Lavorare con chi danza? È come suonare musica da camera | la CRONACA di RAVENNA

Lavorare con chi danza? È come suonare musica da camera

Intervista al violoncellista Mario Brunello che questa sera sarà alla Rocca Brancaleone con la pianista Beatrice Rana e le étoiles dello spettacolo Duets and Solos

18 luglio 2020 - La danza ritorna questa sera al Ravenna Festival in una serata che si preannuncia speciale non solo perché segna un nuovo inizio, ma anche per altre caratteristiche fuori del comune. Come indica il titolo, Duets and Solos, lo spettacolo ideato da Daniele Cipriani in programma alle 21.30 alla Rocca Brancaleone (coprodotto con il Teatro Carlo Felice di Genova e presentato ieri sera a Nervi come inaugurazione del Festival internazionale del Balletto e della Musica, una manifestazione ben nota agli appassionati di danza) consiste in una serie di soli e di passi a due.

Le norme di sicurezza vietano di toccarsi sul palcoscenico: l’idea brillante è stata allora quella di far duettare étoiles della danza che sono in coppia anche nella vita, come Silvia Azzoni e Alexander Ryabko, dell’Hamburg Ballet, e Iana Salenko e Marian Walter, che fanno parte del corpo di ballo dell’Opera di Berlino; oltre a loro, in scena si produrranno Hugo Marchand, Sergio Bernal e Matteo Miccini.

Singolare anche la scelta di non affidare la musica a un’orchestra e nemmeno a un supporto registrato, ma a due solisti di rango come la pianista Beatrice Rana e il violoncellista Mario Brunello, che eseguiranno i brani su cui si basano i lavori di coreografi come John Neumeier, Uwe Scholz, Michel Fokine, Sergio Bernal, Jerome Robbins, Roland Petit e altri ancora. I due musicisti interpreteranno anche alcune pagine solo strumentali, secondo il programma realizzato con la consulenza di Gastón Fournier Facio. Abbiamo rivolto a Brunello qualche domanda sullo spettacolo.
Mario Brunello, lei non era mai stato prima coinvolto in uno spettacolo di danza: qualche impressione su questa nuova esperienza?

Devo dire che mi ha riservato delle sorprese: non avrei mai immaginato, per esempio, che i Notturni di Chopin potessero essere così adatti alla danza come invece è evidente in SSSS di Edward Clug o in Nocturnes di Neumeier. Penso anche a A Suite of Dances, la cui musica è tratta in parte dalla Prima Suite per violoncello solo di Bach, in parte dalla Quinta e in parte dalla Sesta. Ha una coreografia meravigliosa che Jerome Robbins aveva realizzato per Mikhail Baryshnikov: nel nostro spettacolo è danzata da Hugo Marchand, che è alto un metro e novanta, ed è impressionante vedere sprigionarsi tanta energia corporea che si fonde splendidamente con la musica bachiana.

È stato difficile il lavoro comune tra musicisti e danzatori?
No, lavorare con loro è come suonare musica da camera: chi danza ha le sue esigenze, noi le nostre e ci si viene incontro, si scelgono le soluzioni che permettano la libertà di espressione a tutti quanti. Proprio come succede quando si suona in trio o in quartetto e non ci si conosce: non è che uno può dire “questo è il mio tempo e voi dovete seguirlo”. Ci si mette d’accordo. È chiaro comunque che i danzatori sono abituati a provare su musica registrata, quindi le ripetizioni sono sempre uguali, mentre quando si suona dal vivo, anche in prova, qualche cosa cambia sempre. Questo richiede da parte loro uno sforzo di adattamento.

Che cosa suonerete da soli, lei e Beatrice Rana?
Tra gli altri brani, la Quadrille di Rodion Šcedrin, un compositore russo vivente la cui opera è molto interessante: una pagina sempre legata al mondo della danza come Le Grand Tango di Piazzolla che eseguiremo alla fine. Non so se lo suoneremo davvero da soli, però, perché quando l’abbiamo eseguito in prova tutti, sul palcoscenico, si sono messi a ballare.

Lei è appassionato di danza?
Non sono propriamente un appassionato, la danza è sempre stata un po’ estranea ai miei interessi, ma ho avuto da spettatore un’esperienza che mi ha conquistato: ho assistito a delle prove di una ballerina meravigliosa, Svetlana Zakharova, perché suo marito, il violinista Vadim Repin con cui stavo lavorando in quei giorni, mi ci ha accompagnato. Sono rimasto folgorato: vedere il lavoro dei danzatori da vicino per me è stato molto più coinvolgente rispetto ad assistere a un loro spettacolo in palcoscenico. Questi giorni di prove, poi, sono stati straordinari e tutti i danzatori di Duets and Solos sono meravigliosi.

Aveva già suonato prima con Beatrice Rana? Come si trova con lei?

Avevamo partecipato insieme a un’esecuzione del Triplo concerto di Beethoven, ma questo era stato finora l’unico nostro incontro. Mi trovo benissimo con lei: è bello ascoltare quello che propone ed è bello sentire come a sua volta reagisce alle mie proposte musicali. Beatrice Rana è una grande musicista, lascerà sicuramente il segno nel futuro.

Patrizia Luppi


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