"L'abbaglio del tempo", di Ermanna Montanari | la CRONACA di RAVENNA

"L'abbaglio del tempo", di Ermanna Montanari

Il romanzo racconta «la bellezza affettiva d'un luogo inventato», svela il luogo dell'anima dell'autrice: Campiano

11 dicembre 2021 - È uscito in novembre 2021 il nuovo libro di Ermanna Montanari “L’abbaglio del tempo” pubblicato da La nave di Teseo con testi a commento di Marco Belpoliti e Igort.
“Il mio quotidiano è segnato dall’essere, fondamentalmente un’attrice - scrive Ermanna MontanarI in una nota-. Il tempo della scrittura è un tempo ‘altro’, è un tempo che irrompe, che attende la condizione per manifestarsi”.

Così racconta di come e quando nacque Rosvita, poi le prime Miniature campianesi, quando fu costretta a fermarsi per motivi di salute e quest’ultimo libro quando la pandemia chiuse i teatri e lei si ritrovò ancora una volta col suo mondo d’infanzia trascorsa a Campiano.
Incuriosisce il titolo che Ermanna spiega con semplicità e racconta di quando, dopo aver decantato il paesino a un produttore di cinema, come un angolo di paradiso, fu sorpresa di vederlo nella realtà. “Campiano viveva in me di una bellezza affettiva, un luogo inventato, dopo l’abbandono avvenuto durante la prima giovinezza, alla fine degli anni Settanta”.

“La grandezza di questo libro - scrive Marco Belpoliti - non sta solo nella lingua con cui è scritto, lingua dura e pastosa insieme, secca e morbida, una lingua essenziale, eppure elegante e forbita, ma nel modo in cui Ermanna Montanari racconta il suo Paradiso, che è anche il suo inferno”.
Sì, perché le miniature raccontano anche del sogno angoscioso che si ripeteva, di un cancello che si scardina davanti a lei e si apriva un campo di zolle. Paura di un mondo ‘fuori’ e forse la paura di crescere.
Miniature, quelle di Ermanna, che si leggono con piacere anche perché è facile condividere certe emozioni, luoghi comuni, momenti vissuti anche dai lettori, tanto che “E ti commuovi - scrive Igort (alias Igor Tiveri) - per i riti magnifici dell’autunno, la complicità col nonno, sul fumo di una sigaretta condivisa al ritmo tremolante del trattore che avanza nella pianura… E vivi con lei, con Ermanna, che ti ammalia con l’evocazione di gesti eterni, pudichi o sfrontati, le cui confessioni sono dono di vita, di cui tu sei il primo confidente segreto".

Sono racconti brevi, quelli che incontriamo in questo libro, che giustamente possono essere definiti miniature perché talmente vivi nella loro realtà che ti attirano, ti coinvolgono e ti portano a vedere i luoghi, i personaggi, con i suoi occhi, occhi di una donna che rivive le immagini rimaste scolpite negli occhi e nella mente di una bambina.

È autentica la sua meraviglia davanti allo spettacolo della neve, la stessa meraviglia da cui ognuno di noi, almeno una volta, si è lasciato abbagliare, proprio così: “Ero incantata da tutto quel bianco che si allargava fino all’orizzonte, un bianco che imbarbagliava gli occhi tanto era denso, tacito, illuminato dal sole che lo trasformava in una coltre di metallo spugnoso”.

Seguendo Ermanna nel racconto della sua infanzia e della sua adolescenza, ci immergiamo in un mondo contadino e ci lasciamo coinvolgere dalle cadenze con cui quel mondo procedeva, giorno dopo giorno, stagione dopo stagione. Il suo è un misto di nostalgia spesso alternata da un senso di humor, sembra sorridere lei stessa al racconto di certi eventi.
Emerge nei racconti un tempo interiore, fondato dunque sul ricordo, un ricordo vivo, persistente, fatto di tante piccole cose come la stufa in cucina che aveva nome Maria, il cimitero che raggiungeva spesso con la nonna, il grido del maiale sgozzato, le recite a teatro, da bambina, quando le assegnavano la parte di cattiva mentre lei sognava di interpretare quella di principessa, il rapporto continuo con le piante e i fiori nel giardino della nonna.

Sono brevi prose che spesso si aprono al monologo (quelli della mamma al telefono) o ai dialoghi con lei nella sala riservata agli ospiti, quella che andava aperta solo nelle occasioni importanti della famiglia. Emergono, nel libro, i sentimenti contrastanti per il piccolo paese che fu felice di abbandonare per fare teatro, eppure: “Ho creduto di abbandonare. Campiano mi ha attanagliato con la sua potenza ogni volta che soffiavo una parola, che facevo un gesto, e con questo fastidio sono iniziati i miei lavori. Campiano è quella luce che mi devasta. Per quanto non voglia averci a che fare, ogni volta resuscita e trova un buco dove infilarsi”.

Ermanna Montanari, attrice pluripremiata (tra cui 7 premi Ubu e premio Eleonora Duse), autrice, scenografa, scrittrice, fondatrice insieme a Marco Martinelli del Teatro delle Albe. Recentemente ha fondato la scuola di vocalità, Malagola, insieme a Enrico Pitozzi.

Anna De Lutiis


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