Politica
Legambiente: "La bretella di Porto Fuori non va realizzata. La politica non ha creato le basi per evitare consumo di suolo"
L'associazione è dura sulla realizzazione della nuova strada e delle lottizzazioni: “si continua a dare la colpa al passato, ma nel frattempo quali azioni concrete si stanno realizzando per il futuro?"
![Legambiente: La bretella di Porto Fuori non va realizzata. La politica non ha creato le basi per evitare consumo di suolo](/file/articoli/th/articoli_3073.jpg)
23 gennaio 2021 - “Si continua a dare la colpa al passato, ma nel frattempo quali azioni concrete si stanno realizzando per il futuro?”. Lo chiede Legambiente, che è dura sulla realizzazione della nuova bretella di Porto Fuori e delle lottizzazioni.
"Il progetto della bretella di Porto Fuori - si legge in una nota dell'assocciazione - è l’ulteriore scelta non rappresentativa dell’interesse della comunità locale che si è già mobilitata nel tentativo di contrastare l’opera, oltretutto già bocciata dal Consiglio Territoriale Darsena però inascoltato.
Si sta parlando di ulteriori 9 ettari di suolo irreversibilmente impermeabilizzato da nuovi insediamenti abitativi e dalla nuova strada, che oltretutto porterà ad un ulteriore incremento del traffico su gomma, andando contro ogni logica legata al miglioramento della qualità dell’aria e senza effettivi benefici per la viabilità".
Secondo Legambiente giustificare l’intervento come opera ereditata dal passato, non è sufficiente: “si continua a dare la colpa al passato, ma cosa si sta facendo effettivamente per il futuro? E’ stato sviluppato il percorso partecipato per il PUG, nuovo piano urbanistico generale del Comune di Ravenna, che dovrebbe rispondere alla legge regionale 24/2017 e attualmente in fase di consultazione preliminare. L’auspicio è che questo nuovo strumento possa veramente far decadere vecchie pianificazioni, altrimenti quando cominceremo a conteggiare effettivamente il 3% massimo di consumo di suolo come previsto dalla legge?”.
"La politica - conclude Legambiente - non ha posto in modo determinante le basi per contrastare il consumo del territorio mancando così di alimentare la consapevolezza dei cittadini e soprattutto degli investitori.
Se le opere si volessero veramente contrastare, si darebbe più voce alle esigenze delle comunità e assieme capire come mitigare gli impatti degli errori passati. Questo però prevede la necessità di lanciare forti messaggi che, anche se impopolari sono necessari a dare un taglio alle devastazioni. L’augurio è che ci sia un ulteriore ampio coinvolgimento in fase di definizione del nuovo strumento urbanistico, per dire definitivamente basta alle opere del passato".
© copyright la Cronaca di Ravenna
"Il progetto della bretella di Porto Fuori - si legge in una nota dell'assocciazione - è l’ulteriore scelta non rappresentativa dell’interesse della comunità locale che si è già mobilitata nel tentativo di contrastare l’opera, oltretutto già bocciata dal Consiglio Territoriale Darsena però inascoltato.
Si sta parlando di ulteriori 9 ettari di suolo irreversibilmente impermeabilizzato da nuovi insediamenti abitativi e dalla nuova strada, che oltretutto porterà ad un ulteriore incremento del traffico su gomma, andando contro ogni logica legata al miglioramento della qualità dell’aria e senza effettivi benefici per la viabilità".
Secondo Legambiente giustificare l’intervento come opera ereditata dal passato, non è sufficiente: “si continua a dare la colpa al passato, ma cosa si sta facendo effettivamente per il futuro? E’ stato sviluppato il percorso partecipato per il PUG, nuovo piano urbanistico generale del Comune di Ravenna, che dovrebbe rispondere alla legge regionale 24/2017 e attualmente in fase di consultazione preliminare. L’auspicio è che questo nuovo strumento possa veramente far decadere vecchie pianificazioni, altrimenti quando cominceremo a conteggiare effettivamente il 3% massimo di consumo di suolo come previsto dalla legge?”.
"La politica - conclude Legambiente - non ha posto in modo determinante le basi per contrastare il consumo del territorio mancando così di alimentare la consapevolezza dei cittadini e soprattutto degli investitori.
Se le opere si volessero veramente contrastare, si darebbe più voce alle esigenze delle comunità e assieme capire come mitigare gli impatti degli errori passati. Questo però prevede la necessità di lanciare forti messaggi che, anche se impopolari sono necessari a dare un taglio alle devastazioni. L’augurio è che ci sia un ulteriore ampio coinvolgimento in fase di definizione del nuovo strumento urbanistico, per dire definitivamente basta alle opere del passato".
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