Sopra le righe
Riccardo Muti, prova generale con il cuore rivolto ai giovani
Il Maestro ieri sera alla Rocca in vista dell'inaugurazione di Ravenna Festival di domani sera (domenica)
20 giugno 2020 - La prova generale del concerto che domani, domenica 21, inaugurerà il 31° Ravenna Festival si è svolta ieri sera alla Rocca Brancaleone serenamente e senza disturbi, a parte quello arrecato da un venticello gelido che giocava con le parti – i fogli di musica – dell’Orchestra.
È stata una verifica anche per l’organizzazione della serata e per le procedure speciali anti Covid-19, dall’accesso scaglionato del pubblico alla distribuzione di mascherine chirurgiche e gel disinfettante, dalla sistemazione degli spettatori nei limitati posti a sedere alla dislocazione dei musicisti dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini a distanza di sicurezza e a leggii separati.
Prima di iniziare la prova, alla quale partecipava il soprano Rosa Feola, Riccardo Muti ha rivolto qualche parola ai presenti (300 persone tra Amici del Festival, stampa locale e addetti ai lavori, lo stesso numero che assisterà al concerto di domani), elogiando prima di tutto proprio i musicisti della “Cherubini” per la bravura con cui stanno reagendo alle difficoltà del distanziamento. Ma, ha aggiunto, "mi dispiace per questi giovani e per quelli come loro: hanno studiato per dieci anni e non trovano lavoro nel nostro Paese. Perché? A Seul ci sono, soltanto in città, 18 orchestre sinfoniche. Noi non ne abbiamo così tante neppure in tutta Italia".
Muti ha speso una parola anche sulle bande, argomento che gli sta molto a cuore, spiegando come la situazione attuale le stia penalizzando, e non ha risparmiato una frecciata alla Chiesa cattolica, tornando anche qui su una questione già aperta: «Nel concerto eseguiremo “Et incarnatus est” dalla Messa in do minore di Mozart, una vetta della musica sacra e religiosa. Quella stessa musica che la Chiesa ha dimenticato».
E sulle polemiche riguardo una possibile sostituzione dell’Inno d’Italia, che ha diretto in apertura di serata, è stato netto: «L’Inno di Mameli non si può cambiare. È bellissimo ed è il nostro inno. Punto».
Patrizia Luppi
© copyright la Cronaca di Ravenna
È stata una verifica anche per l’organizzazione della serata e per le procedure speciali anti Covid-19, dall’accesso scaglionato del pubblico alla distribuzione di mascherine chirurgiche e gel disinfettante, dalla sistemazione degli spettatori nei limitati posti a sedere alla dislocazione dei musicisti dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini a distanza di sicurezza e a leggii separati.
Prima di iniziare la prova, alla quale partecipava il soprano Rosa Feola, Riccardo Muti ha rivolto qualche parola ai presenti (300 persone tra Amici del Festival, stampa locale e addetti ai lavori, lo stesso numero che assisterà al concerto di domani), elogiando prima di tutto proprio i musicisti della “Cherubini” per la bravura con cui stanno reagendo alle difficoltà del distanziamento. Ma, ha aggiunto, "mi dispiace per questi giovani e per quelli come loro: hanno studiato per dieci anni e non trovano lavoro nel nostro Paese. Perché? A Seul ci sono, soltanto in città, 18 orchestre sinfoniche. Noi non ne abbiamo così tante neppure in tutta Italia".
Muti ha speso una parola anche sulle bande, argomento che gli sta molto a cuore, spiegando come la situazione attuale le stia penalizzando, e non ha risparmiato una frecciata alla Chiesa cattolica, tornando anche qui su una questione già aperta: «Nel concerto eseguiremo “Et incarnatus est” dalla Messa in do minore di Mozart, una vetta della musica sacra e religiosa. Quella stessa musica che la Chiesa ha dimenticato».
E sulle polemiche riguardo una possibile sostituzione dell’Inno d’Italia, che ha diretto in apertura di serata, è stato netto: «L’Inno di Mameli non si può cambiare. È bellissimo ed è il nostro inno. Punto».
Patrizia Luppi
© copyright la Cronaca di Ravenna