Politica
«La bioplastica compostabile è smaltita in discarica?»
Lo chiede Ravenna in Comune, sulla base di un'indagine di Greenpeace in cui si rileva «che la maggior parte dei rifiuti organici in Italia finisce in impianti che non sono in grado di trattare efficacemente i materiali in plastica compostabile»
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24 maggio 2022 - Come Ravenna in Comune «riteniamo opportuno chiedere a Hera dove vengano
smaltite le bioplastiche rigide conferite nel nostro Comune e di
ricevere conferma che siano effettivamente trasformate in compost e,
quindi, garanzia che non vadano a incrementare la quota di
indifferenziato».
Il movimento porta ad esempi la festa del cappelletto, svoltasi a metà maggio in Piazza Kennedy, durante la quale gli organizzatori si sono avvalsi dei servizi di Hera. «Tutti i contenitori, le posate e i bicchieri, grazie alla preziosa collaborazione di Hera, sono in materiale biodegradabile e compostabile» hanno dichiarato.
Del resto, aggiunge Ravenna in Comune, «la stessa Hera (tramite “il Rifiutologo”) assicura la correttezza del conferimento di tale tipo di rifiuto (“piatti/bicchieri vuoti in mais o bioplastica”) nella filiera di raccolta dell’organico anche per le utenze domestiche».
«Negli stessi giorni, però, una indagine della Unità Investigativa di Greenpeace Italia ha rivelato "che la maggior parte dei rifiuti organici in Italia finisce in impianti che non sono in grado di trattare efficacemente i materiali in plastica compostabile, che così finiscono in inceneritori o in discarica, in barba alla presunta sostenibilità. In Italia i prodotti monouso in plastica compostabile come piatti, posate e imballaggi rigidi, devono essere smaltiti insieme agli scarti alimentari. Tuttavia, stando ai dati del Catasto rifiuti di ISPRA, il 63 per cento della frazione organica è inviata in impianti che difficilmente riescono a degradare le plastiche compostabili"».
«Come si vede, il problema non è solo di Ravenna né imputabile in modo specifico a Hera. È invece dovuto a una normativa nazionale che, differentemente dal resto dell’Europa, nell’applicare un’apposita direttiva europea consente il monouso delle bioplastiche e obbliga al loro conferimento nella filiera dell’organico. Tuttavia il messaggio che si fa passare è quello di indurre a ritenere che tra gli avanzi della porzione di cappelletti consumata ed il piatto in cui sono stati mangiati non vi sia differenza per quanto riguarda lo smaltimento del rifiuto. Non è così e per questo la direttiva europea cerca proprio di evitare la produzione di rifiuti generati dall’usa e getta. Come detto, in Italia invece si sono volute favorire le industrie dedicate alle bioplastiche monouso».
Il Piano regionale rifiuti 2022-2027 presentato dalla Giunta Regionale fissa all’80% il target da raggiungere nella raccolta differenziata entro il 2025. «Ravenna a livello provinciale è in fondo alla classifica regionale con il 61,1% e a livello comunale non va oltre il 62,1%. Non possiamo permetterci di giocare a fare greenwashing con stoviglie spacciate per compostabili se poi finiscono nell’indifferenziato», conclude Ravenna in Comune.
© copyright la Cronaca di Ravenna
Il movimento porta ad esempi la festa del cappelletto, svoltasi a metà maggio in Piazza Kennedy, durante la quale gli organizzatori si sono avvalsi dei servizi di Hera. «Tutti i contenitori, le posate e i bicchieri, grazie alla preziosa collaborazione di Hera, sono in materiale biodegradabile e compostabile» hanno dichiarato.
Del resto, aggiunge Ravenna in Comune, «la stessa Hera (tramite “il Rifiutologo”) assicura la correttezza del conferimento di tale tipo di rifiuto (“piatti/bicchieri vuoti in mais o bioplastica”) nella filiera di raccolta dell’organico anche per le utenze domestiche».
«Negli stessi giorni, però, una indagine della Unità Investigativa di Greenpeace Italia ha rivelato "che la maggior parte dei rifiuti organici in Italia finisce in impianti che non sono in grado di trattare efficacemente i materiali in plastica compostabile, che così finiscono in inceneritori o in discarica, in barba alla presunta sostenibilità. In Italia i prodotti monouso in plastica compostabile come piatti, posate e imballaggi rigidi, devono essere smaltiti insieme agli scarti alimentari. Tuttavia, stando ai dati del Catasto rifiuti di ISPRA, il 63 per cento della frazione organica è inviata in impianti che difficilmente riescono a degradare le plastiche compostabili"».
«Come si vede, il problema non è solo di Ravenna né imputabile in modo specifico a Hera. È invece dovuto a una normativa nazionale che, differentemente dal resto dell’Europa, nell’applicare un’apposita direttiva europea consente il monouso delle bioplastiche e obbliga al loro conferimento nella filiera dell’organico. Tuttavia il messaggio che si fa passare è quello di indurre a ritenere che tra gli avanzi della porzione di cappelletti consumata ed il piatto in cui sono stati mangiati non vi sia differenza per quanto riguarda lo smaltimento del rifiuto. Non è così e per questo la direttiva europea cerca proprio di evitare la produzione di rifiuti generati dall’usa e getta. Come detto, in Italia invece si sono volute favorire le industrie dedicate alle bioplastiche monouso».
Il Piano regionale rifiuti 2022-2027 presentato dalla Giunta Regionale fissa all’80% il target da raggiungere nella raccolta differenziata entro il 2025. «Ravenna a livello provinciale è in fondo alla classifica regionale con il 61,1% e a livello comunale non va oltre il 62,1%. Non possiamo permetterci di giocare a fare greenwashing con stoviglie spacciate per compostabili se poi finiscono nell’indifferenziato», conclude Ravenna in Comune.
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