Anche Ravenna ha la sua 'culla per la vita' | la CRONACA di RAVENNA

Anche Ravenna ha la sua 'culla per la vita'

Inaugurata nella chiesa di Santa Maria del Torrione a Ravenna, lato via Fiume Montone Abbandonato. Un aiuto concreto per le madri che non vogliono partorire in ospedale e che non possono o non riescono a occuparsi del nascituro

07 ottobre 2023 - Dopo Bologna, Parma e Piacenza, anche Ravenna ha la sua ‘culla per la vita’, ossia un luogo sicuro dove è possibile lasciare un neonato nel completo anonimato.
Un aiuto concreto per le madri che non vogliono partorire in ospedale e che non possono o non riescono a occuparsi del nascituro.
Enea, Noemi e Amalia, solo per citare i casi accaduti più di recente, si sono salvati proprio grazie a questo tipo di struttura, altrimenti il loro destino poteva essere diverso.

Sabato 7 ottobre in mattinata, la ‘culla per la vita’ è stata ufficialmente aperta nella chiesa di Santa Maria del Torrione a Ravenna, lato via Fiume Montone Abbandonato, dove è stato anche installato un cartello stradale per indicarne la presenza. «Con fatica siamo arrivati alla fine di un cammino lungo tre anni – racconta il dottor Stefano Coccolini dell’associazione Medici Cattolici da cui è partita l’iniziativa –. L’inaugurazione era prevista per lo scorso giugno ma poi è stata rimandata a causa dell’alluvione. Ora possiamo finalmente avviare una nuova fase, ci preme anzitutto far sapere alla cittadinanza di questa nuova opportunità. Un ringraziamento particolare va a don Paolo Pasini che ha subito creduto nella bontà dell’iniziativa e a tutti coloro che ci hanno sostenuto, in particolare il Movimento per la Vita e la Consulta Aggregazione Laicali. Non era scontato».

I lavori alla culla sono andati avanti fino all’ultimo, per renderla particolarmente innovativa e confortevole. «Rispetto a quella costruita nel 2017 a Bologna – spiega l’ingegnere Marco Manuzzi –, è stata apportata qualche miglioria all’impianto elettrico ed è stata inserita una sonda per attivare il riscaldamento o il raffreddamento in caso di temperatura troppo rigida, in modo di accogliere il neonato nel modo migliore in attesa dell’arrivo dei sanitari».

Durante la cerimonia inaugurale, la culla è stata benedetta dall’arcivescovo Lorenzo Ghizzoni e intitolata – con una targa – a Mirko Coffari, per anni infermiere in ospedale e negli ultimi anni responsabile dell’assistenza ai pazienti dell’Hospice Villa Adalgisa, morto di Covid nel 2020, e a Federico Minghetti, figlio di un radiologo, morto dopo un trapianto.

Come funziona la ‘culla per la vita’? Bisogna anzitutto spingere un bottone per farla aprire e lasciare il neonato all’interno. Immediatamente parte, in automatico, un allarme e si accende una telecamera interna sorvegliata 24 ore su 24 da volontari e dalla parrocchia stessa che, in caso di abbandono, attiveranno il 118 e la Neonatologia dell’ospedale.

Da segnalare che una volta richiusa la porta esterna della ‘culla per la vita’, quella da cui viene introdotto il neonato lato strada, non sarà più possibile riaprirla. Uno stratagemma per evitare che possano venire strane idee a qualche malintenzionato che ha assistito al fatto.

In queste ultime settimane, è terminata la formazione dei volontari. Si tratta di una decina di persone selezionate principalmente all’interno della parrocchia del torrione ma anche provenienti da altre realtà, già conosciute per il loro impegno sociale.

La culla è costata circa 30mila euro, raccolti grazie al sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio e al contributo di piccoli e grandi donatori. «La culla punta a dare un’altra opportunità ai bambini che nascono nella più assoluta marginalità – spiega Adele Ravelli, segretaria della Consulta –. Abbiamo spesso a che fare con donne che non conoscono la lingua e le leggi italiane e che non andrebbero mai al consultorio».

Presenti alla cerimonia rappresentati di tutti gli ordini professionali in ambito sanitario. «Un progetto molto importante per Ravenna e per le donne – afferma Oriana Gasperoni, in rappresentanza delle ostetriche ravennati –. Noi siamo accanto a loro sempre, qualsiasi sia la loro scelta, con serenità e accoglienza. Il nostro è un territorio fortunato con pochi abbandoni, perché già esiste una rete di sostegno che questa culla andrà ad arricchire».
«ll rischio da evitare – ricorda Andrea Lorenzetti, vicepresidente dell’Ordine dei Medici di Ravenna – è proprio quello della cultura dell’abbandono. Noi invece dobbiamo creare una cultura della difesa della vita. E anche della comunicazione: è importante che si sappia della presenza di questa culla».
«Grazie alla culla – conclude Alex Zannoni, presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche – siamo di fronte a un abbandono ma in sicurezza. La culla rappresenta dunque un grande momento nell’ottica della garanzie delle cure». 


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