Politica
«Daini nella pineta di Classe per aumentare la selvaggina cacciabile?»
Lo ipotizzano, senza conferme ufficiali, le associazioni ambientaliste. La consigliera regionale Giulia Gibertoni chiede chiarimenti
23 giugno 2022 - Un’interrogazione della consigliera regionale del Gruppo misto Giulia Gibertoni chiede di fare chiarezza sulla vicenda dei daini della Pineta di Classe che si arricchirebbe di un colpo di scena, secondo cui le prime coppie di daini che hanno dato luogo al gruppo che ora abita la Pineta di Classe e il parco del Delta del Po sarebbero state immesse volontariamente, per aumentare la selvaggina cacciabile. Lo affermano, ma al momento non si hanno conferme ufficiali, le associazioni Clama, Gruppo di Intervento Giuridico, Italia Nostra, Oipa.
«Tuttavia - spiegano - rileggendo il Rapporto Ambientale del Piano Territoriale del Parco Regionale del Delta del Po - Stazione Pineta di Classe e Salina di Cervia, del 2012, si scopre che i daini furono introdotti “a scopo amatoriale nell'area dell'allevamento ex-ARIS”, e che “alcuni capi fuggiti sono stati segnalati all'interno della pineta e nella zona dell'Ortazzo e sembrano essersi riprodotti”».
«La ex ARIS, era l’Azienda Regionale per l'Incremento della Selvaggina, istituita con una legge del 1977 dalla Regione Emilia-Romagna, con lo scopo di attuare il ripopolamento faunistico e ittico del territorio regionale, ai fini dell'esercizio venatorio e della pesca ricreativa. Forniva agli enti locali e alle associazioni dei cacciatori e dei pescatori del territorio regionale che ne facevano richiesta, le specie ittiche e la selvaggina (come starne, pernici rosse, fagiani e lepri) per l’attuazione dei programmi di ripopolamento.
Tra l’altro, si legge su vecchie delibere dalle Regione, che le sovvenzioni fornite dalla Regione stessa all’ARIS ammontassero, ai primi anni 90, a circa due miliardi delle vecchie lire, a cui si aggiungeva una cifra analoga distribuita per i medesimi scopi al servizio di caccia e pesca, a Comuni e Province. Le ARIS furono soppresse nel 1993».
«Sempre dal Rapporto Ambientale, si legge della “Azienda Ex ARIS, poiché utilizza le strutture dell'abolita Azienda Regionale per l'Incremento della Selvaggina. Tale allevamento è collocato all'interno della pineta di Classe, al vertice settentrionale della palude dell'Ortazzo, sulle rive del Fosso Ghiaia”.
Dunque, pare certo che l’azienda regionale fosse collocata nella Ca’ Giansanti, di proprietà del Comune di Ravenna, dove tuttora esistono enormi voliere utilizzate fino a pochi anni fa per l’allevamento dei fagiani “pronto caccia” e poste su decine di ettari di terreni circostanti.
Da una testimonianza, sembra che presso l’allevamento si arrivasse a far nascere fino a 350 mila fagiani l’anno, da destinare al divertimento dei cacciatori».
«Dunque - concludono le associazioni - i daini furono rilasciati da un allevamento regionale di selvaggina “pronto caccia” collocato su terreni comunali, o comunque da un edificio del Comune di Ravenna gestito da un Ente pubblico come Comune, Provincia, Regione o ATC? Nessuno degli Enti ha mai vigilato e fatto chiarezza su questo, come mai? Salvo poi, dopo anni di inerzia e di disapplicazione delle leggi, lavarsene ora le mani e demandando la possibile strage di animali incolpevoli al Prefetto, non si capisce su quale base giuridica».
foto Willy Maurizio Cazzanti
© copyright la Cronaca di Ravenna
«Tuttavia - spiegano - rileggendo il Rapporto Ambientale del Piano Territoriale del Parco Regionale del Delta del Po - Stazione Pineta di Classe e Salina di Cervia, del 2012, si scopre che i daini furono introdotti “a scopo amatoriale nell'area dell'allevamento ex-ARIS”, e che “alcuni capi fuggiti sono stati segnalati all'interno della pineta e nella zona dell'Ortazzo e sembrano essersi riprodotti”».
«La ex ARIS, era l’Azienda Regionale per l'Incremento della Selvaggina, istituita con una legge del 1977 dalla Regione Emilia-Romagna, con lo scopo di attuare il ripopolamento faunistico e ittico del territorio regionale, ai fini dell'esercizio venatorio e della pesca ricreativa. Forniva agli enti locali e alle associazioni dei cacciatori e dei pescatori del territorio regionale che ne facevano richiesta, le specie ittiche e la selvaggina (come starne, pernici rosse, fagiani e lepri) per l’attuazione dei programmi di ripopolamento.
Tra l’altro, si legge su vecchie delibere dalle Regione, che le sovvenzioni fornite dalla Regione stessa all’ARIS ammontassero, ai primi anni 90, a circa due miliardi delle vecchie lire, a cui si aggiungeva una cifra analoga distribuita per i medesimi scopi al servizio di caccia e pesca, a Comuni e Province. Le ARIS furono soppresse nel 1993».
«Sempre dal Rapporto Ambientale, si legge della “Azienda Ex ARIS, poiché utilizza le strutture dell'abolita Azienda Regionale per l'Incremento della Selvaggina. Tale allevamento è collocato all'interno della pineta di Classe, al vertice settentrionale della palude dell'Ortazzo, sulle rive del Fosso Ghiaia”.
Dunque, pare certo che l’azienda regionale fosse collocata nella Ca’ Giansanti, di proprietà del Comune di Ravenna, dove tuttora esistono enormi voliere utilizzate fino a pochi anni fa per l’allevamento dei fagiani “pronto caccia” e poste su decine di ettari di terreni circostanti.
Da una testimonianza, sembra che presso l’allevamento si arrivasse a far nascere fino a 350 mila fagiani l’anno, da destinare al divertimento dei cacciatori».
«Dunque - concludono le associazioni - i daini furono rilasciati da un allevamento regionale di selvaggina “pronto caccia” collocato su terreni comunali, o comunque da un edificio del Comune di Ravenna gestito da un Ente pubblico come Comune, Provincia, Regione o ATC? Nessuno degli Enti ha mai vigilato e fatto chiarezza su questo, come mai? Salvo poi, dopo anni di inerzia e di disapplicazione delle leggi, lavarsene ora le mani e demandando la possibile strage di animali incolpevoli al Prefetto, non si capisce su quale base giuridica».
foto Willy Maurizio Cazzanti
© copyright la Cronaca di Ravenna