Il giovanissimo ravennate Domenico Bevilacqua a confronto con Benedetti Michelangeli | la CRONACA di RAVENNA

Il giovanissimo ravennate Domenico Bevilacqua a confronto con Benedetti Michelangeli

Intervista al pianista diciottenne che questa sera parteciperà a Cervia alla serata del Ravenna Festival dedicata al sommo pianista, protagonista lo scrittore Roberto Cotroneo

07 luglio 2020 - Arturo Benedetti Michelangeli è una stella sovrana nel firmamento del pianoforte: un genio intransigente, appassionato, misterioso, alla costante ricerca della perfezione, assurto al rango di mito irraggiungibile. Il Ravenna Festival lo celebrerà nel centenario della nascita e a venticinque anni dalla morte con uno degli appuntamenti del ciclo “Il Trebbo in musica”, in programma questa sera alle 21.30 nell’Arena dello Stadio dei Pini di Cervia-Milano Marittima. Protagonista dell’incontro sarà lo scrittore Roberto Cotroneo, autore del libro di recente uscita “Il demone della perfezione. Arturo Benedetti Michelangeli l’ultimo dei romantici” (editore Neri Pozza).
Al dialogo di Cotroneo con un altro scrittore, il ravennate Matteo Cavezzali, saranno intercalate le esecuzioni di pagine pianistiche legate al repertorio di Benedetti Michelangeli. Sarebbe stato arduo e perfino insensato l’accostamento del mito con un pianista d’oggi, pur eccellente, ma il Festival ha escogitato la soluzione migliore invitando un solista giovanissimo, ancora impegnato negli studi presso l’Istituto superiore di studi musicali Giuseppe Verdi di Ravenna (in collaborazione con il quale è organizzata la serata): il diciottenne Domenico Bevilacqua, nato e residente in città, al quale abbiamo rivolto qualche domanda.

Domenico Bevilacqua, con quale spirito ti disponi a questo incontro?
"Arturo Benedetti Michelangeli ispira quasi timore ai pianisti, li mette sull’attenti per un sacco di motivi. Per me suonare in una serata dedicata a lui è un onore, una grande occasione, ma nello stesso tempo ne sento il peso. D’altronde non si può parlare di un confronto: sarebbe impensabile anche se io fossi già un solista in auge, figuriamoci ora che ho diciott’anni e sono in pieno percorso di studi, ancora a due anni dal diploma".

Ti riconosci in qualche suo atteggiamento, come per esempio il rigore o l’estrema cura del suono? Pensi di poter apprendere qualcosa da lui o addirittura identificarti in qualche sua caratteristica?

"Diciamo che posso solo apprendere, perché ora come ora io sono il netto contrario di Benedetti Michelangeli (ride). Da un certo punto di vista, questo è un valore aggiunto perché avere un forte istinto, dei forti impulsi è molto positivo per un artista; indubbiamente, però, quello che Arturo Benedetti Michelangeli mi può insegnare è proprio il rigore, che a un certo punto deve essere appreso. Non si può vivere di solo istinto o di soli impulsi di fronte a capolavori come quelli che fanno parte del repertorio classico".

Che cosa suonerai durante la serata del Trebbo in musica?

"Dapprima tre sonate di Domenico Scarlatti; non sono tra quelle presenti nel repertorio di Benedetti Michelangeli, ma lui è stato comunque un grandissimo interprete di questo compositore. Poi suonerò le Variazioni su un tema di Paganini, di Johannes Brahms, che invece sono state spesso eseguite e anche registrate da Benedetti Michelangeli. Ai suoi tempi era normale che l’interprete modificasse a suo piacimento l’ordine di queste variazioni, mentre io seguo la disposizione originale. Chiaramente ho ascoltato e riascoltato la sua registrazione che mi ha ispirato in vari modi e in particolare su un aspetto, il rapporto tra esecuzione pianistica e sinfonismo. Brahms era molto sinfonico anche quando scriveva per pianoforte solo".

Per quale motivo hai scelto di dedicarti al pianoforte?
"È stata una scelta casuale. Fin da bambino ero appassionato di canzone napoletana e il mio desiderio era quello di accompagnarmi quando cantavo, allora sono stato invitato dai miei a iniziare lo studio del pianoforte che ora è parte fondante della mia routine quotidiana e spero diventi la mia vita. Tra l’altro ho sempre avuto una vena istrionica che mi aiuta molto sul palcoscenico. Apprezzo molto il suonare in pubblico anche per la natura stessa della musica, che richiede di essere fruita. Sono sempre stato sicuro di me stesso, ma anche molto critico, a volte perfino troppo. Questo però è il segreto per andare avanti in questo mondo e nella musica".

Non è la prima volta che partecipi a un programma del Festival, vero?
"Io con i concerti del Ravenna Festival ci sono cresciuto fin da quando ero piccolo e ho sempre avuto un rapporto molto stretto con questa organizzazione, tanto che nel 2017 ho partecipato alla Trilogia d’autunno in un remix di Cavalleria rusticana realizzato dalle “Giovani energie creative per Ravenna Festival”.

Patrizia Luppi


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