Sopra le righe
Il Parco Archeologico di Classe apre ai visitatori i suoi ampi spazi
Il direttore Fioravanti: "Il 12 giugno inaugureremo la mostra 'Tesori ritrovati', una proposta coraggiosa". Numerose le iniziative culturali, di spettacolo, sportive e anche i Cre che si terrano a Classis
22 maggio 2020 - Un grande segnale di ripartenza, di rinascita dopo i mesi bui del lockdown. Se è vero che la cultura può essere un veicolo fondamentale per il rilancio del nostro Paese, l’inaugurazione del museo Classis (con gli annessi Antico Porto e Basilica di Sant’Apollinare in Classe), in programma domani, può avere lo stesso valore – anche simbolico – per Ravenna.
E non solo perché riapre un luogo della vita culturale e turistica cittadina: ma anche perché questo spazio diventerà, nei prossimi mesi, un contenitore aperto ad altri operatori culturali, in grado di ospitare concerti e spettacoli di ogni tipo, sopperendo a una problematica, appunto, “spaziale” che avrebbe reso molto più povera l’offerta complessiva cittadina. E questa apertura, questa virtuosa collaborazione, non ci pare poi così scontata in una città come la nostra…Ne abbiamo parlato con il direttore di RavennAntica, Sergio Fioravanti.
Direttore, quale valore ha questa riapertura?
E’ ovvio che la chiusura dei mesi scorsi è stata dolorosissima, il fatto di poter riaprire corrisponde all’auspicio che avevamo formulato quando ci era toccato chiudere per colpa del virus. Detto questo, la parte migliore della stagione purtroppo se n’è andata e quella che verrà sarà soggetta a una forte costrizione come numero di persone. Ma un segnale andava dato: un segnale per cui la Cultura, che assolve a una funzione importante in tutte le sue espressioni, si ripropone sia per residenti che per i turisti. Insomma: non ci aspettiamo grandissimi numeri nei primi mesi, ma è pur vero che il ritorno alla normalità è determinato dal momento in cui si riparte.
Lo spazio esterno, con le collaborazioni che ospiterà, è davvero un grande segnale per l’intera cultura cittadina…
Se nei mesi passati, nei confronti del Classis qualcuno può aver avanzato riserve, credo che a livello di visibilità e centralità oggi il museo potrà davvero emergere in tutta la sua evidenza. Abbiamo scelto di riaprire - ovviamente dopo aver sistemato ogni dettaglio in termini di garanzie di assoluta sicurezza per il visitatore - anche per la caratteristica del luogo: che ha spazi enormi dentro e fuori, che da un lato rassicurano, e dall’altro consentono tutta una serie di iniziative. Ci siamo armati di grande coraggio: ma forti dell’esperienza maturata negli anni in siti diversi (che ci permettono, ad esempio, di ospitare oltre 30 mila ragazzi ogni anno nei nostri laboratori), oggi possiamo proporre Cre estivi che si giovano al tempo stesso di spazi adeguati e di grande professionalità; possiamo proporre eventi serali per centinaia di spettatori, mettendoci a servizio degli operatori culturali, dando spazio a manifestazioni che avevano subito una battuta d’arresto. E poi c’è la testimonianza, coraggiosa, di proporre un nostro evento espositivo. Magari molti altri avrebbero scelto di non aprire con una mostra, ma per noi anche questo è un forte segnale di rinascita.
Ce la racconta in anticipo?
Certo. Si tratta della mostra “Tesori ritrovati” - inaugurazione il 12 giugno, apertura al pubblico il 13 – che rientra nel filone di quelle inaugurate in passato a Classis: cioè la valorizzazione di reperti esposti all’interno del Museo, associati a pezzi significativi provenienti da altre raccolte museali, che ci servono a raccontare una storia. Questa volta parliamo appunto di tesori ritrovati: negli scavi di Classe sono stati rinvenuti cucchiai e oggetti che costituivano il “tesoretto” di personaggi dell’epoca, oggetti preziosi nascosti dai loro proprietari in momenti di fuga o di crisi: e a questi associamo altri reperti, come ad esempio piatti altrettanto preziosi provenienti da Cesena. E grazie a questi oggetti, raccontiamo le storie che ci sono alle spalle.
Voi state facendo la vostra parte. Ma secondo lei, per Classis quando si potrà tornare alla “normalità”?
Naturalmente questo dipende anche dall’evoluzione del virus. Io credo che dopo l’estate, fra settembre e ottobre, potremo traguardare un ritorno in termini di normale fruizione: e speriamo che nella prossima primavera si possa tornare anche al livello dei flussi di pubblico che avremmo atteso senza il Covid.
© copyright la Cronaca di Ravenna
E non solo perché riapre un luogo della vita culturale e turistica cittadina: ma anche perché questo spazio diventerà, nei prossimi mesi, un contenitore aperto ad altri operatori culturali, in grado di ospitare concerti e spettacoli di ogni tipo, sopperendo a una problematica, appunto, “spaziale” che avrebbe reso molto più povera l’offerta complessiva cittadina. E questa apertura, questa virtuosa collaborazione, non ci pare poi così scontata in una città come la nostra…Ne abbiamo parlato con il direttore di RavennAntica, Sergio Fioravanti.
Direttore, quale valore ha questa riapertura?
E’ ovvio che la chiusura dei mesi scorsi è stata dolorosissima, il fatto di poter riaprire corrisponde all’auspicio che avevamo formulato quando ci era toccato chiudere per colpa del virus. Detto questo, la parte migliore della stagione purtroppo se n’è andata e quella che verrà sarà soggetta a una forte costrizione come numero di persone. Ma un segnale andava dato: un segnale per cui la Cultura, che assolve a una funzione importante in tutte le sue espressioni, si ripropone sia per residenti che per i turisti. Insomma: non ci aspettiamo grandissimi numeri nei primi mesi, ma è pur vero che il ritorno alla normalità è determinato dal momento in cui si riparte.
Lo spazio esterno, con le collaborazioni che ospiterà, è davvero un grande segnale per l’intera cultura cittadina…
Se nei mesi passati, nei confronti del Classis qualcuno può aver avanzato riserve, credo che a livello di visibilità e centralità oggi il museo potrà davvero emergere in tutta la sua evidenza. Abbiamo scelto di riaprire - ovviamente dopo aver sistemato ogni dettaglio in termini di garanzie di assoluta sicurezza per il visitatore - anche per la caratteristica del luogo: che ha spazi enormi dentro e fuori, che da un lato rassicurano, e dall’altro consentono tutta una serie di iniziative. Ci siamo armati di grande coraggio: ma forti dell’esperienza maturata negli anni in siti diversi (che ci permettono, ad esempio, di ospitare oltre 30 mila ragazzi ogni anno nei nostri laboratori), oggi possiamo proporre Cre estivi che si giovano al tempo stesso di spazi adeguati e di grande professionalità; possiamo proporre eventi serali per centinaia di spettatori, mettendoci a servizio degli operatori culturali, dando spazio a manifestazioni che avevano subito una battuta d’arresto. E poi c’è la testimonianza, coraggiosa, di proporre un nostro evento espositivo. Magari molti altri avrebbero scelto di non aprire con una mostra, ma per noi anche questo è un forte segnale di rinascita.
Ce la racconta in anticipo?
Certo. Si tratta della mostra “Tesori ritrovati” - inaugurazione il 12 giugno, apertura al pubblico il 13 – che rientra nel filone di quelle inaugurate in passato a Classis: cioè la valorizzazione di reperti esposti all’interno del Museo, associati a pezzi significativi provenienti da altre raccolte museali, che ci servono a raccontare una storia. Questa volta parliamo appunto di tesori ritrovati: negli scavi di Classe sono stati rinvenuti cucchiai e oggetti che costituivano il “tesoretto” di personaggi dell’epoca, oggetti preziosi nascosti dai loro proprietari in momenti di fuga o di crisi: e a questi associamo altri reperti, come ad esempio piatti altrettanto preziosi provenienti da Cesena. E grazie a questi oggetti, raccontiamo le storie che ci sono alle spalle.
Voi state facendo la vostra parte. Ma secondo lei, per Classis quando si potrà tornare alla “normalità”?
Naturalmente questo dipende anche dall’evoluzione del virus. Io credo che dopo l’estate, fra settembre e ottobre, potremo traguardare un ritorno in termini di normale fruizione: e speriamo che nella prossima primavera si possa tornare anche al livello dei flussi di pubblico che avremmo atteso senza il Covid.
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