Università
L'avvio di un grande progetto con il Corso di laurea in Medicina. A Ravenna studenti preparati
Chi ha superato il test è nella prima metà della graduatoria nazionale, dove Ravenna, secondo un dato parziale, è al 12° posto davanti a Forlì. Le ricadute dell'Università sulla sanità, l'organizzazione ospedaliera e l'economia del territorio
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12 ottobre 2020 - L’avvio delle lezioni del corso di laurea in Medicina e Chirurgia non può essere ricondotto solo a qualche numero statistico, perché ha un valore ben maggiore, legato alla sanità, all’organizzazione ospedaliera e all’economia del territorio. Anzi, proprio sul corso di laurea che parte oggi, sono destinati a incrociarsi i destini dell’Alma Mater e dell’Ausl Romagna.
Per avere accesso alle lezioni ravennati bisognava aver conseguito un punteggio a test almeno di 46,3 punti, un decimale in più rispetto a Forlì. Le porte di Bologna si sono spalancate solo a chi ha ottenuto almeno 51,8 punti. La presenza di un centinaio di studenti, che a regime saranno 600 con la frequenza obbligatoria e la necessità vincolante di vivere a Ravenna, farà certamente la differenza per l’economia, per chi affitta appartamenti, per ristoranti, bar e negozi.
Ma ciò che apre interessanti prospettive di crescita è la collaborazione tra tutti e quattro i Campus dell’Università e l’Ausl romagnola, una delle più grandi d’Italia. Un primo segnale si è avuto un paio di anni fa quando l’Alma Mater è entrata nell’azionariato dell’Irst di Meldola. E ora Medicina e Chirurgia sarà l’occasione per sviluppare le eccellenze che vi sono all’interno dell’ospedale di Ravenna e che hanno bisogno di essere messe in evidenza.
I professionisti impegnati in ambito ospedaliero potranno avere il ruolo di “professori straordinari” del Corso e gli studenti che frequenteranno i reparti, e a cui gli ospedalieri insegneranno, rappresenteranno uno stimolo che andrà al di là della routine quotidiana.
Anche all’estero gli atenei con i corsi di laurea in medicina sono considerati più prestigiosi. E’ una formazione attorno alla quale girano risorse notevoli, Ravenna ha quindi fatto un investimento lungimirante.
Quello che si profila all’orizzonte è un salto complessivo di qualità, legato alle dinamiche che il corso di laurea innescherà. Ad esempio, è possibile che chi completerà la sua formazione a Ravenna decida poi di radicarsi nel territorio, per svolgere la propria attività professionale.
Va detto che i professori incardinati a Ravenna (alcuni concorsi sono già stati espletati) svolgeranno nella sede ravennate almeno il 75% delle 120 ore del monte complessivo annuo mentre il restante 25% potrà essere eventualmente svolto in una delle cinque sedi dell’Ateneo, favorendo il radicamento e lo sviluppo di collaborazioni anche per i docenti che insegnano le materie chiamate "di base".
Importanti anche le collaborazioni che si potranno avviare con i Corsi di Laurea già esistenti da decenni all’interno del Campus ravennate, come con quelli di Chimica ambientale, Giurisprudenza e Beni culturali, con l’obiettivo anche di mettere a punto progetti di ricerca interessanti a livello europeo. E anche con il porto, sarà possibile intraprendere rilevanti sinergie e collaborazioni.
L’arrivo di Medicina e Chirurgia valorizzerà, quindi, tutte le eccellenze della città. Questo grazie all’intuito di Comune, Ausl, Fondazione Cassa di risparmio di Ravenna e alla collaborazione della Fondazione del Monte di Ravenna e Bologna, Villa Maria Cecilia e lo IOR.
In tutto questo, è giusto dare merito alla Fondazione Flaminia di aver svolto un ruolo di supporto con il suo presidente Lanfranco Gualtieri, e di essersi esposta finanziariamente investendo circa un milione di euro nei laboratori e nell’acquisto di attrezzature. Oltre a questo, Flaminia è il collettore dei fondi di tutti coloro che hanno finanziato il Corso, in pratica è il garante tra loro e l’Ateneo. Inoltre, con il suo personale si farà carico, assieme ad UniBo, della gestione di Palazzo Corradini messo a disposizione dal Comune per l’avvio delle lezioni.
Si può affermare che Ravenna, che da poco ha festeggiato i 30 anni dell’insediamento universitario, ha nell’ultimo anno consolidato la presenza dell’università facendo del Campus una sede prestigiosa.
MVV
© copyright la Cronaca di Ravenna
Per avere accesso alle lezioni ravennati bisognava aver conseguito un punteggio a test almeno di 46,3 punti, un decimale in più rispetto a Forlì. Le porte di Bologna si sono spalancate solo a chi ha ottenuto almeno 51,8 punti. La presenza di un centinaio di studenti, che a regime saranno 600 con la frequenza obbligatoria e la necessità vincolante di vivere a Ravenna, farà certamente la differenza per l’economia, per chi affitta appartamenti, per ristoranti, bar e negozi.
Ma ciò che apre interessanti prospettive di crescita è la collaborazione tra tutti e quattro i Campus dell’Università e l’Ausl romagnola, una delle più grandi d’Italia. Un primo segnale si è avuto un paio di anni fa quando l’Alma Mater è entrata nell’azionariato dell’Irst di Meldola. E ora Medicina e Chirurgia sarà l’occasione per sviluppare le eccellenze che vi sono all’interno dell’ospedale di Ravenna e che hanno bisogno di essere messe in evidenza.
I professionisti impegnati in ambito ospedaliero potranno avere il ruolo di “professori straordinari” del Corso e gli studenti che frequenteranno i reparti, e a cui gli ospedalieri insegneranno, rappresenteranno uno stimolo che andrà al di là della routine quotidiana.
Anche all’estero gli atenei con i corsi di laurea in medicina sono considerati più prestigiosi. E’ una formazione attorno alla quale girano risorse notevoli, Ravenna ha quindi fatto un investimento lungimirante.
Quello che si profila all’orizzonte è un salto complessivo di qualità, legato alle dinamiche che il corso di laurea innescherà. Ad esempio, è possibile che chi completerà la sua formazione a Ravenna decida poi di radicarsi nel territorio, per svolgere la propria attività professionale.
Va detto che i professori incardinati a Ravenna (alcuni concorsi sono già stati espletati) svolgeranno nella sede ravennate almeno il 75% delle 120 ore del monte complessivo annuo mentre il restante 25% potrà essere eventualmente svolto in una delle cinque sedi dell’Ateneo, favorendo il radicamento e lo sviluppo di collaborazioni anche per i docenti che insegnano le materie chiamate "di base".
Importanti anche le collaborazioni che si potranno avviare con i Corsi di Laurea già esistenti da decenni all’interno del Campus ravennate, come con quelli di Chimica ambientale, Giurisprudenza e Beni culturali, con l’obiettivo anche di mettere a punto progetti di ricerca interessanti a livello europeo. E anche con il porto, sarà possibile intraprendere rilevanti sinergie e collaborazioni.
L’arrivo di Medicina e Chirurgia valorizzerà, quindi, tutte le eccellenze della città. Questo grazie all’intuito di Comune, Ausl, Fondazione Cassa di risparmio di Ravenna e alla collaborazione della Fondazione del Monte di Ravenna e Bologna, Villa Maria Cecilia e lo IOR.
In tutto questo, è giusto dare merito alla Fondazione Flaminia di aver svolto un ruolo di supporto con il suo presidente Lanfranco Gualtieri, e di essersi esposta finanziariamente investendo circa un milione di euro nei laboratori e nell’acquisto di attrezzature. Oltre a questo, Flaminia è il collettore dei fondi di tutti coloro che hanno finanziato il Corso, in pratica è il garante tra loro e l’Ateneo. Inoltre, con il suo personale si farà carico, assieme ad UniBo, della gestione di Palazzo Corradini messo a disposizione dal Comune per l’avvio delle lezioni.
Si può affermare che Ravenna, che da poco ha festeggiato i 30 anni dell’insediamento universitario, ha nell’ultimo anno consolidato la presenza dell’università facendo del Campus una sede prestigiosa.
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