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“Vai all’ inferno Dante”, Luigi Garlando racconta il Poeta ai ragazzi di oggi
Domenica 13 giugno alle 18.30 nel chiostro grande della Biblioteca Classense
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Ecco cosa scrive Garlando del suo volume.
"Vittorio Sermonti, sublime lettore e studioso di Dante, in una delle sue ultime interviste, parlando del suo pubblico, confidava: “A colpirmi di più sono sempre stati i giovani. Hanno una capacità di ricezione sorprendente. Certo, bisogna rivolgersi a loro nel modo giusto”.
Io ci ho provato riportando in vita il Sommo Poeta dopo 700 anni e facendolo amico di Vasco, un bulletto di quattordici anni, ricco e protetto, incattivito da un dolore già vecchio di cinque anni. Ho avuto la sensazione di riportarlo a casa, non tanto perché il romanzo si svolge nella sua Firenze, quanto perché l’ho immerso tra i giovani, guidato dalla stessa forte sensazione di Sermonti: che siano interlocutori privilegiati di Dante. Per affinità di indole.
L’Alighieri ci mette cinque minuti a stracciare l’immagine stereotipata che di lui si è fatto Vasco: un vecchio professore con l’alloro in testa, diventato noioso e incomprensibile oggetto di studio a scuola.
Vecchio a chi? Dante componeva le prime rime a venti anni, che è età da rapper, non da docente universitario, e lo faceva in una lingua più vicina al dialetto che al latino ufficiale dei dotti. Pescava dalla strada, come i rimatori delle periferie di oggi.
Pedante? A Dante ribolliva il sangue, era uomo di passioni forti, sempre schierato, anche a costo di un esilio. Vasco se ne accorge quando lo guida allo stadio: il Sommo Poeta sostiene la sua fazione, la Fiorentina, con impeto da ultrà, e si scaglia contro gli juventini, come fossero ghibellini della prima ora.
Dante non ha impugnato solo la piuma d’oca per scrivere, ha impugnato anche il pugnale e la spada per combattere, nella battaglia di Campaldino probabilmente ha ucciso. Per questo, quando Vasco lo invita a giocare a Fortnite, è perfettamente a suo agio a sparare, lanciare bombe e a sterminare le skin del videogioco.
Ma il poeta ha anche “cor gentile”, capace di amare per una vita intera una Beatrice incontrata due volte sole, di cui una volta bambina, e mai sfiorata. Lontano da ogni logica di possesso, veste di rosso, che è il colore di lotta contro i femminicidi. È predisposto all’ideale, come lo sono i giovani all’alba dell’amore.
Alla luce di tali affinità, Vasco scopre in questo strano tipo di oltre settecento anni, sbucato dal nulla, un amico sempre più credibile e a lui si lega con affetto.
Dante, in veste di Virgilio, si impegna per quattro mesi a guidare il ragazzo fuori dalla sua selva oscura. Il fatto che il Poeta per tutto il romanzo comunichi con Vasco solo e sempre in terzine di endecasillabi è tutt’altro che un problema per un ragazzo allenato alle rime dei rapper. Insieme si divertono un mondo, tra tuffi in mare, scale mobili e pellicciotti rosa…
Vittorio Sermonti chiudeva la citata intervista con un’ultima riflessione: “I professori di oggi sono autentici eroi. Anche e specialmente quando insistono a spiegare la Divina Commedia”.
Mi auguro di aver offerto un utile sostegno all’eroismo degli insegnanti e di aver messo a loro disposizione un nuovo Dante, più vicino ai banchi".
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