierabili subito – spiega l’ingegnere Andrea Barbieri, responsabile infrastrutture e progettazione della lista civica La Pigna –. Il che sarà possibile grazie alla mediazione del futuro commissario dell’Emilia Romagna che dovrebbe agevolare la burocrazia, diventata ormai la principale fonte di rallentamento di lavori e interventi come si è visto di recente anche solo per la realizzazione di un ponte a Grattacoppa. Ora ci sarà di che rimboccarsi le maniche, visto che non si contano i ponti, gli argini e le strade da mettere in sicurezza. Detto questo, il primo pensiero va a Fornace Zarattini, dove non si riusciva a portare via acqua. Serve un impianto di sollevamento di potenza almeno triplicata rispetto a quello attuale, per scolare il territorio in tempi ragionevoli e non in dieci giorni come avvenuto ora. Basterebbe seguire l’esempio di Modena, dove il locale Consorzio ha un impianto enorme con portate di almeno sei volte rispetto a quello della Canala». Sempre nell’area artigianale a ovest di Ravenna, si potrebbe poi costruire una arginatura a lato della ferrovia, fattibile in tempi brevi e con poche risorse economiche, per fare da confine tra i territori. 

Da ripensare il Canale Emiliano Romagnolo, costruito artificialmente a scopo irriguo, che potrebbe diventare anche canale di scolo delle acque direttamente in mare. Oltre ovviamente a provvedere sin da subito alla creazione di vasche di laminazione, con il compito fondamentale di accogliere al loro interno le ondate di piena derivanti da fiumi o canali, e alla pulizia delle golene dei fiumi per liberarle da piante e alberi che possono cadere e fare da tappo in caso di maltempo. Detto questo, secondo le due forze di opposizione in consiglio comunale, alla base del disastro vi è la mancanza di una reale politica di prevenzione, l’unica direzione possibile per il futuro. 

«Spiace dirlo ma da tempo avevamo lanciato grida d’allarme – ricorda Veronica Verlicchi, capogruppo La Pigna – Città, Forese, Lidi –. Già nel maggio 2019, avevamo depositato una mozione per la mappatura e monitoraggio delle situazioni più a rischio idrogeologico e per l’adozione di un piano triennale degli interventi. La risposta del Comune? Ravenna è in “discrete condizioni di sicurezza”, motivo per cui poi sono state investite pochissime risorse in materia. La mozione era nata da dati Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) del ministero dell’Ambiente, secondo cui l’11% della popolazione, pari a 18.200 ravennati su circa 153 mila abitanti, è ad alto rischio alluvione. Sappiamo tutti come è andata. Durante la recente alluvione, il Comune ha evacuato 14.220 persone, pari a circa il 9%. I dati dell’Ispra erano dunque veritieri». 

La Pigna e Lega rilevano poi che anche il Consorzio di Bonifica smentisce il Comune. L’ente aveva infatti previsto interventi per ben 62 milioni di euro, di cui in buona parte per le idrovore, segno che il territorio non stava poi messo così bene. Il Consorzio poteva metterne solo 1,8, i restanti sarebbe stati a carico di Regione e Comune ma nulla è stato fatto. «Nel 2018 – conclude Verlicchi, in Veneto, è caduta la stessa quantità di acqua in poche ore, ma la regione non è finita sott’acqua perché aveva provveduto a tutte le opportune opere, ossia a capienti bacini di laminazione».

Ad avere seri problemi è stata la strategica idrovora Canala, che preleva le acque dallo scolo Canala e dal Canale Magni per immetterla nella pialassa Baiona, per poi sfociare in mare. Non a caso, il 3 febbraio scorso, erano stati approvati lavori di rifacimento del quadro di alimentazione e gestione delle elettropompe, per un valore di 425 mila euro. Lavori che erano stati aggiudicati il 29 marzo, ma che non c’è stato il tempo di iniziare. «Dobbiamo ripensare l’intero sistema della prevenzione – afferma Gianfilippo Nicola Rolando, capogruppo Lega-Salvini Premier.

Tutti sappiamo ormai che il clima è cambiato e ciò non può diventare la foglia di fico per evitare le responsabilità. In Romagna servono adeguati bacini di laminazione come già installati in Emilia e in Veneto. E anche per questo diciamo fermamente ‘no’ a Bonaccini commissario straordinario. Non possiamo far gestire soldi pubblici a chi ha avuto responsabilità politiche importanti in questi anni».

r.b.

 

 

 

 


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