Politica
La Pigna contesta la Fondazione RavennAntica
Critiche per i finanziamenti e i contributi pubblici ottenuti
19 giugno 2020 - In un lungo documento diffuso alla stampa, la lista civica La Pigna contesta l’operato della Fondazione RavennAntica: “E’ una Fondazione di Partecipazione e, come tale, non può più esistere poiché da anni i ricavi dalle attività commerciali superano i ricavi delle attività istituzionali.
In una Fondazione di Partecipazione, infatti, i ricavi delle attività commerciali devono essere inferiori rispetto a quelli dell’attività istituzionale (ricerca, studi, formazione, ecc...) così come, peraltro, è previsto non solo dalla normativa vigente ma anche dallo stesso Statuto della Fondazione RavennAntica”.
Aggiungono i civici: “Oggi RavennAntica si può definire, senza timore di smentita, un’impresa commerciale a tutti gli effetti, la quale, grazie alle opportunità garantite dal Comune di Ravenna, gode di un mercato protetto che, a cascata, riduce notevolmente il numero delle imprese culturali private. La soluzione: vendere gli asset commerciali ai privati e sciogliere, finalmente, la Fondazione”.
La Pigna critica l’operato dell’assessore alla Cultura Elsa Signorino e ricorda di aver presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Ravenna per il tramite della Guardia di Finanza.
Il costo del Museo di Classis.
“E’ davvero inusuale che un Comune esegua e finanzi lavori per conto di una Fondazione partecipata. Ma il Comune di Ravenna lo fa da anni, solamente per la Fondazione Ravennantica e in particolare modo verso l’area di proprietà della suddetta Fondazione che ospita il Museo Classis.
Lo scostamento tra lavori finanziati dal Comune e gli importi riaddebitati dalla Fondazione è venuto alla luce a seguito dell’accesso agli atti richiesto dal consigliere Verlicchi. Per la Pigna, il Comune avrebbe investito 4,3milioni e non 3. “Quindi il costo totale dell’investimento è di almeno 23.420.022,22 euro”.
“Ma c’è dell’altro: nell'allegato all’accordo di valorizzazione per la gestione delle biglietterie e dei bookshop dei monumenti di proprietà statale, sono previsti almeno altri 3 milioni di euro per il complemento del Museo Classis.
3 milioni che non devono certo pesare sul Comune di Ravenna, dal momento che il Museo è di proprietà di una Fondazione privata sebbene partecipata dal Comune di Ravenna.
Trattandosi di investimento relativo a un bene di terzi (l’area e gli immobili di proprietà della Fondazione Ravennantica a Classe), anche se riferito a una Fondazione partecipata dal Comune di Ravenna rispetto alla quale il nostro Ente aveva già conferito al momento della costituzione detto immobile per un valore di 673.260 euro, è evidente che tutti i costi sostenuti dal Comune di Ravenna debbano essere addebitati alla Fondazione RavennAntica.
“In caso di mancato riaddebito, si sarebbe in presenza di un evidente danno erariale. Sono stati riaddebitati alla Fondazione RavennAntica i costi sostenuti per conto della stessa e per un valore di almeno 4.361.104,63?”.
© copyright la Cronaca di Ravenna
In una Fondazione di Partecipazione, infatti, i ricavi delle attività commerciali devono essere inferiori rispetto a quelli dell’attività istituzionale (ricerca, studi, formazione, ecc...) così come, peraltro, è previsto non solo dalla normativa vigente ma anche dallo stesso Statuto della Fondazione RavennAntica”.
Aggiungono i civici: “Oggi RavennAntica si può definire, senza timore di smentita, un’impresa commerciale a tutti gli effetti, la quale, grazie alle opportunità garantite dal Comune di Ravenna, gode di un mercato protetto che, a cascata, riduce notevolmente il numero delle imprese culturali private. La soluzione: vendere gli asset commerciali ai privati e sciogliere, finalmente, la Fondazione”.
La Pigna critica l’operato dell’assessore alla Cultura Elsa Signorino e ricorda di aver presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Ravenna per il tramite della Guardia di Finanza.
Il costo del Museo di Classis.
“E’ davvero inusuale che un Comune esegua e finanzi lavori per conto di una Fondazione partecipata. Ma il Comune di Ravenna lo fa da anni, solamente per la Fondazione Ravennantica e in particolare modo verso l’area di proprietà della suddetta Fondazione che ospita il Museo Classis.
Lo scostamento tra lavori finanziati dal Comune e gli importi riaddebitati dalla Fondazione è venuto alla luce a seguito dell’accesso agli atti richiesto dal consigliere Verlicchi. Per la Pigna, il Comune avrebbe investito 4,3milioni e non 3. “Quindi il costo totale dell’investimento è di almeno 23.420.022,22 euro”.
“Ma c’è dell’altro: nell'allegato all’accordo di valorizzazione per la gestione delle biglietterie e dei bookshop dei monumenti di proprietà statale, sono previsti almeno altri 3 milioni di euro per il complemento del Museo Classis.
3 milioni che non devono certo pesare sul Comune di Ravenna, dal momento che il Museo è di proprietà di una Fondazione privata sebbene partecipata dal Comune di Ravenna.
Trattandosi di investimento relativo a un bene di terzi (l’area e gli immobili di proprietà della Fondazione Ravennantica a Classe), anche se riferito a una Fondazione partecipata dal Comune di Ravenna rispetto alla quale il nostro Ente aveva già conferito al momento della costituzione detto immobile per un valore di 673.260 euro, è evidente che tutti i costi sostenuti dal Comune di Ravenna debbano essere addebitati alla Fondazione RavennAntica.
“In caso di mancato riaddebito, si sarebbe in presenza di un evidente danno erariale. Sono stati riaddebitati alla Fondazione RavennAntica i costi sostenuti per conto della stessa e per un valore di almeno 4.361.104,63?”.
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