Politica
Foibe. Il testo della targa ricordo va modificato. "Erano esuli e non profughi, a causa del comunismo titino e non di una politica ostile"
Lo chiede Alberto Ancarani, consigliere comunale di Forza Italia
![Foibe. Il testo della targa ricordo va modificato. Erano esuli e non profughi, a causa del comunismo titino e non di una politica ostile](/file/articoli/th/articoli_3344.jpg)
10 febbraio 2021 - Una correzione del testo della targa che a Marina di Ravenna celebra il Giorno del Ricordo viene chiesta da Alberto Ancarani, consigliere comunale di Forza Italia. La targa, tra l'altro, "si trova nella località balneare perché fino ai primi anni 60 a Marina di Ravenna arrivarono molti esuli dalmati e istriani", precisa il consigliere.
L'esponente politico richiama la legge del 2004 con cui il parlamento italiano ha istituito la giornata del ricordo "per conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale".
La targa attualmente recita: “In questi luoghi vennero accolti nel corso degli anni Cinquanta e Sessanta i profughi giuliani e dalmati, spinti lontano da una politica ostile. Grazie alla loro tenace operosità nella comunità ravennate seppero ricostruire una nuova vita e ritrovare la Patria”.
"La verità storica - afferma Ancarani - non è correttamente rappresentata in quanto coloro che arrivarono non possono essere definiti 'profughi' ma piuttosto 'esuli' in quanto profugo deve essere considerata quella persona che è stata costretta, per salvare se stessa o i propri cari o i suoi beni, ad abbandonare la terra natia e a rifugiarsi in un altro Paese dove ha trovato ospitalità; esule è considerato colui che, a seguito del Trattato di Pace del 1947, del Memorandum di Londra del 1953 e del Trattato di Osimo del 1977, ha scelto di andarsene per i più svariati motivi, il principale dei quali è però il mancato consenso alla nuova impostazione politica e ideologica che il regime titino aveva imposto nei territori occupati con lo scopo di costringere la popolazione a trasferirsi altrove realizzando la 'snazionalizzazione' di quelle terre".
"Non fu 'la politica ostile' - ribadisce Ancarani - bensì il regime comunista titino a provocare la morte e il conseguente esilio di molti istriani e dalmati".
Per questo il consigliere chiede la modifica della targa, sostituendo la parola “profughi” con la parola “esuli” e sostituendo le parole “politica ostile” con le parole “comunismo titino”.
(nella foto all'interno, la commemorazione avvenuta questa mattina a Marina di Ravenna. Alberto Ancarani è il terzo da sinistra)
© copyright la Cronaca di Ravenna
L'esponente politico richiama la legge del 2004 con cui il parlamento italiano ha istituito la giornata del ricordo "per conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale".
La targa attualmente recita: “In questi luoghi vennero accolti nel corso degli anni Cinquanta e Sessanta i profughi giuliani e dalmati, spinti lontano da una politica ostile. Grazie alla loro tenace operosità nella comunità ravennate seppero ricostruire una nuova vita e ritrovare la Patria”.
"La verità storica - afferma Ancarani - non è correttamente rappresentata in quanto coloro che arrivarono non possono essere definiti 'profughi' ma piuttosto 'esuli' in quanto profugo deve essere considerata quella persona che è stata costretta, per salvare se stessa o i propri cari o i suoi beni, ad abbandonare la terra natia e a rifugiarsi in un altro Paese dove ha trovato ospitalità; esule è considerato colui che, a seguito del Trattato di Pace del 1947, del Memorandum di Londra del 1953 e del Trattato di Osimo del 1977, ha scelto di andarsene per i più svariati motivi, il principale dei quali è però il mancato consenso alla nuova impostazione politica e ideologica che il regime titino aveva imposto nei territori occupati con lo scopo di costringere la popolazione a trasferirsi altrove realizzando la 'snazionalizzazione' di quelle terre".
"Non fu 'la politica ostile' - ribadisce Ancarani - bensì il regime comunista titino a provocare la morte e il conseguente esilio di molti istriani e dalmati".
Per questo il consigliere chiede la modifica della targa, sostituendo la parola “profughi” con la parola “esuli” e sostituendo le parole “politica ostile” con le parole “comunismo titino”.
(nella foto all'interno, la commemorazione avvenuta questa mattina a Marina di Ravenna. Alberto Ancarani è il terzo da sinistra)
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