Politica
Legambiente: "Riconvertire l'oil&gas con le risorse del Recovery Fund"
Gli altri ambiti produttivi su cui intervenire in Emilia Romagna sono il settore ceramico, l'automobilismo e motori, l'edilizia
23 marzo 2021 - Settore ceramico, oil&gas offshore di Ravenna, automobilismo e motori, edilizia sono i quattro ambiti produttivi individuati in Emilia Romagna da Legambiente e da riconvertire attraverso le risorse del Recovery Fund.
"Settori attualmente connotati - sostiene Legambiente - da rilevanti impatti e conflitti sociali (si pensi alle emissioni del comparto ceramico o al consumo di suolo dell’edilizia) o comunque legati a doppio filo agli idrocarburi (è il caso del comparto dei motori o delle estrazioni)".Su questi Legambiente chiede "di investire risorse e pianificare percorsi di transizione in modo da salvaguardare l’attuale occupazione e disinnescare conflitti tra lavoro e salute".
In particolare, per l'associazione "il settore delle estrazioni regionale rappresenta una delle principali lobby di pressione nazionali per riprendere una stagione di ricerca ed utilizzo di idrocarburi in Adriatico.
A queste attività sono stati concessi in passato trattamenti di favore, ad esempio non sono mai state avviate le necessarie politiche di dismissione delle piattaforme di estrazione esaurite.
Nonostante questo, il comparto e il suo indotto hanno perso migliaia di addetti nel giro di vent’anni, a testimonianza di un declino fisiologico.
Oggi le componenti conservatrici di quel mondo sposano la soluzione dello stoccaggio di Carbonio (il CCS ovvero Carbon Capture and storage) proposto da ENI come un’innovazione sostenibile, ma che equivale a proseguire con i modelli energetici attuali nascondendo la polvere sotto il tappeto. Risulta sempre più urgente, invece, avviare la riconversione del distretto industriale dell’Oil and gas di Ravenna verso un futuro davvero sostenibile".
Legambiente individua tre ipotesi concrete da sviluppare: una strategia forte per un’ampia produzione di eolico off-shore a distanza dalla costa (supportata con un’adeguata pianificazione e con l’adeguata infrastrutturazione della rete elettrica); l’integrazione di altre forme di rinnovabili in mare (fotovoltaico e idrogeno verde); un piano di decommissioning delle piattaforme dismesse, che – stante il numero di piattaforme al largo delle coste italiane - garantirebbe anni di attività per le imprese specializzate nei lavori di costruzione marina".
© copyright la Cronaca di Ravenna
"Settori attualmente connotati - sostiene Legambiente - da rilevanti impatti e conflitti sociali (si pensi alle emissioni del comparto ceramico o al consumo di suolo dell’edilizia) o comunque legati a doppio filo agli idrocarburi (è il caso del comparto dei motori o delle estrazioni)".Su questi Legambiente chiede "di investire risorse e pianificare percorsi di transizione in modo da salvaguardare l’attuale occupazione e disinnescare conflitti tra lavoro e salute".
In particolare, per l'associazione "il settore delle estrazioni regionale rappresenta una delle principali lobby di pressione nazionali per riprendere una stagione di ricerca ed utilizzo di idrocarburi in Adriatico.
A queste attività sono stati concessi in passato trattamenti di favore, ad esempio non sono mai state avviate le necessarie politiche di dismissione delle piattaforme di estrazione esaurite.
Nonostante questo, il comparto e il suo indotto hanno perso migliaia di addetti nel giro di vent’anni, a testimonianza di un declino fisiologico.
Oggi le componenti conservatrici di quel mondo sposano la soluzione dello stoccaggio di Carbonio (il CCS ovvero Carbon Capture and storage) proposto da ENI come un’innovazione sostenibile, ma che equivale a proseguire con i modelli energetici attuali nascondendo la polvere sotto il tappeto. Risulta sempre più urgente, invece, avviare la riconversione del distretto industriale dell’Oil and gas di Ravenna verso un futuro davvero sostenibile".
Legambiente individua tre ipotesi concrete da sviluppare: una strategia forte per un’ampia produzione di eolico off-shore a distanza dalla costa (supportata con un’adeguata pianificazione e con l’adeguata infrastrutturazione della rete elettrica); l’integrazione di altre forme di rinnovabili in mare (fotovoltaico e idrogeno verde); un piano di decommissioning delle piattaforme dismesse, che – stante il numero di piattaforme al largo delle coste italiane - garantirebbe anni di attività per le imprese specializzate nei lavori di costruzione marina".
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