Il Requiem di Verdi con Riccardo Muti e i giovani direttori dell’Italian Opera Academy | la CRONACA di RAVENNA

Il Requiem di Verdi con Riccardo Muti e i giovani direttori dell’Italian Opera Academy

Al Teatro Alighieri, martedì 13 e giovedì 15, i concerti finali con l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini e i cantanti

12 dicembre 2022 - Nota dopo nota, parola dopo parola, la grandiosa costruzione della Messa da requiem di Giuseppe Verdi è stata portata a termine durante l’Italian Opera Academy di Riccardo Muti, che è tornata a Ravenna dopo la trasferta a Milano dell’anno scorso. In una decina di giorni, al Teatro Alighieri, Muti ha condotto i giovani allievi (cinque direttori e cinque maestri collaboratori) attraverso ogni dettaglio della partitura composta da Verdi nel 1874 in memoria di Alessandro Manzoni.

I risultati del lavoro di preparazione si potranno ascoltare all’Alighieri martedì 13 alle 20.30. Sul podio si susseguiranno, nell’ordine, la ventiseienne cinese Kerou Liu, l’ucraina ventunenne Polina Lebedieva, lo statunitense Nicholas Koo, trentatré anni, e l’italiano Vsevolod Sieva Borzak, venticinque. Non potrà partecipare per impegni improrogabili il quinto allievo, l’austriaco trentatreenne Andreas Ottensamer, che ha già un nome affermato in campo musicale come clarinettista solista di rango e come primo clarinetto dei Berliner Philharmoniker.

In effetti, hanno già intrapreso la loro carriera tutti i partecipanti all’Academy, ma il periodo di studio con Riccardo Muti, fin dalla prima edizione del 2015, è un’occasione di perfezionamento di straordinario valore e molto ricercata: sono state più di trecento le domande di partecipazione arrivate da tutto il mondo. Ogni curriculum e ogni video è stato vagliato da una commissione di cui faceva parte lo stesso Muti, fino ad arrivare alla rosa dei prescelti. La presenza femminile tra i direttori dell’Academy non è affatto una novità, ma è una costante di tutti questi anni.

Come sempre, le giornate di corso sono state intensissime, anche se il carico delle ore e ore di lavoro è stato alleviato dall’atteggiamento di Muti, didatta senza confronto, che inframmezza sempre lo spunto per una risata all’applicazione più rigorosa per alleggerirne il peso. Il risultato che si ascolterà in concerto metterà in luce i grandi e significativi progressi compiuti dagli allievi da tutti i punti di vista, dalla tecnica direttoriale alla comprensione del testo musicale, e della relazione tra parole e musica, al rapporto con l’orchestra e con i cantanti. Per tutto il periodo, questi ultimi e l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini si sono messi a disposizione senza risparmiarsi; martedì 13 le voci saranno quelle del soprano Verónica Tello, del mezzosoprano Isabel De Paoli, del tenore Klodjan Kaçani e del basso Riccardo Zanellato.

Una sola sostituzione nel quartetto vocale per l’esecuzione della Messa che Riccardo Muti dirigerà giovedì 15, sempre all’Alighieri alle 20.30: si potrà ascoltare il soprano armeno Juliana Grigoryan, fresca vincitrice del Concorso Operalia fondato da Plácido Domingo. Anche lei ha partecipato al lavoro dell’Academy, alternandosi con Verónica Tello.

Muti, che dirige la Messa da requiem da più di cinquant’anni e l’ha fatto con le più grandi orchestre e con voci straordinarie come quelle di Montserrat Caballé o Renata Scotto, vede nella partitura verdiana «la battaglia cruenta dell’individuo davanti alla morte che dice a Dio: tu mi hai creato, tu mi devi liberare», ed è una battaglia che finisce nel dubbio, come la musica esprime. È un rapporto con la divinità e con la morte di matrice molto italiana e ne è stato interprete impareggiabile Verdi che, come ha ricordato ancora il direttore, «pianse ed amò per tutti» secondo le parole di Gabriele D’Annunzio.

Da mezzo secolo in qua, le cose sono molto cambiate nella musica e nel teatro d’opera, e per la gran parte in negativo: «Oggi nell’opera interessa più quello che si vede rispetto a quello che si sente», afferma sconfortato Riccardo Muti, che però non demorde e continua a trasmettere la lezione dei suoi maestri e le acquisizioni che ha maturato nella sua enorme esperienza di studio e di lavoro; il suo è un gesto d’amore e dedizione verso la musica, i giovani e il nostro Paese, nella speranza, sempre più frustrata, che anche le istituzioni e chi ci governa facciano la loro parte.

Patrizia Luppi


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