Economia
Agriturismi e aziende agricole, no ai pasti da asporto e alla consegna a domicilio
Confesercenti contraria alla modifica della legge regionale, è una distorsione della concorrenza, che penalizzerebbe i ristoranti già duramente colpiti dal Covid e senza nessuna delle agevolazioni concesse ad agriturismi e aziende agricole
![Agriturismi e aziende agricole, no ai pasti da asporto e alla consegna a domicilio](/file/articoli/th/articoli_880.jpg)
16 luglio 2020 - La Fiepet Confesercenti è contraria alla modifica della legge regionale che disciplina gli agriturismi e le aziende agricole, per consentire a queste attività la vendita di pasti d’asporto, anche con consegna a domicilio.
L'Associazione, che rappresenta le imprese della somministrazione alimenti e bevande, spiega che ”introducendo questa modifica, che prevede tra l’altro attività di food delivery, anche con l’utilizzo di piattaforme e aziende specializzate, si equipara di fatto l’agriturismo ai pubblici esercizi e alle attività della somministrazione le quali, oltre a subire le conseguenze dovute alle norme anti Covid19 (il settore è stato uno dei primi a essere limitato poi chiuso, e uno degli ultimi a riaprire, mentre tutta la filiera alimentare ha continuato a lavorare anche con notevoli incrementi di fatturato), non beneficiano di tutte le agevolazioni concesse invece agli agriturismi e alle aziende agricole.
Ad esempio, contratti di lavoro meno onerosi, tenuta contabile semplificata, iva ridotta, TARI meno cara, regole igienico-sanitarie e urbanistiche meno stringenti.
Inoltre, nelle zone collinari e montane, le più svantaggiate, sono le trattorie e i piccoli ristoranti che rimanendo aperti l’intera settimana garantiscono il servizio al territorio, contribuendo in maniera fondamentale alla sopravvivenza e alla vitalità del tessuto economico e sociale. Si creerebbe così una vera e propria distorsione nelle condizioni di concorrenza che rischierebbe di compromettere questo settore, in particolar modo le attività a conduzione famigliare”.
La Confesercenti ha quindi detto no all'introduzione di questa modifica e sottolinea che nel settore dei pubblici esercizi una impresa su tre registra un calo di oltre la metà del fatturato, e il 21,8% - oltre due attività su dieci - temono la chiusura. Per questo motivo è importante non creare ulteriori difficoltà a un settore che secondo le stime rischia di vedere a fine anno la chiusura di numerose attività”.
© copyright la Cronaca di Ravenna
L'Associazione, che rappresenta le imprese della somministrazione alimenti e bevande, spiega che ”introducendo questa modifica, che prevede tra l’altro attività di food delivery, anche con l’utilizzo di piattaforme e aziende specializzate, si equipara di fatto l’agriturismo ai pubblici esercizi e alle attività della somministrazione le quali, oltre a subire le conseguenze dovute alle norme anti Covid19 (il settore è stato uno dei primi a essere limitato poi chiuso, e uno degli ultimi a riaprire, mentre tutta la filiera alimentare ha continuato a lavorare anche con notevoli incrementi di fatturato), non beneficiano di tutte le agevolazioni concesse invece agli agriturismi e alle aziende agricole.
Ad esempio, contratti di lavoro meno onerosi, tenuta contabile semplificata, iva ridotta, TARI meno cara, regole igienico-sanitarie e urbanistiche meno stringenti.
Inoltre, nelle zone collinari e montane, le più svantaggiate, sono le trattorie e i piccoli ristoranti che rimanendo aperti l’intera settimana garantiscono il servizio al territorio, contribuendo in maniera fondamentale alla sopravvivenza e alla vitalità del tessuto economico e sociale. Si creerebbe così una vera e propria distorsione nelle condizioni di concorrenza che rischierebbe di compromettere questo settore, in particolar modo le attività a conduzione famigliare”.
La Confesercenti ha quindi detto no all'introduzione di questa modifica e sottolinea che nel settore dei pubblici esercizi una impresa su tre registra un calo di oltre la metà del fatturato, e il 21,8% - oltre due attività su dieci - temono la chiusura. Per questo motivo è importante non creare ulteriori difficoltà a un settore che secondo le stime rischia di vedere a fine anno la chiusura di numerose attività”.
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