Politica
Ancisi: "Un saluto a Duilio, fratello maggiore della mia vita"
E' scomparso a 90 anni Duilio Donati cattolico, medico, appassionato di musica
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02 marzo 2022 - E' morto a 90 anni, Duilio Donati. Da sempre nell'Azione Cattolica, medico di professione, appassionato di musica. Ecco il ricordo di Alvaro Ancisi.
"Domani alle 11, nella chiesetta del cimitero di Ravenna, saluterò Duilio piangendolo come il fratello maggiore che non ho avuto. Avevo i calzoni corti e pochi più anni che le dita della mia mano, quando, delegato (oggi si direbbe educatore) dell'Azione Cattolica nella parrocchia di San Giovanni Battista, me la prese nella sua e non l?ha più mollata. Già le nostre famiglie si frequentavano. Quando tutti presero a chiamarlo dottor Duilio Donati diventò per noi il medico che più di famiglia non si può. Avevo libero ingresso senza bussare nel suo ambulatorio come nella sua casa, e lui nella nostra. Nell?album più vecchio delle mie foto conservo come una reliquia quella che mi diede con dedica durante un GREST estivo, specie di oratorio parrocchiale sulle Dolomiti, dov'è ritratto, insieme al gruppo di pulcini che gli era stato affidato, con il braccio destro intorno alla mia spalla.
Se n'è andato con leggerezza, quasi non sentisse più il peso di un novantenne affaticato e le sofferenze che lo avevano messo su quel letto di ospedale da cui non si sarebbe più sollevato. Era sereno, in pace con Dio e col mondo. Quasi sorrideva, come se qualcuno gli avesse detto che avrebbe raggiunto Fiorenza in un'altra casa, più grande e felice, nella quale, da poco più di un mese, lui inconsapevole, lo aveva preceduto. I loro figli Beatrice e Damiano e i nipoti Riccardo, Massimiano e Vittoria, che li hanno circondati fino all?ultimo di amore e di gioia, già sapevano, pur nello strazio che non consola, che sarebbe successo presto. Ho saputo che era giunta l'ora quando ho visto sul mio telefono il numero di Beatrice che mi chiamava.
Nella nuova casa, Fiorenza ha ritrovato il suo pianoforte e già ne trasmette l'arte ad altri nuovi appassionati, come, da insegnante amatissima, ha fatto con tanti giovani studenti dell'Istituto Verdi. Lì Duilio si è già tuffato nelle sue magnifiche raccolte di medaglie storiche, celebri le mostre e i libri di quelle su Dante Alighieri e su Giuseppe Verdi, ma notevoli anche le medaglie e le placchette sulla Madonna Greca di Ravenna. Suonerà ininterrottamente musica classica, altra sua grande passione. Si sorprenderà, come il bambino che era, ad ogni nuovo attestato o documento o foto sulla storia di Ravenna che gli venisse mostrato. Si può capire come a Natale fosse facile per me portargli un regalo che avrebbe accolto con entusiasmo e doveroso girargli quello che sapevo interessarlo e aiutarlo in ogni nuova ricerca di cui ero il primo incaricato.
È stato il mio medico a tempo pieno fino a quando è rimasto in servizio, affidandomi poi a Patrizia, cresciuta al suo fianco e tuttora mio medico di famiglia, ma sempre sopportando ogni mia mania igienico-salutistica. È restato al mio fianco in tutti i passaggi e le avventure della vita, da quelle iniziali più difficili, quando le battaglie erano per un lavoro e per una casa, e finché, negli ultimi anni, la salute non gli ha tolto le forze. Ma non mi dava consigli. Mi chiedeva, mi incoraggiava, mi confortava, mi mostrava il lato buono.
Un fratello maggiore non lo puoi cambiare. Continuerò a parlargli e a fargli confidenze, sapendo che mi ascolta, mi capisce e mi solleva".
© copyright la Cronaca di Ravenna
"Domani alle 11, nella chiesetta del cimitero di Ravenna, saluterò Duilio piangendolo come il fratello maggiore che non ho avuto. Avevo i calzoni corti e pochi più anni che le dita della mia mano, quando, delegato (oggi si direbbe educatore) dell'Azione Cattolica nella parrocchia di San Giovanni Battista, me la prese nella sua e non l?ha più mollata. Già le nostre famiglie si frequentavano. Quando tutti presero a chiamarlo dottor Duilio Donati diventò per noi il medico che più di famiglia non si può. Avevo libero ingresso senza bussare nel suo ambulatorio come nella sua casa, e lui nella nostra. Nell?album più vecchio delle mie foto conservo come una reliquia quella che mi diede con dedica durante un GREST estivo, specie di oratorio parrocchiale sulle Dolomiti, dov'è ritratto, insieme al gruppo di pulcini che gli era stato affidato, con il braccio destro intorno alla mia spalla.
Se n'è andato con leggerezza, quasi non sentisse più il peso di un novantenne affaticato e le sofferenze che lo avevano messo su quel letto di ospedale da cui non si sarebbe più sollevato. Era sereno, in pace con Dio e col mondo. Quasi sorrideva, come se qualcuno gli avesse detto che avrebbe raggiunto Fiorenza in un'altra casa, più grande e felice, nella quale, da poco più di un mese, lui inconsapevole, lo aveva preceduto. I loro figli Beatrice e Damiano e i nipoti Riccardo, Massimiano e Vittoria, che li hanno circondati fino all?ultimo di amore e di gioia, già sapevano, pur nello strazio che non consola, che sarebbe successo presto. Ho saputo che era giunta l'ora quando ho visto sul mio telefono il numero di Beatrice che mi chiamava.
Nella nuova casa, Fiorenza ha ritrovato il suo pianoforte e già ne trasmette l'arte ad altri nuovi appassionati, come, da insegnante amatissima, ha fatto con tanti giovani studenti dell'Istituto Verdi. Lì Duilio si è già tuffato nelle sue magnifiche raccolte di medaglie storiche, celebri le mostre e i libri di quelle su Dante Alighieri e su Giuseppe Verdi, ma notevoli anche le medaglie e le placchette sulla Madonna Greca di Ravenna. Suonerà ininterrottamente musica classica, altra sua grande passione. Si sorprenderà, come il bambino che era, ad ogni nuovo attestato o documento o foto sulla storia di Ravenna che gli venisse mostrato. Si può capire come a Natale fosse facile per me portargli un regalo che avrebbe accolto con entusiasmo e doveroso girargli quello che sapevo interessarlo e aiutarlo in ogni nuova ricerca di cui ero il primo incaricato.
È stato il mio medico a tempo pieno fino a quando è rimasto in servizio, affidandomi poi a Patrizia, cresciuta al suo fianco e tuttora mio medico di famiglia, ma sempre sopportando ogni mia mania igienico-salutistica. È restato al mio fianco in tutti i passaggi e le avventure della vita, da quelle iniziali più difficili, quando le battaglie erano per un lavoro e per una casa, e finché, negli ultimi anni, la salute non gli ha tolto le forze. Ma non mi dava consigli. Mi chiedeva, mi incoraggiava, mi confortava, mi mostrava il lato buono.
Un fratello maggiore non lo puoi cambiare. Continuerò a parlargli e a fargli confidenze, sapendo che mi ascolta, mi capisce e mi solleva".
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