Ancisi: "Ecco perché il Mar ha perso visitatori paganti e sponsor" | la CRONACA di RAVENNA

Ancisi: "Ecco perché il Mar ha perso visitatori paganti e sponsor"

L'esponente di Lista per Ravenna ripercorre l'ultimo decennio dell'istituzione culturale

29 aprile 2022 - Mentre esplodeva la notizia che Maurizio Tarantino, direttore del Mar e della Biblioteca Classense, sarebbe uscito dal Comune di Ravenna non avendo superato la prova scritta del concorso per direttore in pianta stabile della Classense, dopo aver rinunciato a dirigere il Mar, ieri stesso sono stati discussi in consiglio comunale i rendiconti 2021 di entrambe le istituzioni culturali.

"Nel mandato elettorale 2016-2021, l'opposizione - a dire il vero - non ha contestato la gestione della Biblioteca, riconoscendone anche i meriti, pur dissociandosi, sul piano politico, dal suo assetto strutturale. Frontale è stata invece la battaglia sul Museo d'Arte di Ravenna, la cui gestione Tarantino aveva peraltro largamente delegato alla neo curatrice Giorgia Salerno. In questo quadro, il bilancio 2021 rappresenta per l'opposizione la sintesi di cinque anni del MAR marcati dall'improvvisazione e dall'assenza di un filo conduttore, in definitiva dalla decadenza, che addebitiamo ovviamente al governo politico della città" commenta Alvaro Ancisi, capogruppo di Lista per Ravenna - Polo civico popolare.

"È dimostrativo, al riguardo, il rendiconto del 2021. Visto alla luce del Controllo di Gestione effettuato dal Comune di Ravenna, registra costi del Mar per la cifra ingente di 1.872.013 euro. A fronte però di cinque grandi mostre (quella fotografica, eccezionale, di Paolo Roversi, le tre dantesche 'Arti al tempo dell'esilio', 'Dante nell'arte dell'ottocento' e 'Un'epopea pop' e Presenze, esposizione della sculture in dotazione patrimoniale al Mar), l'incasso dai visitatori paganti è stato di appena 81.432 euro.

Il Comune, oltre a farsi carico dei costi del personale per 624.961 euro, ha dovuto versare al Mar 600 mila euro (in tutto 1.224.961), che l'anno prima erano stati 500 mila, ma zero nel 2016, ultimo esercizio del precedente mandato, 25 mila nel 2015 e ancora zero nel 2014. Nel 2021, 250.357 mila euro li ha versati anche lo Stato, di cui 67.357 come ristorno per i mancati incassi causati dalla pandemia. Unico sponsor, con 162 mila euro, la Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, che però non è un'impresa privata, bensì un'istituzione benefica.
Nel 2016, i contributi e i trasferimenti da privati erano stati invece di 249.853 euro, nel 2015 di 332.077, nel 2014 di 457.600. Questi dati dimostrano la perdita di attrazione del Mar sia da parte del pubblico pagante che degli sponsor privati, una ridiscesa agli inferi dei musei italiani".

Nel 2010, il Giornale dell'Arte aveva classificato il Mar al 6° posto in Italia; nel 2013, la rivista Espoarte tra i primi sette musei dell'anno.

"Il 13 aprile scorso, il Mar ha festeggiato i suoi vent'anni con il proprio 'nuovo allestimento', atteso da un anno e mezzo, che si giova di un secondo ingresso aperto sul lato dei giardini pubblici. Definitivamente sloggiate dall'ingresso storico di via di Roma le mostre dei mosaici moderni e dei mosaici contemporanei, biglietto da visita irripetibile e prestigioso per chi entrava nel museo d'arte della città capitale del mosaico, ne è stato così cestinato l'allestimento da 200 mila euro, finanziato nel 2015 dall'Unione Europea a seguito di una selezione internazionale.
Sparito il Centro di documentazione sul mosaico, molto vitale e di notevoli spessore e autorevolezza, fondato nel 2003 su un importante progetto europeo, è stata anche trasferita inutilmente alla Classense la biblioteca specializzata in cataloghi e pubblicazioni museali, preziosa per gli studenti e gli studiosi.

Anche da ciò si può comprendere come il nuovo allestimento del Mar sia stato stroncato da Serena Simoni, ravennate con un largo credito nei campi dell'arte, della cultura e delle mostre, docente universitaria a Bologna e poi nelle scuole superiori di Ravenna, pubblicista per riviste e periodici nazionali.
La sua critica ha infatti ravvisato nel nuovo scenario una perdita di identità del museo e l'incapacità di valorizzarne la storia propria e della città, ma anche di costituire un punto focale di dialogo attivo e costruttivo con la comunità. Quello che è stato e adesso non c'è".


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