Cultura
RAVENNA FESTIVAL/ Riccardo Muti straordinario docente insegna ai giovani l’opera italiana
Da domani al 31 luglio si terrà al Teatro Alighieri la sesta edizione dell’Italian Opera Academy. Una riflessione sull’insegnamento del grande direttore
17 luglio 2020 - Il teatro d’opera come si faceva una volta in Italia: si potrebbe riassumere in questa breve ma non scontata formula l’intento che ha animato Riccardo Muti nel fondare l’Italian Opera Academy, l’eccellente scuola per giovani direttori d’orchestra e maestri collaboratori che giunge domani, sabato 18 luglio, all’apertura della sesta edizione, dedicata a Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni e Pagliacci di Ruggero Leoncavallo.
L’appuntamento è per le 18 nel Teatro Alighieri che torna a spalancare le sue porte per l’occasione dopo i mesi di chiusura.
«Mi sono sentito investito di un compito, quello di trasferire ai giovani il metodo e gli strumenti che hanno permesso a me di arrivare fin qui: credo si debba recuperare la capacità, troppo spesso dimenticata, di concertare, cioè di costruire la regia musicale di un titolo lavorando a fondo con un cantante al pianoforte o ragionando con l’orchestra sulle caratteristiche di una partitura» ha dichiarato Muti. Ecco infatti all’Academy le prove al pianoforte con i cantanti, dopo le quali, come in un vero teatro d’opera, i direttori salgono sul podio. Le indicazioni di Muti toccano tutti gli aspetti della partitura e i suoi risvolti: si soffermano sui punti nevralgici, ma anche sui passaggi che di solito vengono erroneamente trascurati, e trascorrono dall’analisi sottile di ogni componente della musica alla tecnica direttoriale.
Muti è un grande docente: lo è per l’appassionata dedizione alla propria materia e l’ampia e minuziosa sapienza, sorretta da uno scavo sempre più approfondito; lo è per l’acutezza analitica e la lungimiranza che si sommano alla coinvolgente comunicativa e, non ultimo, a un umorismo sdrammatizzante, a fianco della serietà a tutta prova delle indicazioni e dei precetti.
Sono tutte doti profuse a piene mani nel suo continuo lavoro con i giovani: quelli dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, da lui fondata nel 2004 e che partecipa fin dall’inizio all’Academy, ma anche quelli, giovani sì ma già in carriera, che arrivano dalle più autorevoli istituzioni di tutto il mondo per imbeversi della conoscenza da lui accumulata in decenni di sfolgorante carriera. Una conoscenza che, prima ancora, gli è stata trasmessa dai suoi insigni maestri, depositari della migliore tradizione, come Antonino Votto.
Quello che il grande direttore d’orchestra insegna non è soltanto l’approccio a una singola opera, ma un vero e proprio metodo che si rivelerà prezioso nell’attività successiva dei giovani prescelti, ammessi in numero limitato dopo accurate selezioni. Le domande sono moltissime, nell’ordine delle centinaia, e provengono da tutto il mondo. I risultati dell’insegnamento di Muti si vedono nella carriera intrapresa dopo l’Academy da molti dei partecipanti. Due, in particolare, sono tornati negli anni a Ravenna per dirigere opere della Trilogia d’autunno: l’iraniano Hossein Pishkar per Rigoletto nel 2018 e Vladimir Ovodok, nativo di Minsk, l’anno successivo per Carmen. Pishkar, tra l’altro, vista la bella prova fornita due anni fa è già stato ingaggiato per il Faust di Gounod che chiuderà la Trilogia 2020, il prossimo novembre.
La lezione di Riccardo Muti è feconda e nel mondo se ne riconosce l’eccellenza: prova ne è che all’edizione ravennate dell’Italian Opera Academy si affianca dal 2019 quella a Tokyo, nell’ambito dello Spring Festival. Quest’anno era in programma a marzo e a causa dell’emergenza Covid-19 è stata rimandata a data da destinarsi, mentre per fortuna l’appuntamento a Ravenna è stato confermato.
Tutte le giornate dell’Academy, che si protrarrà fino al 31 luglio, si terranno al Teatro Alighieri, dove il 29 Muti dirigerà una selezione da Cavalleria rusticana e Pagliacci, mentre il 31 presenterà il Concerto di gala dei giovani direttori partecipanti in brani delle stesse opere.
Patrizia Luppi
© copyright la Cronaca di Ravenna
L’appuntamento è per le 18 nel Teatro Alighieri che torna a spalancare le sue porte per l’occasione dopo i mesi di chiusura.
«Mi sono sentito investito di un compito, quello di trasferire ai giovani il metodo e gli strumenti che hanno permesso a me di arrivare fin qui: credo si debba recuperare la capacità, troppo spesso dimenticata, di concertare, cioè di costruire la regia musicale di un titolo lavorando a fondo con un cantante al pianoforte o ragionando con l’orchestra sulle caratteristiche di una partitura» ha dichiarato Muti. Ecco infatti all’Academy le prove al pianoforte con i cantanti, dopo le quali, come in un vero teatro d’opera, i direttori salgono sul podio. Le indicazioni di Muti toccano tutti gli aspetti della partitura e i suoi risvolti: si soffermano sui punti nevralgici, ma anche sui passaggi che di solito vengono erroneamente trascurati, e trascorrono dall’analisi sottile di ogni componente della musica alla tecnica direttoriale.
Muti è un grande docente: lo è per l’appassionata dedizione alla propria materia e l’ampia e minuziosa sapienza, sorretta da uno scavo sempre più approfondito; lo è per l’acutezza analitica e la lungimiranza che si sommano alla coinvolgente comunicativa e, non ultimo, a un umorismo sdrammatizzante, a fianco della serietà a tutta prova delle indicazioni e dei precetti.
Sono tutte doti profuse a piene mani nel suo continuo lavoro con i giovani: quelli dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, da lui fondata nel 2004 e che partecipa fin dall’inizio all’Academy, ma anche quelli, giovani sì ma già in carriera, che arrivano dalle più autorevoli istituzioni di tutto il mondo per imbeversi della conoscenza da lui accumulata in decenni di sfolgorante carriera. Una conoscenza che, prima ancora, gli è stata trasmessa dai suoi insigni maestri, depositari della migliore tradizione, come Antonino Votto.
Quello che il grande direttore d’orchestra insegna non è soltanto l’approccio a una singola opera, ma un vero e proprio metodo che si rivelerà prezioso nell’attività successiva dei giovani prescelti, ammessi in numero limitato dopo accurate selezioni. Le domande sono moltissime, nell’ordine delle centinaia, e provengono da tutto il mondo. I risultati dell’insegnamento di Muti si vedono nella carriera intrapresa dopo l’Academy da molti dei partecipanti. Due, in particolare, sono tornati negli anni a Ravenna per dirigere opere della Trilogia d’autunno: l’iraniano Hossein Pishkar per Rigoletto nel 2018 e Vladimir Ovodok, nativo di Minsk, l’anno successivo per Carmen. Pishkar, tra l’altro, vista la bella prova fornita due anni fa è già stato ingaggiato per il Faust di Gounod che chiuderà la Trilogia 2020, il prossimo novembre.
La lezione di Riccardo Muti è feconda e nel mondo se ne riconosce l’eccellenza: prova ne è che all’edizione ravennate dell’Italian Opera Academy si affianca dal 2019 quella a Tokyo, nell’ambito dello Spring Festival. Quest’anno era in programma a marzo e a causa dell’emergenza Covid-19 è stata rimandata a data da destinarsi, mentre per fortuna l’appuntamento a Ravenna è stato confermato.
Tutte le giornate dell’Academy, che si protrarrà fino al 31 luglio, si terranno al Teatro Alighieri, dove il 29 Muti dirigerà una selezione da Cavalleria rusticana e Pagliacci, mentre il 31 presenterà il Concerto di gala dei giovani direttori partecipanti in brani delle stesse opere.
Patrizia Luppi
© copyright la Cronaca di Ravenna