Cultura
"Verso Paradiso", notte dantesca ai Giardini Pubblici
Da ieri sera, venerdì, a questa mattina alla 5 lo spettacolo del Teatro delle Albe con la lettura dell'ultima cantica della Commedia
![Verso Paradiso, notte dantesca ai Giardini Pubblici](/file/articoli/th/articoli_637603155566828036.jpg)
26 giugno 2021 - Cinquanta persone sono rimaste fino alle cinque e un quarto di questa
mattina, ai Giardini Pubblici, per seguire fino a compimento la lettura
integrale dei trentatré Canti del Paradiso, nella notte dantesca ideata
dal Teatro delle Albe con il Ravenna Festival.
Un numero non indifferente anche rispetto ai quattrocento spettatori del tutto esaurito iniziale, che com’era inevitabile sono andati calando progressivamente durante la notte, nel corso delle tre parti in cui era diviso “Verso Paradiso”: più che uno spettacolo, e più che l’ennesima lettura dantesca celebrativa, “un happening, un rito”, come ha detto in apertura Ermanna Montanari, prima di leggere il Canto iniziale con Marco Martinelli.
La coralità è un elemento portante della Divina Commedia nella visione del Teatro delle Albe. Non ha potuto, quest’anno, riguardare l’insieme della cittadinanza con la Chiamata Pubblica, impedita dalle norme contro il Covid, e allora si è estesa a chi stava in scena. E sono state parecchie le voci, una settantina, idealmente quelle di tutti gli attori di Ravenna. La terza cantica sarà realizzata l’anno prossimo, con il concorso della cittadinanza, a concludere il lavoro sul poema dantesco intrapreso nel 2017.
La performance collettiva si avvaleva di una scenografia naturale di notevole effetto, tra gli alberi frondosi e il manto d’erba dei Giardini Pubblici, con sullo sfondo la leggiadra Loggetta Lombardesca nel cui complesso ha sede il MAR-Museo d’Arte della Città di Ravenna. Il disegno luci di Fabio Sajiz, elegante e funzionale, utilizzava con misura il colore per dare a volte evidenza a elementi della Loggetta stessa, o per tingere di sfumature inedite la facciata dell’edificio, e poneva in risalto gli interpreti in scena.
Sulla destra del palco stavano Montanari e Martinelli, novelli Virgilio che guidavano il pubblico introducendo uno per uno i Canti. Al centro gli attori ravennati, uno, due, tre o più per volta, con voci sole o dialoganti, o anche sovrapposte in una polifonia d’effetto. Tutti coinvolti, da chi gode di fama internazionale a chi fa teatro per diletto ma con serio impegno, con i rispettivi stili di lettura sempre diversi, a comporre un grande e variegato affresco.
Alla sinistra stavano invece gli esecutori dal vivo, Vincenzo Core alla chitarra elettrica, Giacomo Piermatti al contrabbasso, Gianni Trovalusci ai flauti, ai quali si aggiungevano la voce di Mirella Mastronardi e il live electronics gestito da Andrea Veneri. Le musiche di Luigi Ceccarelli contrappuntavano e accompagnavano gli interventi degli attori, sfavorite a volte da un’amplificazione un po’ troppo aggressiva, ma comunque efficaci nel creare, grazie anche al sound design di Marco Olivieri, un paesaggio sonoro evocativo e d’impatto.
Patrizia Luppi
© copyright la Cronaca di Ravenna
Un numero non indifferente anche rispetto ai quattrocento spettatori del tutto esaurito iniziale, che com’era inevitabile sono andati calando progressivamente durante la notte, nel corso delle tre parti in cui era diviso “Verso Paradiso”: più che uno spettacolo, e più che l’ennesima lettura dantesca celebrativa, “un happening, un rito”, come ha detto in apertura Ermanna Montanari, prima di leggere il Canto iniziale con Marco Martinelli.
La coralità è un elemento portante della Divina Commedia nella visione del Teatro delle Albe. Non ha potuto, quest’anno, riguardare l’insieme della cittadinanza con la Chiamata Pubblica, impedita dalle norme contro il Covid, e allora si è estesa a chi stava in scena. E sono state parecchie le voci, una settantina, idealmente quelle di tutti gli attori di Ravenna. La terza cantica sarà realizzata l’anno prossimo, con il concorso della cittadinanza, a concludere il lavoro sul poema dantesco intrapreso nel 2017.
La performance collettiva si avvaleva di una scenografia naturale di notevole effetto, tra gli alberi frondosi e il manto d’erba dei Giardini Pubblici, con sullo sfondo la leggiadra Loggetta Lombardesca nel cui complesso ha sede il MAR-Museo d’Arte della Città di Ravenna. Il disegno luci di Fabio Sajiz, elegante e funzionale, utilizzava con misura il colore per dare a volte evidenza a elementi della Loggetta stessa, o per tingere di sfumature inedite la facciata dell’edificio, e poneva in risalto gli interpreti in scena.
Sulla destra del palco stavano Montanari e Martinelli, novelli Virgilio che guidavano il pubblico introducendo uno per uno i Canti. Al centro gli attori ravennati, uno, due, tre o più per volta, con voci sole o dialoganti, o anche sovrapposte in una polifonia d’effetto. Tutti coinvolti, da chi gode di fama internazionale a chi fa teatro per diletto ma con serio impegno, con i rispettivi stili di lettura sempre diversi, a comporre un grande e variegato affresco.
Alla sinistra stavano invece gli esecutori dal vivo, Vincenzo Core alla chitarra elettrica, Giacomo Piermatti al contrabbasso, Gianni Trovalusci ai flauti, ai quali si aggiungevano la voce di Mirella Mastronardi e il live electronics gestito da Andrea Veneri. Le musiche di Luigi Ceccarelli contrappuntavano e accompagnavano gli interventi degli attori, sfavorite a volte da un’amplificazione un po’ troppo aggressiva, ma comunque efficaci nel creare, grazie anche al sound design di Marco Olivieri, un paesaggio sonoro evocativo e d’impatto.
Patrizia Luppi
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