Sopra le righe
Sergio Zavoli, il giornalista poeta
I suoi versi ci raccontano l’uomo, non solo il giornalista e il politico, ma il suo legame con la terra d’origine, le persone incontrate e amate, i personaggi che hanno contribuito alla sua formazione
06 agosto 2020 - "Non vorrei andarmene senza essere presente al congedo. Dopo l'evento della mia nascita, vorrei non perdermi quello, conclusivo, del congedo".
Queste parole sarebbero già da sole sufficienti per descrivere l’ironia di un grande personaggio come Sergio Zavoli che ci ha lasciato solo da poche ore, ma pur nel silenzio della sua scomparsa riempie le pagine di tutti i giornali e gli spazi televisivi.
Sergio Zavoli è nato a Ravenna nel 1923 ed è cresciuto a Rimini. Autore radiofonico e televisivo tra i più innovatori (vincitore di due Prix Italia), è stato presidente della RAI e senatore della Repubblica. Scrittore, autore de La notte della Repubblica e di tante altre pubblicazioni che indagano sul mondo politico e sociale ma la parte più intima della sua vita è senza dubbio nella poesia.
Da Un incauto guardare (Premio Alfonso Gatto), a In parole strette, da L’orlo delle cose a La parte in ombra ci raccontano l’uomo, non solo il giornalista e il politico, ma il suo legame con la terra d’origine, le persone incontrate e amate, i personaggi che hanno contribuito alla sua formazione.
Ad un certo punto della propria vita si affaccia un mondo intero nella mente di un uomo, cosa che accade anche a Sergio Zavoli e di lì partono i ricordi, proprio dalla sua nascita, come ci racconta in A via Cavour. “Sono venuto al mondo/dopo la mareggiata,/in una strada di Ravenna,/una fila di logge appese ai muri,/i vicoli sui fianchi, generati dal buio, e le grida/dei giocatori con il re sfolgorante tra le dita/di mio padre./
Ma di lì il mondo gli si è spalancato davanti trascinandolo in una lunga vita fatta di successi. Il tempo passa sempre troppo in fretta e Zavoli si sorprende a rendersene conto, sempre armato della sua ironia: “Lo sai che ho preso gusto ad invecchiare?/Un po’ alla volta ci si scosta/da sé, poi si resta in attesa dei ricordi/ e intanto hai tra le dita appena un ago/ senza più filo per cucire gli anni” (da La Parte in ombra).
Molte sono le poesie dedicate ai suoi amici, a Fellini, a Raul Gardini, a Walter Della Monica, a Tonino Guerra, ma anche alla figlia Valentina ritratta in uno scenario marino della sua Romagna: “Tra un mare giallo e dune/rinverdite dal poco di ginestra che si ostina/controvento, ti vedevo venire/sulle punte, al dito la cordella/del costume inzuppato,/sul tuo corpo/un avanzo di mare./Avevi sulla fronte un filo d’alga/e sembravi ferita,/ma ti guariva un volo di scirocco" (da L’orlo delle cose) .
ADL
© copyright la Cronaca di Ravenna
Queste parole sarebbero già da sole sufficienti per descrivere l’ironia di un grande personaggio come Sergio Zavoli che ci ha lasciato solo da poche ore, ma pur nel silenzio della sua scomparsa riempie le pagine di tutti i giornali e gli spazi televisivi.
Sergio Zavoli è nato a Ravenna nel 1923 ed è cresciuto a Rimini. Autore radiofonico e televisivo tra i più innovatori (vincitore di due Prix Italia), è stato presidente della RAI e senatore della Repubblica. Scrittore, autore de La notte della Repubblica e di tante altre pubblicazioni che indagano sul mondo politico e sociale ma la parte più intima della sua vita è senza dubbio nella poesia.
Da Un incauto guardare (Premio Alfonso Gatto), a In parole strette, da L’orlo delle cose a La parte in ombra ci raccontano l’uomo, non solo il giornalista e il politico, ma il suo legame con la terra d’origine, le persone incontrate e amate, i personaggi che hanno contribuito alla sua formazione.
Ad un certo punto della propria vita si affaccia un mondo intero nella mente di un uomo, cosa che accade anche a Sergio Zavoli e di lì partono i ricordi, proprio dalla sua nascita, come ci racconta in A via Cavour. “Sono venuto al mondo/dopo la mareggiata,/in una strada di Ravenna,/una fila di logge appese ai muri,/i vicoli sui fianchi, generati dal buio, e le grida/dei giocatori con il re sfolgorante tra le dita/di mio padre./
Ma di lì il mondo gli si è spalancato davanti trascinandolo in una lunga vita fatta di successi. Il tempo passa sempre troppo in fretta e Zavoli si sorprende a rendersene conto, sempre armato della sua ironia: “Lo sai che ho preso gusto ad invecchiare?/Un po’ alla volta ci si scosta/da sé, poi si resta in attesa dei ricordi/ e intanto hai tra le dita appena un ago/ senza più filo per cucire gli anni” (da La Parte in ombra).
Molte sono le poesie dedicate ai suoi amici, a Fellini, a Raul Gardini, a Walter Della Monica, a Tonino Guerra, ma anche alla figlia Valentina ritratta in uno scenario marino della sua Romagna: “Tra un mare giallo e dune/rinverdite dal poco di ginestra che si ostina/controvento, ti vedevo venire/sulle punte, al dito la cordella/del costume inzuppato,/sul tuo corpo/un avanzo di mare./Avevi sulla fronte un filo d’alga/e sembravi ferita,/ma ti guariva un volo di scirocco" (da L’orlo delle cose) .
ADL
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