L'anno accademico che verrà. Intervista alla presidente del Campus Elena Fabbri | la CRONACA di RAVENNA

L'anno accademico che verrà. Intervista alla presidente del Campus Elena Fabbri

Il punto sulla didattica frontale e da remoto, le iscrizioni e l'avvio dei due nuovi Corsi di studio

20 maggio 2020 - Un semestre condizionato pesantemente dalla pandemia e dalle misure legate al lockdown, che però non hanno impedito a studenti e docenti di continuare l’attività didattica: non solo con le lezioni on line, ma anche con esami e lauree. Oggi, però, anche il polo ravennate dell’Università di Bologna guarda avanti, a come potrà ripartire il nuovo anno accademico dopo l’estate: con la speranza che tutto ritorni più o meno alla normalità, ma anche preparando una sorta di “piano B” se per caso ci fossero da affrontare nuove problematiche in termini sanitari, o di spostamenti difficili.
Del resto, a trent’anni dall’insediamento, l’Università a Ravenna coinvolge comunque 3500 studenti (fra universitari e master): una cifra tutt’altro che irrilevante anche per la vita cittadina. E destinata a incrementarsi – almeno nelle speranze – anche grazie a nuovi master (si definiranno a breve) e ai nuovi corsi di laurea in Medicina e in Società e Culture del Mediterraneo, in avvio dall’autunno.
Elena Fabbri, dal 2016 presidente del Campus ravennate, è la persona giusta a cui chiedere come sarà l’anno (accademico) che verrà.


Partiamo da quello ancora in corso. Come sta andando con la didattica in remoto?
Le lezioni virtuali vanno molto bene: grazie anche alla scelta da parte dell’intero ateneo bolognese di effettuarle in diretta, non registrate come accade altrove. Questo ha conservato l’interazione con gli studenti, che sono portati a fare domande, sono più sereni. E ci hanno anche aiutato molto: per loro è facile, molti sono “nativi digitali”. Insomma, sono davvero contenta.

Ma il futuro è di nuovo nella didattica frontale, o ci saranno problemi?

Fino a luglio compreso andremo in remoto, sia nell’ottica di ridurre i rischi per la salute dei ragazzi, sia per non determinare incertezze sugli spostamenti, e quindi dare le stesse opportunità a tutti. Intanto, da pochi giorni i tesisti possono anche rientrare in laboratorio. Da dopo l’estate, è chiaro che vogliamo riprendere le lezioni frontali, i laboratori, la didattica in presenza: ma se dovessero esserci problemi di restrizioni o spostamenti, stiamo arredando tutte le aule con telecamere e grandi touchscreen interattivi, in modo da poter fare lezione contemporaneamente sia in presenza che in remoto. Così, in caso fosse necessario, gli studenti potranno scegliere come seguirci. Inoltre stiamo preparando il nuovo calendario didattico, e cercheremo di compattare le lezioni in modo da non far muove troppo gli studenti fra le diverse parti della struttura. Insomma, stiamo seguendo tutte le norme di sicurezza: ad esempio, anche quelle relative ai pasti in ambienti promiscui. Poi, certo, speriamo che tutto questo non serva…

A livello di iscrizioni, le problematiche legate all’emergenza potrebbero farsi sentire?

Da questo punto di vista non credo. Le attività ci saranno tutte: al massimo potranno esserci restrizioni alla mobilità, ma questo non dovrebbe limitare la didattica. Potrebbe però soffrirne l’indotto, a livello cittadino: in termini di presenza fisica, di alloggi, di vita universitaria. Spero davvero di no, perché la presenza fisica degli studenti in una città è importantissima per la città stessa. Chiudere locali o servizi, alla lunga, diventa negativo anche per l’Università...

Fra l’altro, nel prossimo anno partono due Corsi di studio nuovi, Medicina e Società e culture del Mediterraneo. Che prospettive avete?
Per Medicina dovranno esserci i test, ma sono certa che i 95 posti a disposizione saranno facilmente riempiti. E si farà lezione all’ospedale, in un’aula magna concessa dall’Ausl e situata nei pressi dell’ingresso nuovo. Una cosa molto stimolante per i futuri medici. Le iscrizioni per il Corso di studio “mediterraneo” sono più indietro, non hanno test, e arriveranno alla fine della scuola: servirà forse un po’ di ulteriore promozione, ma sono convinta che almeno una settantina di matricole ci saranno, magari di più. Anche perché si tratta di un corso peculiare e unico in Italia, che integra aspetti vari – dall’ambiente alla sicurezza, oltre alla cultura e all’economia - e potrà davvero garantire tanti sbocchi.


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