Sopra le righe
DNA, il rock progressivo racconta la scienza
Per il Ravenna Festival al Pavaglione di Lugo lo spettacolo dei Deproducers con il filosofo Telmo Pievani e le immagini di Marino Capitanio
26 luglio 2020 - Scienza, musica e immagini si alleano in DNA, in programma questa sera al Pavaglione di Lugo per il Ravenna Festival, e partecipano alla lotta contro il cancro: è infatti la Fondazione AIRC (Associazione italiana per la ricerca sul cancro) a produrre lo spettacolo in collaborazione con i Deproducers, che ne sono i protagonisti insieme con Telmo Pievani, docente a Padova di Filosofia delle scienze biologiche, mentre la parte visiva è affidata a Marino Capitanio.
Deproducers è un gruppo fondato da quattro produttori e musicisti di grande spicco come Vittorio Cosma, Gianni Maroccolo, Max Casacci e Riccardo Sinigallia “per condividere un’idea, un progetto di ricerca articolato in capitoli: fare musica per conferenze scientifiche, concepire la scienza come poesia”. Dopo il primo capitolo, Planetario, e il secondo, Botanica, è ora la volta di DNA, che “ripercorre la storia che accomuna ogni essere umano, dalla formazione delle prime cellule alla comparsa dell’homo sapiens, fino alle nuove conquiste della genetica. DNA è un viaggio in teatro alla scoperta del valore della ricerca scientifica, sia come strumento fondamentale contro il cancro sia come metafora del processo di miglioramento di se stessi attraverso la conoscenza”.
Questa sera si ascolteranno il direttore d’orchestra, produttore e arrangiatore Vittorio Cosma (già Premiata Forneria Marconi, collaboratore da sempre di Elio e le Storie Tese) alle tastiere, il cantautore Roberto Angelini, chitarra e voce, e Luca Cognetti alla chitarra, mentre il produttore, arrangiatore e compositore Gianni Maroccolo, che ha iniziato la sua lunga e multiforme carriera come bassista dei Litfiba, suonerà il basso e Simone Filippi degli Üstmamò la batteria.
Accanto ai musicisti, una presenza che sarebbe sorprendente in un normale concerto: quella del filosofo ed evoluzionista Telmo Pievani, al quale abbiamo rivolto qualche domanda.
Telmo Pievani, lei è stato definito il frontman di DNA, un ruolo a dir poco inconsueto per un docente universitario. In che cosa consiste?
“Lo spettacolo è molto sperimentale e unisce tre linguaggi diversi: uno è quello della musica, tutta originale, dei Deproducers, tutti artisti bravissimi e di grande esperienza; poi ci sono i visual molto emozionanti, potremmo dire una scenografia di immagini che richiama sempre la genetica e il DNA; infine c’è il frontman, cioè io, che non canto perché non sono assolutamente in grado di farlo, ma racconto storie di scienza in modo molto narrativo e spero coinvolgente. Al pubblico porto una storia che è quella della vita, dell’evoluzione e poi del DNA, che nella seconda parte dello spettacolo diventa protagonista: facciamo capire come, quando i suoi meccanismi si rompono o si inceppano, nascano malattie come il cancro.”
Infatti, è la Fondazione AIRC a produrre lo spettacolo.
“AIRC ha due grandi obiettivi: finanziare la ricerca, e lo fa ogni anno con i tanti fondi che raccoglie, e fare opera di comunicazione e sensibilizzazione. Il nostro spettacolo rientra in questa seconda missione e durante la serata io spiego come oggi ci siano tanti nuovi filoni di ricerca genetica molto promettenti. I tumori sono di tanti tipi e possiamo caratterizzarli geneticamente: capire quali siano le peculiarità genetiche di quello che ha colpito un singolo paziente permette di fare una medicina molto più precisa e individuale. Anche le terapie possono essere meno forti di quelle impiegate finora ed essere più focalizzate, più mirate e quindi molto più efficaci, con meno effetti collaterali. Con la genetica possiamo fare cose meravigliose, ne cito solo una: usare il nostro sistema immunitario perché sconfigga il cancro, cioè caricare contro la malattia le difese immunitarie che abbiamo dentro di noi. Questo si può fare con interventi genetici che si stanno sperimentando in tanti laboratori e ospedali.”
Quindi assistere a DNA significherà anche sostenere la ricerca?
“Tutti i proventi dello spettacolo saranno impiegati per quella finalità. Non si farà raccolta fondi durante la serata perché AIRC ha deciso così, però gli spettatori potranno conoscere la Fondazione e poi, se vorranno, si potranno iscrivere e diventare donatori.”
C’è un rapporto diretto tra musica e scienza?
“Sono legatissime, molto più di quanto pensiamo. Nella musica c’è tantissima scienza, pensiamo a Bach: in quello che ha scritto c’è tanta matematica, tanta geometria, come nell’opera di tutti i grandi compositori. Inoltre, la musica è fondamentale per la scienza nell’ambito della comunicazione perché è un linguaggio che emoziona, coinvolge e arriva anche ai giovani.”
Quello che si ascolta durante DNA è rock progressivo, vero? È un genere che le piace?
“È musica sperimentale con grande uso dell’elettronica, è di ricerca ma anche molto godibile. Quello che funziona nello spettacolo è la continua alternanza della parola e delle emozioni offerte dalla musica, con le immagini e i video di Marino Capitanio, un’artista giovane ma bravissimo e già affermato. A me la musica di ricerca è sempre piaciuta molto, penso per esempio ai Pink Floyd, e quindi c’è una coincidenza di gusti con i Deproducers che mi ha colpito subito. Tra l’altro, Gianni Maroccolo è stato il fautore di grandi progetti musicali come i C.S.I., di cui ero un fan entusiasta: è stato fantastico fare un progetto insieme con lui.”
Patrizia Luppi
© copyright la Cronaca di Ravenna
Deproducers è un gruppo fondato da quattro produttori e musicisti di grande spicco come Vittorio Cosma, Gianni Maroccolo, Max Casacci e Riccardo Sinigallia “per condividere un’idea, un progetto di ricerca articolato in capitoli: fare musica per conferenze scientifiche, concepire la scienza come poesia”. Dopo il primo capitolo, Planetario, e il secondo, Botanica, è ora la volta di DNA, che “ripercorre la storia che accomuna ogni essere umano, dalla formazione delle prime cellule alla comparsa dell’homo sapiens, fino alle nuove conquiste della genetica. DNA è un viaggio in teatro alla scoperta del valore della ricerca scientifica, sia come strumento fondamentale contro il cancro sia come metafora del processo di miglioramento di se stessi attraverso la conoscenza”.
Questa sera si ascolteranno il direttore d’orchestra, produttore e arrangiatore Vittorio Cosma (già Premiata Forneria Marconi, collaboratore da sempre di Elio e le Storie Tese) alle tastiere, il cantautore Roberto Angelini, chitarra e voce, e Luca Cognetti alla chitarra, mentre il produttore, arrangiatore e compositore Gianni Maroccolo, che ha iniziato la sua lunga e multiforme carriera come bassista dei Litfiba, suonerà il basso e Simone Filippi degli Üstmamò la batteria.
Accanto ai musicisti, una presenza che sarebbe sorprendente in un normale concerto: quella del filosofo ed evoluzionista Telmo Pievani, al quale abbiamo rivolto qualche domanda.
Telmo Pievani, lei è stato definito il frontman di DNA, un ruolo a dir poco inconsueto per un docente universitario. In che cosa consiste?
“Lo spettacolo è molto sperimentale e unisce tre linguaggi diversi: uno è quello della musica, tutta originale, dei Deproducers, tutti artisti bravissimi e di grande esperienza; poi ci sono i visual molto emozionanti, potremmo dire una scenografia di immagini che richiama sempre la genetica e il DNA; infine c’è il frontman, cioè io, che non canto perché non sono assolutamente in grado di farlo, ma racconto storie di scienza in modo molto narrativo e spero coinvolgente. Al pubblico porto una storia che è quella della vita, dell’evoluzione e poi del DNA, che nella seconda parte dello spettacolo diventa protagonista: facciamo capire come, quando i suoi meccanismi si rompono o si inceppano, nascano malattie come il cancro.”
Infatti, è la Fondazione AIRC a produrre lo spettacolo.
“AIRC ha due grandi obiettivi: finanziare la ricerca, e lo fa ogni anno con i tanti fondi che raccoglie, e fare opera di comunicazione e sensibilizzazione. Il nostro spettacolo rientra in questa seconda missione e durante la serata io spiego come oggi ci siano tanti nuovi filoni di ricerca genetica molto promettenti. I tumori sono di tanti tipi e possiamo caratterizzarli geneticamente: capire quali siano le peculiarità genetiche di quello che ha colpito un singolo paziente permette di fare una medicina molto più precisa e individuale. Anche le terapie possono essere meno forti di quelle impiegate finora ed essere più focalizzate, più mirate e quindi molto più efficaci, con meno effetti collaterali. Con la genetica possiamo fare cose meravigliose, ne cito solo una: usare il nostro sistema immunitario perché sconfigga il cancro, cioè caricare contro la malattia le difese immunitarie che abbiamo dentro di noi. Questo si può fare con interventi genetici che si stanno sperimentando in tanti laboratori e ospedali.”
Quindi assistere a DNA significherà anche sostenere la ricerca?
“Tutti i proventi dello spettacolo saranno impiegati per quella finalità. Non si farà raccolta fondi durante la serata perché AIRC ha deciso così, però gli spettatori potranno conoscere la Fondazione e poi, se vorranno, si potranno iscrivere e diventare donatori.”
C’è un rapporto diretto tra musica e scienza?
“Sono legatissime, molto più di quanto pensiamo. Nella musica c’è tantissima scienza, pensiamo a Bach: in quello che ha scritto c’è tanta matematica, tanta geometria, come nell’opera di tutti i grandi compositori. Inoltre, la musica è fondamentale per la scienza nell’ambito della comunicazione perché è un linguaggio che emoziona, coinvolge e arriva anche ai giovani.”
Quello che si ascolta durante DNA è rock progressivo, vero? È un genere che le piace?
“È musica sperimentale con grande uso dell’elettronica, è di ricerca ma anche molto godibile. Quello che funziona nello spettacolo è la continua alternanza della parola e delle emozioni offerte dalla musica, con le immagini e i video di Marino Capitanio, un’artista giovane ma bravissimo e già affermato. A me la musica di ricerca è sempre piaciuta molto, penso per esempio ai Pink Floyd, e quindi c’è una coincidenza di gusti con i Deproducers che mi ha colpito subito. Tra l’altro, Gianni Maroccolo è stato il fautore di grandi progetti musicali come i C.S.I., di cui ero un fan entusiasta: è stato fantastico fare un progetto insieme con lui.”
Patrizia Luppi
© copyright la Cronaca di Ravenna