Ancisi (LpRA): "Vaccinare subito gli assistenti dei medici e dei pediatri" | la CRONACA di RAVENNA

Ancisi (LpRA): "Vaccinare subito gli assistenti dei medici e dei pediatri"

Si tratta in realtà non solo di 'impiegati' che scrivono delle carte o delle mail e rispondono al telefono da dietro una scrivania, ma di operatori a stretto contatto dei pazienti

02 marzo 2021 - Nel piano delle vaccinazioni anticovid per gli operatori sanitari finora messo in campo dalla Regione Emilia-Romagna non figurano gli assistenti di studio in servizio presso gli ambulatori dei medici di base e dei pediatri di famiglia. A porre questo problema è Alvaro Ancisi, capogruppo di Lista per Ravenna in consiglio comunale.
Ancisi chiede al sindaco, anche nella sua veste di presidente della Conferenza territoriale socio-sanitaria, organo di indirizzo politico-amministrativo dell'Ausl Romagna, se intende caldeggiare, presso la Regione Emilia-Romagna, il loro inserimento nelle priorità di vaccinazione.
L'urgenza è data anche dal fatto che i medici dovranno a breve iniziare le vaccinazioni ai loro pazienti con patologie più critiche, mentre gli ambulatori pediatrici sono frequentati per la maggior parte da bimbi in età infantile 0-6 anni, che, non portando la mascherina, sono maggiormente soggetti al contagio anche se senza senza sintomi, potendo però estenderlo.

"Benché il loro stipendio sia pagato in parte dalle Ausl - spiega Ancisi - gli assistenti di studio sono infatti classificati come amministrativi, essendo assunti con contratto del commercio. I sindacati dei medici e dei pediatri stessi, professionisti a pieno titolo del servizio sanitario pubblico, hanno invano richiesto che i propri assistenti fossero vaccinati con pari priorità, trattandosi in realtà non solo di 'impiegati' che scrivono delle carte o delle mail e rispondono al telefono da dietro una scrivania, ma di operatori a stretto contatto dei pazienti, con cui si interfacciano fisicamente, assolvendo il lavoro preliminare al rapporto col medico. Spesso sopperiscono alla mancanza o al ritardo delle informazioni da parte dell'AUSL, ad esempio sull'esito dei tamponi. Sono a tutti gli effetti lavoratori del comparto sanitario".
In caso di loro contagio, potrebbero innescarsi pesanti ripercussioni sul servizio sanitario, visto che stanno faccia a faccia coi pazienti. Se poi dovessero assentarsi per lunghi periodi, le attività dell'ambulatorio potrebbero andare in crisi, non essendo, per titoli e professionalità, facilmente rimpiazzabili.

"Alla base del diniego c'è una valutazione a mio parere sbagliata - sostiene Ancisi - perché opera, all'interno del comparto sanitario, delle distinzioni di ruoli e di contratto, peraltro anche tra pubblico e privato, alle quali il virus, non guardando in fronte chi gli viene a meno di un metro, è assolutamente indifferente".

Sull'argomento Ancisi porta come testimonianza la Regione Veneto, che, "approvando fin dal 22 dicembre 2020 un piano completo e dettagliato di 'Vaccinazione anti Covid 19' e trattando di 'Vaccinazione operatori sanitari territoriali', calcolandone il numero per singola azienda sanitaria, ha compreso nei 35.581 da vaccinare 'il personale di tutti e quattro i ruoli (sanitario, professionale, tecnico e amministrativo) del Servizio Sanitario e Socio-Sanitario Regionale, indipendentemente dall'inquadramento contrattuale. Vi figurano quindi, allo stesso tempo dei sanitari, anche il 'personale degli studi dei Medici di Medicina Generale e dei Pediatri di Libera scelta', ma perfino - giustamente, ripeto, il 'personale delle strutture sanitarie private (es. strutture ambulatoriali, studi odontoiatrici, centri diagnostici)'.
Tuttora il Veneto è zona gialla, forse non a caso", commenta Ancisi.


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