Cronaca
Legambiente. Smog, a Ravenna già superata la metà degli sforamenti di PM10 consentiti in un anno
Il rapporto Mal'Aria. Ferrara maglia nera per l'Emilia-Romagna
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08 febbraio 2024 - La lotta allo smog nelle città italiane è ancora in salita secondo il nuovo report di Legambiente "Mal'Aria di città 2024", redatto nell’ambito della Clean Cities Campaign.
Il report ha analizzato i dati del 2023 nei capoluoghi di provincia, sia per quanto riguarda i livelli delle polveri sottili (PM10, PM2.5) che del biossido di azoto (NO2).
I dati evidenziano un miglioramento rispetto all’anno precedente, per Legambiente «probabilmente attribuibile soprattutto alle condizioni meteorologiche “favorevoli” che hanno caratterizzato il 2023, anziché a un effettivo successo delle azioni politiche intraprese per affrontare l’emergenza smog».
Sebbene infatti il quadro che emerge per l’Emilia Romagna sia nel complesso positivo per lo scorso anno, quando solo la città di Ferrara si è trovata a superare i giorni consentito di sforamento per il PM10, «già i dati di queste prime settimane del 2024 dimostrano il persistere delle condizioni che conducono le concentrazioni di inquinanti al di sopra dei valori consentiti dalla legge», afferma Legambiente.
Dal 21 gennaio la regione Emilia-Romagna è infatti soggetta alle misure emergenziali a causa dell’eccessiva presenza di inquinanti nell’aria, che, in assenza di piogge o vento, avvolgono come una cappa le città.
A Modena e Ravenna è già stata superata la metà degli sforamenti del valore di PM10 consentiti in un anno (rispettivamente 21 e 19 sui 35 possibili al 06 Febbraio), altre città sono al limite (Ferrara, Piacenza e Rimini con 17 sforamenti); se il meteo non cambierà, questi numeri saranno destinati ad aumentare e siamo solo a inizio febbraio.
In questi giorni si è assistito anche al fenomeno della cosiddetta “neve chimica” ovvero nebbia che a causa dell’abbassamento delle temperature, gela, e cade al suolo come fosse neve; una neve pericolosissima però perché è un aggregato di inquinanti, spore e altri allergeni che i depositano nei nostri polmoni, aumentando i casi di asma e bronchite cronica.
“La discussione sul nuovo Piano Aria Integrato Regionale approvato nei giorni scorsi dall’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna ha messo in luce le criticità del contesto emiliano-romagnolo, inserito nel territorio del bacino padano, dove occorrerà intervenire in modo coordinato sui tre principali settori responsabili delle emissioni – agricoltura, trasporti, impianti di riscaldamento”, dice Davide Ferraresi, presidente di Legambiente Emilia-Romagna.
“Se sul versante della mobilità si avviano trasformazioni rilevanti nel contesto urbano, come nel caso delle città a 30 km/h, restano da risolvere le debolezze dei sistemi di trasporto pubblico e da eliminare gli stanziamenti di risorse a sostegno di nuove infrastrutture autostradali, assolutamente controproducenti per il raggiungimento degli obiettivi.
Occorre poi avviare una seria riflessione sui vincoli posti alle attività produttive, sia nel settore zootecnico sia in quello industriale, laddove il Piano non prevede vincoli stringenti per le nuove autorizzazioni e per quelle da rinnovare: è necessaria una valutazione complessiva dei quantitativi complessivi delle emissioni autorizzate a livello regionale, valori al quale non dovrebbe essere consentito di aumentare ma che, al contrario, dovrebbero diminuire in futuro. La crescita economica non può essere considerata più importante della tutela della salute dei cittadini”.
Le sorti della salute dei cittadini europei saranno determinate nel trilogo, l'ultima fase del processo di revisione della Direttiva europea sulla qualità dell'aria, prevista entro febbraio 2023.
Considerando che in Italia ci sono 47.000 decessi prematuri all'anno a causa del PM2.5, è cruciale - avverte Legambiente - che il Governo italiano non ostacoli ulteriormente questo percorso, evitando deroghe e clausole che possano giustificare ritardi nel raggiungimento degli obiettivi.
© copyright la Cronaca di Ravenna
Il report ha analizzato i dati del 2023 nei capoluoghi di provincia, sia per quanto riguarda i livelli delle polveri sottili (PM10, PM2.5) che del biossido di azoto (NO2).
I dati evidenziano un miglioramento rispetto all’anno precedente, per Legambiente «probabilmente attribuibile soprattutto alle condizioni meteorologiche “favorevoli” che hanno caratterizzato il 2023, anziché a un effettivo successo delle azioni politiche intraprese per affrontare l’emergenza smog».
Sebbene infatti il quadro che emerge per l’Emilia Romagna sia nel complesso positivo per lo scorso anno, quando solo la città di Ferrara si è trovata a superare i giorni consentito di sforamento per il PM10, «già i dati di queste prime settimane del 2024 dimostrano il persistere delle condizioni che conducono le concentrazioni di inquinanti al di sopra dei valori consentiti dalla legge», afferma Legambiente.
Dal 21 gennaio la regione Emilia-Romagna è infatti soggetta alle misure emergenziali a causa dell’eccessiva presenza di inquinanti nell’aria, che, in assenza di piogge o vento, avvolgono come una cappa le città.
A Modena e Ravenna è già stata superata la metà degli sforamenti del valore di PM10 consentiti in un anno (rispettivamente 21 e 19 sui 35 possibili al 06 Febbraio), altre città sono al limite (Ferrara, Piacenza e Rimini con 17 sforamenti); se il meteo non cambierà, questi numeri saranno destinati ad aumentare e siamo solo a inizio febbraio.
In questi giorni si è assistito anche al fenomeno della cosiddetta “neve chimica” ovvero nebbia che a causa dell’abbassamento delle temperature, gela, e cade al suolo come fosse neve; una neve pericolosissima però perché è un aggregato di inquinanti, spore e altri allergeni che i depositano nei nostri polmoni, aumentando i casi di asma e bronchite cronica.
“La discussione sul nuovo Piano Aria Integrato Regionale approvato nei giorni scorsi dall’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna ha messo in luce le criticità del contesto emiliano-romagnolo, inserito nel territorio del bacino padano, dove occorrerà intervenire in modo coordinato sui tre principali settori responsabili delle emissioni – agricoltura, trasporti, impianti di riscaldamento”, dice Davide Ferraresi, presidente di Legambiente Emilia-Romagna.
“Se sul versante della mobilità si avviano trasformazioni rilevanti nel contesto urbano, come nel caso delle città a 30 km/h, restano da risolvere le debolezze dei sistemi di trasporto pubblico e da eliminare gli stanziamenti di risorse a sostegno di nuove infrastrutture autostradali, assolutamente controproducenti per il raggiungimento degli obiettivi.
Occorre poi avviare una seria riflessione sui vincoli posti alle attività produttive, sia nel settore zootecnico sia in quello industriale, laddove il Piano non prevede vincoli stringenti per le nuove autorizzazioni e per quelle da rinnovare: è necessaria una valutazione complessiva dei quantitativi complessivi delle emissioni autorizzate a livello regionale, valori al quale non dovrebbe essere consentito di aumentare ma che, al contrario, dovrebbero diminuire in futuro. La crescita economica non può essere considerata più importante della tutela della salute dei cittadini”.
Le sorti della salute dei cittadini europei saranno determinate nel trilogo, l'ultima fase del processo di revisione della Direttiva europea sulla qualità dell'aria, prevista entro febbraio 2023.
Considerando che in Italia ci sono 47.000 decessi prematuri all'anno a causa del PM2.5, è cruciale - avverte Legambiente - che il Governo italiano non ostacoli ulteriormente questo percorso, evitando deroghe e clausole che possano giustificare ritardi nel raggiungimento degli obiettivi.
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