Cronaca
Torri Hamon: appello a sindaco, autorità portuale, Eni, Ravenna Festival. No alla demolizione
«La Soprintendenza aiuti a far meglio intendere quale sia il loro valore. Invitiamo le istituzioni a entrarvi dentro e a rendersi conto della straordinarietà del manufatto che stanno distruggendo». Altra manifestazione il 7 aprile in Darsena
01 aprile 2024 - Si sono ritrovati questa mattina in piazza del Popolo per protestare contro la demolizione delle due torri di raffreddamento dell'ex Sarom in via Trieste. L'area su cui sorgono, di proprietà dell'Eni, è stata acquistata dall'Autorità di sistema portuale che vi realizzerà un parco fotovoltatico per portare energia elettrica pulita alle banchine del porto.
Appuntamento il giorno di Pasquetta alle 11 mentre iniziava a piovere.
Un'altra manifestazione è prevista domenica 7 aprile dalle 16 alle 18 alla Darsena di città organizzata come quella di oggi da Italia Nostra, Fai Ravenna, Aba Ravenna, Dis-Ordine e Aipai Ravenna. Tra gli interventi di questa mattina anche quello di Ravenna in Comune.
Francesca Santarella di Italia Nostra ringrazia tutti coloro che «hanno preso la parola in difesa del nostro patrimonio culturale di memoria condivisa e di manufatti architettonici di pregio i quali, riconvertiti, potrebbero donare alle nostra città e alla Darsena un valore aggiunto di livello internazionale, incentivando turismo, attrattività economica, valore immobiliare ed occupazione. Edifici ormai unici e memorabili, che altrove – anche in Italia - sarebbero invidiati, protetti e valorizzati, come del resto lo erano state le torri fino a pochi anni fa anche a Ravenna».
Italia Nostra lancia un ultimo appello «per un gesto di civiltà che sappia cogliere il sentire profondo di tanti, che chiedono che la memoria, anche se non sempre positiva, non venga rimossa. Lancia un appello al Sindaco di Ravenna, all’Autorità Portuale, alle istituzioni culturali - prima tra tutte per l’attenzione già espressa pubblicamente più volte sul tema il Ravenna Festival -, e lancia persino ad ENI, che ha dato occupazione alla nostra città ma anche portato via tantissimo, un accorato appello affinché il progetto di demolizione venga sospeso in attesa di una valutazione più approfondita per una possibile soluzione che contempli tutte le istanze in campo. Lancia un appello anche alla Soprintendenza affinché chiarisca i numerosi dubbi e, soprattutto, aiuti a far meglio intendere quale sia il valore delle torri e quali le loro potenzialità. Invitiamo tutte le istituzioni che non lo abbiano fatto - e temiamo nessuno lo abbia fatto - a entrare nelle torri e a rendersi conto di quali manufatti straordinari si apprestano, a 70 anni dalla loro realizzazione e nel sessantesimo anniversario di “Deserto Rosso” (1964), a lasciar distruggere.
Appuntamento il giorno di Pasquetta alle 11 mentre iniziava a piovere.
Un'altra manifestazione è prevista domenica 7 aprile dalle 16 alle 18 alla Darsena di città organizzata come quella di oggi da Italia Nostra, Fai Ravenna, Aba Ravenna, Dis-Ordine e Aipai Ravenna. Tra gli interventi di questa mattina anche quello di Ravenna in Comune.
Francesca Santarella di Italia Nostra ringrazia tutti coloro che «hanno preso la parola in difesa del nostro patrimonio culturale di memoria condivisa e di manufatti architettonici di pregio i quali, riconvertiti, potrebbero donare alle nostra città e alla Darsena un valore aggiunto di livello internazionale, incentivando turismo, attrattività economica, valore immobiliare ed occupazione. Edifici ormai unici e memorabili, che altrove – anche in Italia - sarebbero invidiati, protetti e valorizzati, come del resto lo erano state le torri fino a pochi anni fa anche a Ravenna».
Italia Nostra lancia un ultimo appello «per un gesto di civiltà che sappia cogliere il sentire profondo di tanti, che chiedono che la memoria, anche se non sempre positiva, non venga rimossa. Lancia un appello al Sindaco di Ravenna, all’Autorità Portuale, alle istituzioni culturali - prima tra tutte per l’attenzione già espressa pubblicamente più volte sul tema il Ravenna Festival -, e lancia persino ad ENI, che ha dato occupazione alla nostra città ma anche portato via tantissimo, un accorato appello affinché il progetto di demolizione venga sospeso in attesa di una valutazione più approfondita per una possibile soluzione che contempli tutte le istanze in campo. Lancia un appello anche alla Soprintendenza affinché chiarisca i numerosi dubbi e, soprattutto, aiuti a far meglio intendere quale sia il valore delle torri e quali le loro potenzialità. Invitiamo tutte le istituzioni che non lo abbiano fatto - e temiamo nessuno lo abbia fatto - a entrare nelle torri e a rendersi conto di quali manufatti straordinari si apprestano, a 70 anni dalla loro realizzazione e nel sessantesimo anniversario di “Deserto Rosso” (1964), a lasciar distruggere.
Attendiamo fiduciosi, certi di rappresentare il sentire di tanti, e certi che, se l’appello verrà colto, anche gli increduli un giorno potranno ricordarsi di un gesto di civiltà e di cultura a difesa di un patrimonio collettivo che per una volta non prende la strada della distruzione, ma della partecipazione e dialogo».
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