Università
Il Mediterraneo e le sue sfide, due giorni di dibattiti a Palazzo Rasponi. Ne parla il professor Michele Marchi
Giovedì 12 e venerdì 13 maggio. Organizzato dal Corso di laurea in “Società e culture del Mediterraneo, istituzioni, sicurezza e ambiente”, affronterà i temi della crisi russo-ucraina, della dipendenza energetica e del post voto francese
11 maggio 2022 - Si intitola Il Mediterraneo e le sue sfide, la due giorni di dibattiti organizzata a palazzo Rasponi nei pomeriggi di giovedì 12 e venerdì 13 maggio dal Corso di laurea in “Società e culture del Mediterraneo, istituzioni, sicurezza e ambiente”, inserito all’interno del Dipartimento di Beni Culturali del Campus ravennate dell’Università di Bologna.
Due pomeriggi aperti al pubblico, di grande spessore culturale, inseriti all’interno del programma degli European Maritime Days. Il professor Michele Marchi, coordinatore del Corso di laurea, ne è molto soddisfatto.
Professore, da cosa nasce questa iniziativa?
Gli European Maritime Days sono stati organizzati a Ravenna dall’Unione Europea in maniera molto istituzionale. A latere, c’è un cartellone di iniziative aperte alla città e non solo agli addetti ai lavori: qui si inseriscono le due iniziative, collegate ai moduli sull’integrazione europea che fanno parte del Corso.
L’energia, il conflitto in Ucraina, la Francia che ha confernato Macron. I temi delle discussioni sono quanto di più attuale…
La cornice complessiva, come detto, sono le sfide del Mediterraneo odierno. La prima serata sarà dedicata alla sua evoluzione geopolitica: ci occupiamo di questioni energetiche, ma anche di ecologia marina e ambiente (perché le cose non sono scollegate), e poi mettiamo il focus specifico sull’energia anche in relazione alla guerra, con una serie di esperti che affronteranno i temi dai diversi punto di vista.
La domanda base della prima giornata può essere sintetizzata così: perché siamo arrivati a questa dipendenza importante e rischiosa dal gas dell’est europeo? Come possiamo andare verso una transizione energetica, in una fase come questa? A me pare che stiamo un po’ ballando sul Titanic, anche se se ne parla poco…
La seconda giornata è invece dedicata al post voto francese.
Negli ultimi mesi, dopo la corsa al Quirinale, l’altro grande evento europeo è stato questo: un avvenimento ancor più importante dopo l’uscita di scena della Merkel, che dà più possibilità di spazi politici a Macron anche per la questione della leadership europea. Una rielezione molto interessante anche per i non specialisti delle cose francesi, anche per i tre blocchi politici che si sono evidenziati nelle vicende transalpine.
Ma il dibattito vedrà anche un focus sulle relazioni franco-italiane, un legame che è sempre stato presentato come un asse possibile ma non è mai decollato davvero; a chiudere il tutto, una tavola rotonda sul tema della leadership e sulla grande crisi della politica negli ultimi trent’anni: che non è solo italiana, ma dell’intero modello liberal-democratico.
Quale pubblico si aspetta a questi dibattiti?
Ci saranno sicuramente i nostri studenti della triennale, perché sono i primi a trarre utilità da questi momenti extracurriculari, che sono un po’ la forza di questo corso di laurea. Ma spero anche che ci siano cittadini interessati, perché vorremmo trattare il tutto senza le modalità classiche del convegno universitario, ma lontano dalla banalizzazione del convegno televisivo. Insomma, vorremmo dare vita a un evento di alta divulgazione scientifica.
Ha citato i suoi studenti. A due anni dall’avvio, come sta andando il Corso di laurea?
Il primo anno partito in sordina, complice anche il Covid. Il secondo anno è andato meglio. Stiamo per arrivare al terzo, quello che chiude il primo ciclo: l’obiettivo è stare sopra le cinquanta iscrizioni all’anno. Quando si lanciano nuove iniziative come queste, è molto importante avere il primo gruppo di laureati: il passaparola diventa importantissimo, dopo. Non dimenticando che un corso di laurea in Storia nel campus di Ravenna è meno facile dal punto di vista della riconoscibilità. Vorremmo che diventasse, pian piano, riconoscibile come quello di Scienze Internazionali a Forlì.
Ma a livello qualitativo devo dire che c’è grande interesse, si è creato subito un ottimo clima, un bel rapporto fra docenti e studenti: anche perché con numeri piccoli è più facile avere rapporti interpersonali e di approfondimento. Da coordinatore, poi, vedo i questionari di gradimento, e devo dire che sono molto alti (ancor più di quelli, già alti, che ha il campus ravennate): speriamo che anche questo contribuisca a creare quel famoso passaparola.
Però gli studenti ravennati sono pochi…
È vero: forse anche perché non siamo riusciti a organizzare molti eventi di orientamento, giunti al secondo anno solo 2 o 3 studenti sono di Ravenna. Gli altri vengono da fuori: l’impressione è che in città si sappia ancora poco di questo Corso. Anche per questo, iniziative come i due incontri sul Mediterraneo sono importanti a livello di conoscenza da parte della città.
© copyright la Cronaca di Ravenna
Due pomeriggi aperti al pubblico, di grande spessore culturale, inseriti all’interno del programma degli European Maritime Days. Il professor Michele Marchi, coordinatore del Corso di laurea, ne è molto soddisfatto.
Professore, da cosa nasce questa iniziativa?
Gli European Maritime Days sono stati organizzati a Ravenna dall’Unione Europea in maniera molto istituzionale. A latere, c’è un cartellone di iniziative aperte alla città e non solo agli addetti ai lavori: qui si inseriscono le due iniziative, collegate ai moduli sull’integrazione europea che fanno parte del Corso.
L’energia, il conflitto in Ucraina, la Francia che ha confernato Macron. I temi delle discussioni sono quanto di più attuale…
La cornice complessiva, come detto, sono le sfide del Mediterraneo odierno. La prima serata sarà dedicata alla sua evoluzione geopolitica: ci occupiamo di questioni energetiche, ma anche di ecologia marina e ambiente (perché le cose non sono scollegate), e poi mettiamo il focus specifico sull’energia anche in relazione alla guerra, con una serie di esperti che affronteranno i temi dai diversi punto di vista.
La domanda base della prima giornata può essere sintetizzata così: perché siamo arrivati a questa dipendenza importante e rischiosa dal gas dell’est europeo? Come possiamo andare verso una transizione energetica, in una fase come questa? A me pare che stiamo un po’ ballando sul Titanic, anche se se ne parla poco…
La seconda giornata è invece dedicata al post voto francese.
Negli ultimi mesi, dopo la corsa al Quirinale, l’altro grande evento europeo è stato questo: un avvenimento ancor più importante dopo l’uscita di scena della Merkel, che dà più possibilità di spazi politici a Macron anche per la questione della leadership europea. Una rielezione molto interessante anche per i non specialisti delle cose francesi, anche per i tre blocchi politici che si sono evidenziati nelle vicende transalpine.
Ma il dibattito vedrà anche un focus sulle relazioni franco-italiane, un legame che è sempre stato presentato come un asse possibile ma non è mai decollato davvero; a chiudere il tutto, una tavola rotonda sul tema della leadership e sulla grande crisi della politica negli ultimi trent’anni: che non è solo italiana, ma dell’intero modello liberal-democratico.
Quale pubblico si aspetta a questi dibattiti?
Ci saranno sicuramente i nostri studenti della triennale, perché sono i primi a trarre utilità da questi momenti extracurriculari, che sono un po’ la forza di questo corso di laurea. Ma spero anche che ci siano cittadini interessati, perché vorremmo trattare il tutto senza le modalità classiche del convegno universitario, ma lontano dalla banalizzazione del convegno televisivo. Insomma, vorremmo dare vita a un evento di alta divulgazione scientifica.
Ha citato i suoi studenti. A due anni dall’avvio, come sta andando il Corso di laurea?
Il primo anno partito in sordina, complice anche il Covid. Il secondo anno è andato meglio. Stiamo per arrivare al terzo, quello che chiude il primo ciclo: l’obiettivo è stare sopra le cinquanta iscrizioni all’anno. Quando si lanciano nuove iniziative come queste, è molto importante avere il primo gruppo di laureati: il passaparola diventa importantissimo, dopo. Non dimenticando che un corso di laurea in Storia nel campus di Ravenna è meno facile dal punto di vista della riconoscibilità. Vorremmo che diventasse, pian piano, riconoscibile come quello di Scienze Internazionali a Forlì.
Ma a livello qualitativo devo dire che c’è grande interesse, si è creato subito un ottimo clima, un bel rapporto fra docenti e studenti: anche perché con numeri piccoli è più facile avere rapporti interpersonali e di approfondimento. Da coordinatore, poi, vedo i questionari di gradimento, e devo dire che sono molto alti (ancor più di quelli, già alti, che ha il campus ravennate): speriamo che anche questo contribuisca a creare quel famoso passaparola.
Però gli studenti ravennati sono pochi…
È vero: forse anche perché non siamo riusciti a organizzare molti eventi di orientamento, giunti al secondo anno solo 2 o 3 studenti sono di Ravenna. Gli altri vengono da fuori: l’impressione è che in città si sappia ancora poco di questo Corso. Anche per questo, iniziative come i due incontri sul Mediterraneo sono importanti a livello di conoscenza da parte della città.
© copyright la Cronaca di Ravenna