Gian Mario Villalta all'anteprima del festival “Versi d’amore e prose di romanzi” | la CRONACA di RAVENNA

Gian Mario Villalta all'anteprima del festival “Versi d’amore e prose di romanzi”

Nel 700° della morte di Dante, la rassegna ospiterà alcuni poeti italiani che leggeranno e interpreteranno i versi danteschi. Pingani: "Andrebbe ripresa l'eredità del passato di Giovanna Maioli Loperfido e Walter Della Monica"

01 ottobre 2020 - Fra le decine di iniziative che si stanno mettendo in pista per il settecentesimo centenario dantesco – di ogni genere e specie – ce n’è una che sarà probabilmente “di nicchia”, ma che ha l’obiettivo di cogliere appieno l’essenza del Sommo Poeta. Un piccolo festival in cui alcuni dei principali poeti italiani contemporanei leggeranno Dante (e magari anche se stessi), analizzandolo secondo i canoni della poesia.
A fungere da anteprima di questo evento – in programma nel 2021, naturalmente, ma in date ancora da definire – sarà domani sera Gian Mario Villalta, uno dei più importanti poeti italiani contemporanei, ma anche uno scrittore e un saggista: sarà ospite alle 20.30 del Circolo dei Forestieri con un incontro dal titolo “Guido, i’vorrei, il plazer e l’adolescenza poetica dantesca”, una serata dedicata all’adolescenza poetica dantesca.
Ad organizzare il tutto è un’associazione di recente formazione, Dep. Creata dallo scrittore Dedi Baroncelli, dall’editore Danilo Montanari e dal giornalista Paolo Pingani, grande appassionato di Dante fin dalla gioventù. A lui abbiamo chiesto lumi su questa manifestazione.


Paolo, da cosa nasce l’idea di questo festival?

Perché all’interno delle tante iniziative che caratterizzeranno Ravenna nel prossimo anno, ci sembrava giusto dedicare un piccolo evento anche ai poeti: “coloro che fanno”, nell’etimologia greca della parola. Dante era un teorico della poesia, come si evince dal “De vulgari eloquentia”, leggeva e commentava poesie: del resto, nei secoli passati, spesso erano proprio i poeti a leggere le poesie dei predecessori.
Il primo grande lettore di Dante fu Boccaccio, che a sua volta era anche un poeta, sebbene tutti lo ricordino solo per il Decameron.
Ecco, abbiamo voluto ripartire da questa idea: chiameremo alcuni poeti italiani e chiederemo loro di leggere, e interpretare, i versi danteschi. A cominciare proprio dall’anteprima di domani con Villalta, un grandissimo autore contemporaneo.

A quale livello di definizione è il festival? Ha un titolo, una data, un programma?

L’idea ci è venuta già da mesi, e abbiamo molte cose in via di definizione, ma il Covid ha condizionato ovviamente anche noi. Ci piacerebbe organizzarlo nei tre giorni precedenti la Pasqua, ovvero quelli in cui Dante effettua il viaggio che descrive nella Commedia, ma non sappiamo ancora se sia fattibile. E abbiamo contatti con diversi poeti, ma non ancora un programma definito.
Però il titolo c’è: il festival si chiamerà “Versi d’amore e prose di romanzi”, riprendendo un verso tratto dal canto XXVI del Purgatorio in cui Dante incontra due dei suoi maestri, il suo contemporaneo Guido Guinizelli e Arnaut Daniel, grande trovatore provenzale.

Immagino non vi aspettiate folle oceaniche…

Certo che no, non è quello lo scopo. Ma per noi, culturalmente, può essere un evento centrato, filologicamente corretto nei confronti di Dante. Vogliamo mettere al centro dell’attenzione la sua poesia, un filo che collega tutta la poesia italiana. Vorremmo dare un segnale del fatto che si può fare un’iniziativa su Dante legato a quello che Dante era, con un’essenza dantesca, uno spirito dantesco.

Ma, secondo voi, Ravenna ha un pubblico attento alla poesia?

Credo proprio di sì. La città ha uno zoccolo duro di appassionati e di cultori che conoscono la poesia, e molto si deve al lavoro lungo e proficuo fatto nel passato da Giovanna Maioli Loperfido e Walter Della Monica, che per anni portarono a Ravenna i più grandi poeti contemporanei. La loro eredità andrebbe ripresa.


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