Un libro per te
Carlo Verdone “La Carezza della Memoria”
Nella sua ultima autobiografia, edita da Bompiani, Carlo Verdone ripercorre la sua vita partendo da uno scatolone di polaroid
03 giugno 2021 - Il primo capitolo si apre con questo titolo: Il colore dei ricordi. Siamo in pieno lockdown. L’autore non riesce a dormire, dal suo terrazzo guarda Roma immersa in un silenzio totale, tutto sembra paralizzato, in apnea. A Carlo Verdone sembra di avere davanti a sé “Un set, un grande set senza attori, senza troupe. Quasi senz’anima”.
Così, per sfuggire a un presente che fa paura si rifugia nei ricordi, cosa che molti di noi hanno fatto risistemando vecchie foto, riguardando con tristezza e nostalgia le foto delle belle vacanze trascorse in piena libertà. Oggi possiamo leggere questo libro con spirito diverso perché si sta riaprendo tutto ma non possiamo dimenticare quel velo di tristezza e nostalgia che abbiamo provato. I ricordi, la memoria. E’ come aprire una scatola.
Aprirla, guardare, ricordare, raccontare, sono atti naturalmente concatenati in questa raccolta di storie e racconti di Carlo Verdone. L'attore e regista aveva già lavorato sulla memoria ne "La casa sopra i portici", pubblicato da Bompiani nel 2012, ritornando nelle stanze della casa di famiglia e ascoltando le vicende evocate da quel luogo.
In questo libro ogni racconto è un momento di vita vissuta rivisitato dopo tanto tempo: dal legame col padre ai momenti preziosi condivisi con i figli, dai primi viaggi alla scoperta del mondo alle trasferte di lavoro, dalle amicizie romane a un delicato amore di gioventù.
Ovunque, sempre, il gusto per l'osservazione della commedia umana: sono, come racconta Verdone, proprio l’aver osservato con attenzione i comportamenti delle persone che gli ha regalato grande successo a partire dai suoi primi film.
La memoria serve ad attutire i ricordi pur ripresentandoli in primo piano. Scopriamo in questo attore, tanto caro al pubblico, al Verdone che ci fa ridere, un sempre presente velo di malinconia. Ci racconta la sua vita, fortunata, certo, ma con dei ricordi di ragazzo che commuovono.
“Nonno Oreste era il padre di mio padre Mario. Lui non lo conobbe mai, ma nonno Oreste vide lui appena nato. Era l’estate del 1917, in piena guerra”. Una guerra da cui non tornò ma rimane una lettera scritta a sua moglie Assunta: “Cara Assunta, accada quel che accada ti scongiuro di far studiare Mario. Che prosegua gli studi fino all’università. Costi quel che costi”.
Verdone racconta con orgoglio la figura di suo padre, altra carezza che scaturisce dalle foto: “Sono grato a quello scatolone che precipitando a terra ha sparso sul pavimento ricordi che stavano svanendo nell’oblio. Non immaginavo ci fossero ancora indizi capaci di risvegliare quella sensazione di un’ultima carezza dell’anima, una carezza data da avvenimenti, storie, emozioni che hanno riportato in vita tempi lontani, volti sbiaditi, riflessioni profonde, momenti assurdi, comici ma anche struggenti”.
Lo sappiamo, noi che amiamo il suo cinema, noi che abbiamo riso con i suoi film ma non ci è mai sfuggito quel velo di malinconia. “Il ricordo, conclude Verdone,è sempre un conforto, una certezza, l’illusione di una vita che continua… nessuno te la può rubare... sono l’unica prova che ho vissuto e non solo esistito… E’ il tuo film più vero, più autentico”.
Carlo Verdone, nato a Roma nel 1950, è attore, regista, sceneggiatore. Figlio del celebre storico del cinema Mario Verdone, Carlo consegue nel 1974 il diploma di regia al Centro Sperimentale di Cinematografia, sotto la direzione di Roberto Rossellini. Dopo alcune esperienze teatrali avviene l’incontro decisivo per la sua carriera: quello con Sergio Leone, dal quale scaturiscono Un sacco bello e Bianco, rosso e Verdone. Da quel momento i suoi successi cinematografici, spesso in bilico tra comicità e intimismo, non sono mai finiti.
Anna De Lutiis
© copyright la Cronaca di Ravenna
Così, per sfuggire a un presente che fa paura si rifugia nei ricordi, cosa che molti di noi hanno fatto risistemando vecchie foto, riguardando con tristezza e nostalgia le foto delle belle vacanze trascorse in piena libertà. Oggi possiamo leggere questo libro con spirito diverso perché si sta riaprendo tutto ma non possiamo dimenticare quel velo di tristezza e nostalgia che abbiamo provato. I ricordi, la memoria. E’ come aprire una scatola.
Aprirla, guardare, ricordare, raccontare, sono atti naturalmente concatenati in questa raccolta di storie e racconti di Carlo Verdone. L'attore e regista aveva già lavorato sulla memoria ne "La casa sopra i portici", pubblicato da Bompiani nel 2012, ritornando nelle stanze della casa di famiglia e ascoltando le vicende evocate da quel luogo.
In questo libro ogni racconto è un momento di vita vissuta rivisitato dopo tanto tempo: dal legame col padre ai momenti preziosi condivisi con i figli, dai primi viaggi alla scoperta del mondo alle trasferte di lavoro, dalle amicizie romane a un delicato amore di gioventù.
Ovunque, sempre, il gusto per l'osservazione della commedia umana: sono, come racconta Verdone, proprio l’aver osservato con attenzione i comportamenti delle persone che gli ha regalato grande successo a partire dai suoi primi film.
La memoria serve ad attutire i ricordi pur ripresentandoli in primo piano. Scopriamo in questo attore, tanto caro al pubblico, al Verdone che ci fa ridere, un sempre presente velo di malinconia. Ci racconta la sua vita, fortunata, certo, ma con dei ricordi di ragazzo che commuovono.
“Nonno Oreste era il padre di mio padre Mario. Lui non lo conobbe mai, ma nonno Oreste vide lui appena nato. Era l’estate del 1917, in piena guerra”. Una guerra da cui non tornò ma rimane una lettera scritta a sua moglie Assunta: “Cara Assunta, accada quel che accada ti scongiuro di far studiare Mario. Che prosegua gli studi fino all’università. Costi quel che costi”.
Verdone racconta con orgoglio la figura di suo padre, altra carezza che scaturisce dalle foto: “Sono grato a quello scatolone che precipitando a terra ha sparso sul pavimento ricordi che stavano svanendo nell’oblio. Non immaginavo ci fossero ancora indizi capaci di risvegliare quella sensazione di un’ultima carezza dell’anima, una carezza data da avvenimenti, storie, emozioni che hanno riportato in vita tempi lontani, volti sbiaditi, riflessioni profonde, momenti assurdi, comici ma anche struggenti”.
Lo sappiamo, noi che amiamo il suo cinema, noi che abbiamo riso con i suoi film ma non ci è mai sfuggito quel velo di malinconia. “Il ricordo, conclude Verdone,è sempre un conforto, una certezza, l’illusione di una vita che continua… nessuno te la può rubare... sono l’unica prova che ho vissuto e non solo esistito… E’ il tuo film più vero, più autentico”.
Carlo Verdone, nato a Roma nel 1950, è attore, regista, sceneggiatore. Figlio del celebre storico del cinema Mario Verdone, Carlo consegue nel 1974 il diploma di regia al Centro Sperimentale di Cinematografia, sotto la direzione di Roberto Rossellini. Dopo alcune esperienze teatrali avviene l’incontro decisivo per la sua carriera: quello con Sergio Leone, dal quale scaturiscono Un sacco bello e Bianco, rosso e Verdone. Da quel momento i suoi successi cinematografici, spesso in bilico tra comicità e intimismo, non sono mai finiti.
Anna De Lutiis
© copyright la Cronaca di Ravenna