Cronaca
Play Park, Del Conte: «Massima apertura a valutare nuove iniziative»
L'assessora ribadisce che «non risultano divieti da parte del Comune per il semplice fatto che non ci sono state presentate pratiche»
09 marzo 2024 - «Dopo le opportune verifiche, non risultano divieti da parte del Comune al Play Park 3000 di Punta Marina per il semplice fatto che non ci sono state presentate pratiche. C’era un progetto ma è stato ritirato dagli stessi titolari. Da parte nostra c’è la piena disponibilità al confronto e alla valutazione di nuove iniziative».
Con queste parole l’assessora Federica Del Conte, replica – con sorpresa – alle dichiarazioni dei proprietari della struttura che in qualche modo avevano imputato all’amministrazione comunale la ‘bocciatura’ di un progetto di rimodulazione dell’attività, volto a costruire bungalow per diversificare l’offerta e poter ospitare una parte della clientela.
La notizia della chiusura del Play Park 3000 a partire dall’estate 2024, circolata qualche giorno fa, è di quelle che hanno fatto scalpore a Punta Marina Terme e non solo. Aperta nel 1973, la struttura ha appena festeggiato cinquant’anni di giochi e divertimento.
L’area di proprietà della famiglia Cavallucci, dispone infatti di una piscina semi-olimpionica e una per bambini, tre acquascivoli, 300 ombrelloni e lettini, un campo da minigolf, un autoscontro, reti elastiche per bambini, una sala giochi, campi da tennis e da calcetto, un’area per il ping pong e una per le minicar, un locale da ballo e un ristorante-pizzeria.
Tutti sono passati almeno una volta in estate dal Play Park 3000, sia i ravennati e residenti che i turisti di passaggio. Tant’è che era sempre molto affollato. Il 2023 è stato un anno particolarmente positivo, in cui si faceva festa quasi ogni sera. Per questo stupisce la decisione di mantenere chiusi i cancelli per la prossima estate.
A gestire il parco situato in viale delle Americhe 4, alle porte della località, per chi viene da Via Canale Molinetto, sono Auro e Mina Cavallucci con i figli Gabriele e Manuela, proprietari del terreno. Pur assicurando che la struttura verrà tenuta in modo decoroso, facendo regolarmente l’opportuna manutenzione, al momento non c’è intenzione di riaprire, salvo ripensamenti.
Le forze giovani, con Gabriele e Manuela, non mancherebbero infatti. Non c’è comunque volontà di vendere o dismettere l’area. Qual è il vero motivo del congelamento? Stando alle dichiarazioni fatte dalla famiglia, le difficoltà burocratiche nel realizzare un investimento a cui teneva particolarmente: costruire un piccolo villaggio dentro la struttura, visto che il terreno è edificabile, per consentire ai turisti la possibilità di usufruire di un pacchetto più completo che si sarebbe aggiunto alla normale apertura al pubblico di giorno e di sera.
«Siamo rimasti stupiti dal leggere dai giornali queste dichiarazioni sulla chiusura del Play Park 3000 – aggiunge l’assessora Del Conte – . Chi vuole fare del ricettivo in una località turistica, è sempre il benvenuto, perché è un valore aggiunto per tutti. Una proposta di riqualificazione dell’area era stata avanzata in passato dai titolari, ma non prevedeva la costruzione di bungalow a uso turistico, ma una nuova edificazioni da destinarsi per il 60% a residenza e per il 40% a pubblico esercizio, ricreativo e sportivo. Una proposta a cui, fra l’altro, i proprietari successivamente avevano deciso di non dare un seguito. Ribadiamo che da parte nostra c’è la massima apertura, siamo pronti a valutare nuove iniziative».
© copyright la Cronaca di Ravenna
Con queste parole l’assessora Federica Del Conte, replica – con sorpresa – alle dichiarazioni dei proprietari della struttura che in qualche modo avevano imputato all’amministrazione comunale la ‘bocciatura’ di un progetto di rimodulazione dell’attività, volto a costruire bungalow per diversificare l’offerta e poter ospitare una parte della clientela.
La notizia della chiusura del Play Park 3000 a partire dall’estate 2024, circolata qualche giorno fa, è di quelle che hanno fatto scalpore a Punta Marina Terme e non solo. Aperta nel 1973, la struttura ha appena festeggiato cinquant’anni di giochi e divertimento.
L’area di proprietà della famiglia Cavallucci, dispone infatti di una piscina semi-olimpionica e una per bambini, tre acquascivoli, 300 ombrelloni e lettini, un campo da minigolf, un autoscontro, reti elastiche per bambini, una sala giochi, campi da tennis e da calcetto, un’area per il ping pong e una per le minicar, un locale da ballo e un ristorante-pizzeria.
Tutti sono passati almeno una volta in estate dal Play Park 3000, sia i ravennati e residenti che i turisti di passaggio. Tant’è che era sempre molto affollato. Il 2023 è stato un anno particolarmente positivo, in cui si faceva festa quasi ogni sera. Per questo stupisce la decisione di mantenere chiusi i cancelli per la prossima estate.
A gestire il parco situato in viale delle Americhe 4, alle porte della località, per chi viene da Via Canale Molinetto, sono Auro e Mina Cavallucci con i figli Gabriele e Manuela, proprietari del terreno. Pur assicurando che la struttura verrà tenuta in modo decoroso, facendo regolarmente l’opportuna manutenzione, al momento non c’è intenzione di riaprire, salvo ripensamenti.
Le forze giovani, con Gabriele e Manuela, non mancherebbero infatti. Non c’è comunque volontà di vendere o dismettere l’area. Qual è il vero motivo del congelamento? Stando alle dichiarazioni fatte dalla famiglia, le difficoltà burocratiche nel realizzare un investimento a cui teneva particolarmente: costruire un piccolo villaggio dentro la struttura, visto che il terreno è edificabile, per consentire ai turisti la possibilità di usufruire di un pacchetto più completo che si sarebbe aggiunto alla normale apertura al pubblico di giorno e di sera.
«Siamo rimasti stupiti dal leggere dai giornali queste dichiarazioni sulla chiusura del Play Park 3000 – aggiunge l’assessora Del Conte – . Chi vuole fare del ricettivo in una località turistica, è sempre il benvenuto, perché è un valore aggiunto per tutti. Una proposta di riqualificazione dell’area era stata avanzata in passato dai titolari, ma non prevedeva la costruzione di bungalow a uso turistico, ma una nuova edificazioni da destinarsi per il 60% a residenza e per il 40% a pubblico esercizio, ricreativo e sportivo. Una proposta a cui, fra l’altro, i proprietari successivamente avevano deciso di non dare un seguito. Ribadiamo che da parte nostra c’è la massima apertura, siamo pronti a valutare nuove iniziative».
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