Cultura
“Società e culture del Mediterraneo", al via il nuovo Corso di laurea
Intervista al coordinatore Michele Marchi: "Si studierà l'area mediterranea dal punto di vista storico e antropologico, ma anche ambientale e giuridico"
![“Società e culture del Mediterraneo, al via il nuovo Corso di laurea](/file/articoli/th/articoli_859.jpg)
15 luglio 2020 - A partire dal 23 luglio, aprono le iscrizioni al nuovo Corso triennale di Laurea in “Società e culture del Mediterraneo, istituzioni, sicurezza e ambiente”, inserito all’interno del Dipartimento di Beni Culturali del Campus ravennate dell’Università di Bologna.
Il fulcro centrale del nuovo corso è dunque, appunto, il “mare nostrum” dei romani: al quale è dedicata anche una serie di tre webinar (13-15-17 luglio) organizzati dal Dipartimento stesso assieme al Comune di Ravenna, e intitolati “Ripartire dal Mediterraneo: Ravenna, Italia, Europa”.
Michele Marchi, docente di storia contemporanea, è il coordinatore del nuovo corso (dove insegnerà “Storia del Mediterraneo moderno e contemporaneo”). A lui abbiamo chiesto lumi sul corso che verrà.
Professore, quali sono le principali novità del Corso in avvio col nuovo anno accademico?
E’ un corso triennale in storia, ma decisamente sui generis. L’idea è quella di studiare l’area mediterranea, le due sponde del “Mediterraneo largo”: partendo dal fatto che, dalla crisi petrolifera degli anni Settanta, oggi questo mare è tornato a essere centrale come prima delle scoperte geografiche, quando si ritiene che perse questo ruolo.
Quale preparazione avranno gli studenti al termine del triennio?
Vorremmo preparare figure in grado di specializzarsi sull’area mediterranea dal punto di vista storico e antropologico, ma non fermandosi solo alla storia o alla politica: bensì che possano incrociare, soprattutto negli anni successivi, l’aspetto ambientale e quello giuridico.
I primi due anni saranno più fissi; nel terzo gli studenti avranno più possibilità di scelta con tre percorsi che fanno riferimento ai tre termini richiamati dal titolo del corso. Ovvero uno sulle istituzioni (un taglio più politico, istituzionale, i rapporti fra nord e sud), uno sulla sicurezza, che affronti dal punto di vista giuridico anche i temi dell’integrazione, e uno più ambientale.
E gli sbocchi dopo la triennale sono promettenti: abbiamo avuto una serie di consultazioni fra parti sociali e riscontri ottimi da istituzioni europee, autorità portuali, addirittura dalla Farnesina, interessata a operatori per la gestione delle politiche estere del Mediterraneo. Insomma, professionisti spendibili a livello sia pubblico che privato.
Ci sono corsi analoghi in Italia?
No, è un unicum in Italia, ma forse anche a livello europeo: è difficilissimo trovare qualcosa di analogo, del resto per poterlo organizzare ho dovuto dimostrare che era innovativo. Esistono alcuni corsi storici sul Mediterraneo a livello di magistrale – a Napoli e Catania – ma sono corsi “classici” di storia, senza la valenza multidisciplinare del nostro.
Che aspettative avete sulle iscrizioni iniziali?
Stiamo facendo il possibile per farlo conoscere. Ci siamo battuti in maniera forte per partire quest’anno, l’Ateneo ci ha supportato, c’è stato anche un gran lavoro di rete con l’Amministrazione comunale e la Fondazione Flaminia, che hanno lavorato assieme per arrivare a questo traguardo.
Certo, non ci ha aiutato la crisi sanitaria: sia perché abbiamo potuto fare meno comunicazione in presenza (che avrei fatto nelle classi quinte); sia perché anche le varie iniziative dell’Ateneo, come Alma Oriente, si sono svolte solo in remoto, senza i ragazzi in presenza.
Ma ho contattato i dirigenti scolastici di buona parte della dorsale adriatica, fino all’Abruzzo: quindi sono fiducioso. Il punto si farà quando avremo il ciclo completo degli iscritti di quest’anno. Inoltre, ci si potrà iscrivere fino a novembre-dicembre: quindi solo a fine anno avremo il quadro completo delle matricole.
Infine, due parole sui tre webinar in corso questa settimana…
I tre webinar non fanno riferimento diretto al Corso, ma prendono il Mediterraneo come trait d’union: l’idea, appunto, di riaccendere l’interesse su quest’aerea. Facendo notare inoltre che Ravenna sta pienamente dentro questo Mediterraneo, è centrale, è la famosa “porta d’oriente”, che oggi ha dinamiche concretissime, anche pensando ai Balcani, a Suez, alla presenza della Cina… Se Russia, Turchia e Cina sono così interessati al Mediterraneo, vorrà pur dire che è importante che ce ne interessiamo anche noi!
© copyright la Cronaca di Ravenna
Il fulcro centrale del nuovo corso è dunque, appunto, il “mare nostrum” dei romani: al quale è dedicata anche una serie di tre webinar (13-15-17 luglio) organizzati dal Dipartimento stesso assieme al Comune di Ravenna, e intitolati “Ripartire dal Mediterraneo: Ravenna, Italia, Europa”.
Michele Marchi, docente di storia contemporanea, è il coordinatore del nuovo corso (dove insegnerà “Storia del Mediterraneo moderno e contemporaneo”). A lui abbiamo chiesto lumi sul corso che verrà.
Professore, quali sono le principali novità del Corso in avvio col nuovo anno accademico?
E’ un corso triennale in storia, ma decisamente sui generis. L’idea è quella di studiare l’area mediterranea, le due sponde del “Mediterraneo largo”: partendo dal fatto che, dalla crisi petrolifera degli anni Settanta, oggi questo mare è tornato a essere centrale come prima delle scoperte geografiche, quando si ritiene che perse questo ruolo.
Quale preparazione avranno gli studenti al termine del triennio?
Vorremmo preparare figure in grado di specializzarsi sull’area mediterranea dal punto di vista storico e antropologico, ma non fermandosi solo alla storia o alla politica: bensì che possano incrociare, soprattutto negli anni successivi, l’aspetto ambientale e quello giuridico.
I primi due anni saranno più fissi; nel terzo gli studenti avranno più possibilità di scelta con tre percorsi che fanno riferimento ai tre termini richiamati dal titolo del corso. Ovvero uno sulle istituzioni (un taglio più politico, istituzionale, i rapporti fra nord e sud), uno sulla sicurezza, che affronti dal punto di vista giuridico anche i temi dell’integrazione, e uno più ambientale.
E gli sbocchi dopo la triennale sono promettenti: abbiamo avuto una serie di consultazioni fra parti sociali e riscontri ottimi da istituzioni europee, autorità portuali, addirittura dalla Farnesina, interessata a operatori per la gestione delle politiche estere del Mediterraneo. Insomma, professionisti spendibili a livello sia pubblico che privato.
Ci sono corsi analoghi in Italia?
No, è un unicum in Italia, ma forse anche a livello europeo: è difficilissimo trovare qualcosa di analogo, del resto per poterlo organizzare ho dovuto dimostrare che era innovativo. Esistono alcuni corsi storici sul Mediterraneo a livello di magistrale – a Napoli e Catania – ma sono corsi “classici” di storia, senza la valenza multidisciplinare del nostro.
Che aspettative avete sulle iscrizioni iniziali?
Stiamo facendo il possibile per farlo conoscere. Ci siamo battuti in maniera forte per partire quest’anno, l’Ateneo ci ha supportato, c’è stato anche un gran lavoro di rete con l’Amministrazione comunale e la Fondazione Flaminia, che hanno lavorato assieme per arrivare a questo traguardo.
Certo, non ci ha aiutato la crisi sanitaria: sia perché abbiamo potuto fare meno comunicazione in presenza (che avrei fatto nelle classi quinte); sia perché anche le varie iniziative dell’Ateneo, come Alma Oriente, si sono svolte solo in remoto, senza i ragazzi in presenza.
Ma ho contattato i dirigenti scolastici di buona parte della dorsale adriatica, fino all’Abruzzo: quindi sono fiducioso. Il punto si farà quando avremo il ciclo completo degli iscritti di quest’anno. Inoltre, ci si potrà iscrivere fino a novembre-dicembre: quindi solo a fine anno avremo il quadro completo delle matricole.
Infine, due parole sui tre webinar in corso questa settimana…
I tre webinar non fanno riferimento diretto al Corso, ma prendono il Mediterraneo come trait d’union: l’idea, appunto, di riaccendere l’interesse su quest’aerea. Facendo notare inoltre che Ravenna sta pienamente dentro questo Mediterraneo, è centrale, è la famosa “porta d’oriente”, che oggi ha dinamiche concretissime, anche pensando ai Balcani, a Suez, alla presenza della Cina… Se Russia, Turchia e Cina sono così interessati al Mediterraneo, vorrà pur dire che è importante che ce ne interessiamo anche noi!
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