Cultura
La Fondazione Sabe per l'arte si apre alla danza contemporanea
Un centinaio di appassionati hanno partecipato alla prima serata della galleria con “Ammutinamenti”, in attesa del secondo appuntamento sabato 16 settembre.
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12 settembre 2023 - In attesa dell’apertura ufficiale della nuova stagione d’arte, il prossimo 7 ottobre con la mostra “Anemoni” di Renata Boero, Valentina D’Accardi e Alessandro Roma, a cura di Irene Biolchini, la Fondazione Sabe per l’arte ha aperto le porte lunedì 11 settembre agli appassionati di danza. Dopo la buona riuscita dell’anno scorso, prosegue anche quest’anno infatti la collaborazione con “Ammutinamenti”, il festival di danza urbana e d’autore a cura dell’Associazione Cantieri Danza.
Letteralmente gremite di spettatori le sale di via Pascoli 31: sebbene i posti fossero da tempo quasi esauriti, molte persone si sono presentate all’ultimo momento con la speranza di entrare. E così è stato, per ammirare intorno alle 18.30 “Come neve” di Adriano Bolognino, classe 1995, premio Danza&Danza 2022 come coreografo emergente. In scena, le due danzatrici Rosaria di Maro e Noemi Caricchia, impegnate in un magico andirivieni.
«Quando mi è stato commissionato questo nuovo lavoro – racconta Bolognino – ho subito iniziato a pensare all’idea di benessere, a cosa significhi per me “stare bene” e a come la danza possa tradurre questa condizione. L’immagine da cui sono partito è quella della neve che si osserva quando si è piccoli dalla finestra. Prima di iniziare a lavorare con i corpi dei danzatori, ho pensato a creare un ambiente che rispecchiasse già l’idea della creazione, a cominciare dai loro abiti. Così ho subito contattato le donne del “Club dell’uncinetto”, che si sono reinventate durante la pandemia, e poi ho composto una coreografia come se fosse uncinetto; una trama intricata eppure sofisticata, un intreccio consapevole che genera nuove forme».
La serata è poi proseguita nella sala conferenze, con la proiezione del film “La parte maledetta. Viaggio ai confini del teatro. Carlo Sini”, di Clemente Tafuri e David Beronio, presentato e premiato alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2022. Si tratta della terza parte di un ciclo di documentari, dedicati a protagonisti dell’arte e della cultura, che nel loro lavoro hanno messo in crisi il sistema delle distinzioni specialistiche delle varie discipline: le arti della scena, la filosofia, l’idea stessa di performatività si rivelano così per quello che sono, una serie di rappresentazioni che interrogano senza compromessi il presente. Protagonista del film, Carlo Sini e il suo pensiero, uno dei filosofi più importanti del nostro tempo che così sintetizza il rapporto tra filosofia e teatro: «Lo sfondo più antico della filosofia, più antica della scienza è l’arte. Ma ancora più appropriato è il teatro».
Sabato 16 settembre, alle 16.30 e alle 18 con le due recite dello spettacolo “Mute” di Martina Gambardella, è in programma il secondo e ultimo appuntamento con la danza contemporanea alla Fondazione Sabe per l’arte, aperta nel novembre 2021 su iniziativa di Norberto Bezzi e di Mirella Saluzzo, con obiettivo la promozione e diffusione dell’arte contemporanea, con particolare attenzione alla scultura.
© copyright la Cronaca di Ravenna
Letteralmente gremite di spettatori le sale di via Pascoli 31: sebbene i posti fossero da tempo quasi esauriti, molte persone si sono presentate all’ultimo momento con la speranza di entrare. E così è stato, per ammirare intorno alle 18.30 “Come neve” di Adriano Bolognino, classe 1995, premio Danza&Danza 2022 come coreografo emergente. In scena, le due danzatrici Rosaria di Maro e Noemi Caricchia, impegnate in un magico andirivieni.
«Quando mi è stato commissionato questo nuovo lavoro – racconta Bolognino – ho subito iniziato a pensare all’idea di benessere, a cosa significhi per me “stare bene” e a come la danza possa tradurre questa condizione. L’immagine da cui sono partito è quella della neve che si osserva quando si è piccoli dalla finestra. Prima di iniziare a lavorare con i corpi dei danzatori, ho pensato a creare un ambiente che rispecchiasse già l’idea della creazione, a cominciare dai loro abiti. Così ho subito contattato le donne del “Club dell’uncinetto”, che si sono reinventate durante la pandemia, e poi ho composto una coreografia come se fosse uncinetto; una trama intricata eppure sofisticata, un intreccio consapevole che genera nuove forme».
La serata è poi proseguita nella sala conferenze, con la proiezione del film “La parte maledetta. Viaggio ai confini del teatro. Carlo Sini”, di Clemente Tafuri e David Beronio, presentato e premiato alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2022. Si tratta della terza parte di un ciclo di documentari, dedicati a protagonisti dell’arte e della cultura, che nel loro lavoro hanno messo in crisi il sistema delle distinzioni specialistiche delle varie discipline: le arti della scena, la filosofia, l’idea stessa di performatività si rivelano così per quello che sono, una serie di rappresentazioni che interrogano senza compromessi il presente. Protagonista del film, Carlo Sini e il suo pensiero, uno dei filosofi più importanti del nostro tempo che così sintetizza il rapporto tra filosofia e teatro: «Lo sfondo più antico della filosofia, più antica della scienza è l’arte. Ma ancora più appropriato è il teatro».
Sabato 16 settembre, alle 16.30 e alle 18 con le due recite dello spettacolo “Mute” di Martina Gambardella, è in programma il secondo e ultimo appuntamento con la danza contemporanea alla Fondazione Sabe per l’arte, aperta nel novembre 2021 su iniziativa di Norberto Bezzi e di Mirella Saluzzo, con obiettivo la promozione e diffusione dell’arte contemporanea, con particolare attenzione alla scultura.
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