Cultura
Chiamata pubblica per il Paradiso di Dante con 600 cittadini
Dal 24 giugno all’8 luglio (tutti i giorni tranne il lunedì) alle 20. Dopo Inferno e Purgatorio si conclude il percorso iniziato con Ravenna Festival nel 2017
23 giugno 2022 - Con Paradiso si conclude un percorso iniziato con Ravenna Festival nel 2017 con Inferno e proseguito nel 2019 con Purgatorio. Dal 24 giugno all’8 luglio (tutti i giorni tranne il lunedì) si parte
alle 20 dalla Tomba di Dante fino a immergersi nel vivo vortice di anime
ai Giardini Pubblici con le musiche di Luigi
Ceccarelli, le luci di Fabio Sajiz, scene e costumi degli allievi
dell’Accademia di Brera.
Tratto comune di questa lunga avventura scenica è stato il coinvolgere centinaia di cittadine e cittadini nell’universo della Commedia di Dante come in una sacra rappresentazione medievale, come in un teatro di massa alla Majakovski, utilizzando l’intera città come palcoscenico urbano.
Anche il Paradiso avrà il suo incipit alla Tomba di Dante e da lì si snoderà lungo le vie del centro, per approdare sul prato davanti alla Loggetta Lombardesca, un’architettura rinascimentale di armoniosa bellezza.
«Per il Paradiso - dicono Ermanna Montanari e Marco Martinelli - abbiamo scelto alcune figure (Piccarda Donati, Giustiniano, Cunizza da Romano, San Tommaso, Cacciaguida, San Pier Damiani, San Pietro) e le abbiamo messe in scena con rappresentazioni corali, immerse nella musica di Luigi Ceccarelli e nelle luci di Fabio Sajiz, scene e costumi delle allieve e degli allievi dell’Accademia di Brera: un Paradiso nel segno di una gioia fiammeggiante, “dionisiaca”, che fa di questa terza cantica un inno alla carne trasfigurata, “tra carne e cielo, per dirla con Pasolini.
Paradiso è vivo vortice di anime “trasumanate”, che cantano il loro immergersi nel Mistero. La Commedia è intessuta di materia sonora, l’ascesa spirituale di quell’uomo smarrito segna al tempo stesso una metamorfosi dell’universo sonoro, dalle grida infernali fino all’armonia delle sfere celesti, dove luce e suono sono un’unica vertigine.
In Paradiso lo spettatore gioca un “ruolo” preciso: è lui stesso Dante, “the everyman”, come lo definiva Ezra Pound, il pellegrino che dal fondo della “selva oscura”, prima scendendo nelle viscere della terra, poi salendo la montagna del Purgatorio, si ritrova a “scalare” insieme a Beatrice i cieli, fino alla visione beatifica del XXXIII canto.
Questo percorso dantesco rafforza una visione che da decenni sorregge il nostro operare: il teatro vive se sa farsi “arte” nel dialogo con la vita e la città. Come il poeta e cittadino Dante Alighieri sapeva, la politica e la tensione alla bellezza sono le due facce della stessa spiritualità».
© copyright la Cronaca di Ravenna
Tratto comune di questa lunga avventura scenica è stato il coinvolgere centinaia di cittadine e cittadini nell’universo della Commedia di Dante come in una sacra rappresentazione medievale, come in un teatro di massa alla Majakovski, utilizzando l’intera città come palcoscenico urbano.
Anche il Paradiso avrà il suo incipit alla Tomba di Dante e da lì si snoderà lungo le vie del centro, per approdare sul prato davanti alla Loggetta Lombardesca, un’architettura rinascimentale di armoniosa bellezza.
«Per il Paradiso - dicono Ermanna Montanari e Marco Martinelli - abbiamo scelto alcune figure (Piccarda Donati, Giustiniano, Cunizza da Romano, San Tommaso, Cacciaguida, San Pier Damiani, San Pietro) e le abbiamo messe in scena con rappresentazioni corali, immerse nella musica di Luigi Ceccarelli e nelle luci di Fabio Sajiz, scene e costumi delle allieve e degli allievi dell’Accademia di Brera: un Paradiso nel segno di una gioia fiammeggiante, “dionisiaca”, che fa di questa terza cantica un inno alla carne trasfigurata, “tra carne e cielo, per dirla con Pasolini.
Paradiso è vivo vortice di anime “trasumanate”, che cantano il loro immergersi nel Mistero. La Commedia è intessuta di materia sonora, l’ascesa spirituale di quell’uomo smarrito segna al tempo stesso una metamorfosi dell’universo sonoro, dalle grida infernali fino all’armonia delle sfere celesti, dove luce e suono sono un’unica vertigine.
In Paradiso lo spettatore gioca un “ruolo” preciso: è lui stesso Dante, “the everyman”, come lo definiva Ezra Pound, il pellegrino che dal fondo della “selva oscura”, prima scendendo nelle viscere della terra, poi salendo la montagna del Purgatorio, si ritrova a “scalare” insieme a Beatrice i cieli, fino alla visione beatifica del XXXIII canto.
Questo percorso dantesco rafforza una visione che da decenni sorregge il nostro operare: il teatro vive se sa farsi “arte” nel dialogo con la vita e la città. Come il poeta e cittadino Dante Alighieri sapeva, la politica e la tensione alla bellezza sono le due facce della stessa spiritualità».
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