Luparini: "La biblioteca, come tutti i luoghi di cultura, è e deve rimanere uno spazio partecipato". INTERVISTA | la CRONACA di RAVENNA

Luparini: "La biblioteca, come tutti i luoghi di cultura, è e deve rimanere uno spazio partecipato". INTERVISTA

Il direttore della Biblioteca "Alfredo Oriani" anticipa gli eventi per la riapertura, dal convegno "Il Dante della Vittoria" alle iniziative con la Biblioteca nazionale Marciana di Venezia

24 marzo 2021 - La Biblioteca “Alfredo Oriani” di Ravenna è una delle maggiori nel campo della storia contemporanea e degli studi politici e sociali. Ha un patrimonio di 130mila volumi a cui si aggiunge quello, unico al mondo, del fondo storico della “Biblioteca Mussolini”.
Abbiamo intervistato il direttore Alessandro Luparini, con il quale abbiamo parlato della situazione generata dal Covid, delle iniziative in programma per la riapertura, della sinergia con la biblioteca Classense e del futuro dell’Emeroteca.


Direttore, prima i lavori di ristrutturazione poi la chiusura per le norme antiCovid. Come avete reagito a questa situazione?

Intanto, va detto che i lavori di ristrutturazione, da lungo tempo attesi, hanno consentito di ovviare a tutta una serie di problemi strutturali rendendo la Biblioteca Oriani un luogo più accogliente e sicuro. Purtroppo la pressoché concomitante “chiusura per covid” non ci ha consentito di goderne e – soprattutto – di farne godere appieno.
A questa emergenza che pare infinita abbiamo reagito, come del resto han fatto tutti i bibliotecari, non perdendoci d’animo e rimboccandoci le maniche, riorganizzando gli spazi e continuando, nei limiti del consentito, a offrire i servizi essenziali.

Con l’uso ormai preponderante del digitale, ritiene che le biblioteche andrebbero ridefinite?

Guardi, personalmente non sono mai stato un grandissimo fan del digitale e, più in generale, della fruizione online. O meglio, ne riconosco l’indiscutibile utilità, anche e soprattutto ai fini della ricerca, a patto che si accompagni e non si sostituisca alla fruizione fisica. La biblioteca, come tutti i luoghi di cultura, a cominciare dalla scuola, è e deve rimanere uno spazio partecipato, condiviso, vissuto.

Che cosa avete in programma per la riapertura? 

Abbiamo in programma numerose iniziative, a partire dalla presentazione di alcuni volumi di grande rilievo storiografico usciti in questi mesi.
Poi il nostro tradizionale “incontro al Cardello”, quest’anno alla XXXIII edizione; e ancora un importante convegno di studi, previsto il 25 settembre, dal titolo IlDante della Vittoria”. Le celebrazioni dantesche del 1921 a Ravenna, tra mistica della nazione e violenza politica, ovvero il nostro modo di contribuire, con le nostre competenze specifiche, al calendario del grande anniversario dantesco.
Infine, da qui alla fine dell’anno, almeno un paio di iniziative comuni con la Biblioteca nazionale Marciana di Venezia, con la quale da qualche tempo abbiamo avviato una fruttuosa collaborazione scientifica Naturalmente, è scontato il dirlo, tutto è condizionato all’andamento dell’emergenza sanitaria.

Le vostre iniziative si sono sempre ispirate a una cultura laica intesa in senso lato. Quando si potranno riprendere, proseguirete in questa direzione?


È uno dei principi ispiratori della nostra politica culturale, quello di approcciare in modo del tutto laico alle questioni storiografiche, senza pregiudiziali di sorta, se non quella, imprescindibile, della serietà della ricerca e della correttezza della comunicazione. È sempre stato così, e così sempre sarà. Almeno per quanto posso garantirne io.

L’Oriani è una biblioteca di storia contemporanea. Come gioca questo ruolo, a Ravenna e in Italia, e in che cosa si differenzia dalla Classense?

L’Oriani è una biblioteca specialistica e credo di poter dire, senza tema di smentita, una delle maggiori nel suo campo, quello della storia contemporanea e degli studi politici e sociali, riconosciuta come tale dalla comunità scientifica. Penso che di questo la città di Ravenna debba andare assolutamente orgogliosa.
Diciamo che il nostro patrimonio bibliografico “completa” quello della Classense, che è – mi riferisco beninteso agli aspetti strettamente biblioteconomici, visto che l’Istituzione Classense è anche numerose altre cose – una biblioteca generalista. Insieme, Classense e Oriani sono in grado di garantire un’offerta culturale con pochissimi eguali in Italia.

Parliamo del patrimonio della Biblioteca. Quanti volumi e scelti su quale base.

Attualmente, parlo del solo corrente catalogato, circa 130.000 volumi, cui va aggiunto il fondo storico della “Biblioteca Mussolini”, un patrimonio bibliografico unico al mondo per lo studio non solo del periodo fascista ma più in generale della politica e della società italiane tra le due guerre.
Tutti i libri sono scelti dopo un’attenta selezione, guardando sia ai titoli delle case editrici specialistiche, che non di rado siamo i soli a possedere non solo dentro il Polo Rav ma nell’intero indice SBN, sia a quelli di alta divulgazione, essendo il nostro pubblico costituito non solo da studiosi e ricercatori ma anche da appassionati, da “cultori della materia” per così dire.

Veniamo all’Emeroteca. Era aperta la sera, frequentata da studenti e anziani, era un luogo sociale. Faceva pensare alla Sala Borsa di Bologna. Chiusa da tempo, troverà posto alla Classense e nei suoi locali sarà realizzata Casa Dante. Quanto è importante quel servizio e come sarà organizzato? 

Come ha detto lei, cessando di esistere l’Emeroteca Classense-Oriani, il servizio di lettura verrà riallocato presso i locali della Biblioteca Classense. Nel merito dell’organizzazione, posso rispondere solo per quanto riguarda la parte che compete all’Oriani. Non appena sarà possibile allestiremo nel chiostro della Biblioteca uno spazio dedicato alla consultazione libera delle nostre riviste, specialistiche e di divulgazione storica.

MVV


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