Centro storico: "Per essere vivo, deve essere abitato" | la CRONACA di RAVENNA

Centro storico: "Per essere vivo, deve essere abitato"

Analisi e proposte dall'appuntamento della "movimentazione civica" del sindaco de Pascale dedicato alle prospettive del "cuore" della città

25 giugno 2021 - Pensa ai tavolini all’esterno di bar e ristoranti e afferma che “la nuova veste del centro storico è un punto di non ritorno” e ‘tranquillizza’ sulla relazione tra centro e Darsena: “La Darsena non è un quartiere di Ravenna che duplica il centro, questo sarebbe un colpo durissimo per il centro”. Conferma la centralità delle crociere, sostiene che mancano alberghi e che va aumentata l’offerta per trasformare i turisti di giornata in turisti di più giorni. E sottolinea che bisogna attrezzarsi di fronte al cambiamento dei modi di consumare, fenomeno evidente soprattutto nei giovani.
Così il sindaco Michele de Pascale ha concluso al Mercato Coperto di piazza Costa l’appuntamento di ieri sera della sua “movimentazione civica” dedicato alle prospettive future e allo sviluppo del centro storico.

Ma ha soprattutto dichiarato che “il centro storico deve vivere di due dinamiche: una per il turismo; l’altra per i residenti”.
Ed è questo il tema emerso fin da subito, in apertura della serata, quando l’assessore al commercio e alle attività produttive ha dialogato con Alberta Longo, figlia di Alfio, residente in centro, imprenditrice dell’omonima libreria e casa editrice di via Diaz, che ha creato una comunità attorno a una passione, quella della lettura.

Il problema di fondo è la necessità di dare al centro storico una sua identità. “Il centro – ha detto Longo – per essere vivo, deve essere abitato, deve avere una sua identità che oggi non è ben definita, viene solo attraversato dalle persone, non viene vissuto come una comunità. Il centro è qualcosa dato per scontato, ma non lo è”. Il suo sogno? “Spero che un turista arrivi a Ravenna in treno e trovi la basilica di San Giovanni Evangelista aperta perché sia un luogo di aggregazione in una zona importante della città. Sogno un centro tutto abitato – e qui ha citato un palazzo di via Diaz completamente vuoto -, una città piena di gente da ogni Paese senza che io mi stupisca di questo fatto”.

Le fa eco Roberto Montanari, titolare di “Scooter” in via Cavour, presidente della neocostituita associazione Spasso in Ravenna che riunisce già quasi 300 commercianti del centro, “vorrei vedere quello che già abbiamo tornare a brillare come un tempo. Abbiamo palazzi chiusi, siano riaperti, il bello è fragilissimo, è un attimo perdere di vista le cose”.
Chiara Roncuzzi, appartenente a una delle famiglie storiche del commercio ravennate, figlia d’arte e nipote della mitica “Signora Masoli” che aveva la sua attività in piazza Caduti per la Libertà, oggi gestisce “Il Podere Pilicca in piazza Andrea Costa: “Vorrei una via Cavour con le vetrine piene, quelle vuote e chiuse sono un bruttissimo segnale per noi e per i turisti”. Chiara, che ha attivato con soddisfazione lo shop on line durante il primo lockdown, torna sul tema dell’identità del centro storico richiamando uno dei progetti che saranno finanziati dal comitato Spasso in Ravenna: quello delle ‘microvie’, che punterà a valorizzare la loro specificità (per fare qualche esempio, via Mentana, il borgo San Rocco).

Ma in centro ci sono anche le imprese artigiane, come quella della mosaicista Anna Fietta: “Il nostro non è un centro storico qualunque, fa parte di una città d’arte. Siamo difficili da raggiungere, non abbiamo Michelangelo, abbiamo mosaici di nicchia, cosa può far fermare il turista? Per me il turista è la persona che si prende del tempo libero per fare una passeggiata e la presenza degli artigiani può essere un’attrazione”. Fietta ricorda le sue targhe toponomastiche in mosaico, “piccole cose che hanno creato il successo della città” e le magliette ‘rosa’ ideate dal comitato Spasso in Ravenna in occasione del Giro d’Italia. Il sogno di Fietta? “Treni veloci verso Venezia, Bologna e Rimini per i turisti che non viaggiano in auto”.

Montanari
descrive le iniziative dell’associazione che presiede: C’Entro di Sera, C’Entro con Valore, Viva Ravenna Live, finalizzate a sostenere eventi e iniziative di promozione. I progetti sicuramente non mancheranno, ma sarà necessario inserirli in un piano di marketing condiviso e coordinato per evitare che idee e contributi vadano in ordine sparso.
Dal centro sono completamente sparite alcune merceologie e probabilmente serve maggiore attenzione alle richieste di cambio di destinazione d’uso.

Una ‘corposa’ lista di proposte per il programma elettorale di de Pascale è venuta dalla seconda parte della serata con i presenti divisi in gruppi di lavoro.
A partire dalla mobilità, con la necessità di migliori collegamenti per raggiungere Ravenna, più parcheggi (e perché no, anche meno costosi) e riprendere l’idea di un parcheggio multipiano, fino alle piste ciclabili da completare, quindi treni, bus e un navetto che colleghi l’aeroporto di Forlì.
E poi l’arredo urbano: più panchine (magari interattive…), gazebo mobili per una sosta, una segnaletica mirata per i turisti (ad esempio, manca all’esterno della stazione, dove occorrerebbe anche un bancomat), luminarie natalizie anche in piazza del Popolo (a questo proposito, nonostante la spesa non sia elevata, si registra il fenomeno che non tutti, negozi e banche, aderiscono; quindi, accade che o quel tratto resta al buio o alla spesa fanno fronte i “vicini”); più bagni pubblici, in particolare in via Fantuzzi in zona piazza Kennedy; più sicurezza.

Unanimità nella richiesta di meno burocrazia per l’organizzazione degli eventi, la speranza che il ritorno delle crociere porti in centro la quantità di turisti che nel 2010-2011 indusse i negozi a tenere aperto nell’intervallo del pranzo, che tavolini all’esterno di bar e ristoranti restino anche dopo l’emergenza Covid con il Comune che limiti la tassa di occupazione del suolo pubblico, che sia realizzata la passerella che scavalcherà la stazione e collegherà la città alla Darsena dove si vorrebbe un porto turistico e dove si potrebbe organizzare lo spettacolo delle fontane danzanti.

E ancora la questione degli affitti alti. Potremmo aggiungere alcune domande: sono possibili accordi con i proprietari per affitti a canone agevolato o perché non prevedere incentivi per i giovani che vogliono aprire un’attività in centro?

C’è chi invita ad “alzare gli occhi” in via Cavour e non solo, per vedere case che pur ristrutturate da decenni hanno ancora l’intonaco esterno grezzo. Ma allora altra domanda: perché non dare incentivi per rivedere insegne e vetrine?

C’è chi ha chiesto di valorizzare il Planetario e di coinvolgere l’Istituto Verdi negli eventi, chi ha espresso preoccupazione per la raccolta dei rifiuti porta a porta che sarà introdotta da Hera e potrebbe portare disordine, chi vorrebbe che Lido Adriano fosse collegato a Ravenna anche di sera.

Non poteva mancare un ragionamento sulle porte (il centro nasce intorno alle porte, che guardano al mare, alle valli, alle pinete), sulle mura e sulla centralità delle piazze che vanno valorizzate. E allora merita ricordare questo “cuore invisibile di Ravenna”: piazza del Popolo, piazza Unità d’Italia, piazza Garibaldi, piazza Einaudi, piazza c.d. dell’Aquila, piazza Andrea Costa, piazza Kennedy, piazza Duomo, piazza Arcivescovado, piazza Caduti per la Libertà. Sembrano essere solo un luogo di passaggio per pedoni e bici, e non per esempio isole di riposo dei nostri turisti dopo stancanti visite museali.
Anche il cibo diventa protagonista, con un progetto che qualifichi il centro e una operatrice del Mercato Coperto sottolinea la mancanza di una comunicazione unitaria.

Nel mirino di uno dei gruppi finisce anche la promozione turistica, per la quale si chiede di potenziare virtual tour interattivi e l’uso di nuove tecnologie per consentire ai turisti di organizzare la vacanza in modo facile e accessibile.
Un apprezzamento viene speso per l’università, che è diffusa nella valorizzazione del centro.

E allora ecco che si torna al ragionamento iniziale: evitare lo spopolamento del centro, perché dove ci sono residenti ci sono negozi, uffici pubblici, servizi, c’è appeal turistico, un sistema che è un traino per tutta la città. Per Guido, il coordinatore di un gruppo, “il centro è vivo se è abitato e sicuro, cioè protetto da fenomeni di degrado, come gli immobili vuoti. Il centro è più bello di qualsiasi centro commerciale, ma deve sviluppare il proprio nucleo identitario”.
Questa è la vera scommessa.
MVV


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