Economia
Effetto filiera positivo per le imprese ravennati
Analisi della Camera di commercio: il 41% fuori da crisi già quest'anno. Costruzioni e Agroalimentare i settori più coinvolti
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15 settembre 2021 - Le imprese ravennati che operano all’interno di filiere sono più innovative, più aperte ai mercati stranieri e più ottimiste sul futuro di quelle che lavorano in maniera isolata. Il 41% di queste imprese prevede di recuperare i livelli produttivi pre-Covid già entro quest'anno, contro il 36% delle altre aziende. Una quota che sale al 43% per le imprese in filiera che hanno investito nelle tecnologie 4.0 contro il 33% delle altre digitalizzate. Innovazione e export sono tra le leve strategiche su cui puntano per stare sul mercato. Il 59% delle imprese che lavorano insieme ha fatto investimenti per innovare (contro il 36% delle altre) e il 20% esporta, con punte che arrivano al 29% nelle filiere 4.0 (contro il 23% delle altre digitalizzate).
La collaborazione tra imprese che hanno attività interconnesse lungo tutta la catena del valore - dalla creazione sino alla distribuzione- di un bene o servizio - si rileva quindi quale importante fattore di competitività per gli imprenditori, soprattutto se abbracciano il digitale avanzato. È quanto emerge da un’analisi realizzata dall’Osservatorio dell’economia della Camera di commercio di Ravenna su dati Centro Studi Tagliacarne, Unioncamere e InfoCamere.
“L’aggregazione in filiera - ha evidenziato Giorgio Guberti, commissario straordinario della Camera di commercio di Ravenna - offre vantaggi specifici quali la capacità di “fare massa critica” per modernizzare la propria dotazione tecnologica e migliorare le competenze del personale coinvolto, la possibilità di condividere standard, linee guida, strumenti e un linguaggio comune. E ancora, la condivisione delle risorse umane necessarie per adeguarsi ai nuovi standard, l’opportunità di sviluppare soluzioni innovative nel campo dell’informatizzazione dei prodotti e dei processi per la realizzazione del programma comune di rete, la possibilità di sviluppare manualistica comune e formazione comune per il personale delle aziende della rete”.
Costruzioni e Agrobusiness rappresentano quasi il 62% delle imprese attive coinvolte nel sistema delle filiere, seguiti dai settori Turismo-beni culturali, Sistema moda, Energia e Mezzi di trasporto.
Il 61% delle filiere investe in innovazione
Le imprese ravennati che operano all’interno delle filiere presentano una maggiore propensione ad innovare rispetto alle altre non operanti in filiera, il 61% contro il 37%. E per competere puntano soprattutto sull’innovazione di prodotto (il 46% contro il 23%) e di processo (il 39% contro il 23%). Anche tra le imprese che adottano tecnologie 4.0 pesa l’effetto filiera: il 73% delle imprese che collaborano tra loro ha investito in almeno una forma di innovazione (tra quelle di prodotto, processo, organizzativa, marketing) contro il 64% di quelle non filiera.
Dall’export quasi un terzo del fatturato delle filiere 4.0
I benefici del lavorare in filiera si fanno sentire anche sulla maggiore apertura ai mercati stranieri, in particolare per quelle imprese che adottano le tecnologie abilitanti. Il 32% del fatturato delle filiere 4.0 è alimentato dalle vendite estere, contro il 26% di quello delle altre imprese digitalizzate non in filiera. Non solo, le prime esportano anche mediamente in più mercati rispetto alle seconde (26 contro 21).
“Formare, gestire e valorizzare i propri collaboratori, accrescendo le loro competenze trasversali in un'ottica di filiera – ha concluso Guberti - può dunque rappresentare un'occasione per rafforzare il patrimonio intangibile della singola impresa, aumentando le possibilità di successo dell'intera Rete nei mercati”. Non a caso nel PNRR si riserva attenzione al tema delle filiere leggendolo sotto la lente dell’internazionalizzazione proprio sotto l’asse strategico della Transizione digitale”.
© copyright la Cronaca di Ravenna
La collaborazione tra imprese che hanno attività interconnesse lungo tutta la catena del valore - dalla creazione sino alla distribuzione- di un bene o servizio - si rileva quindi quale importante fattore di competitività per gli imprenditori, soprattutto se abbracciano il digitale avanzato. È quanto emerge da un’analisi realizzata dall’Osservatorio dell’economia della Camera di commercio di Ravenna su dati Centro Studi Tagliacarne, Unioncamere e InfoCamere.
“L’aggregazione in filiera - ha evidenziato Giorgio Guberti, commissario straordinario della Camera di commercio di Ravenna - offre vantaggi specifici quali la capacità di “fare massa critica” per modernizzare la propria dotazione tecnologica e migliorare le competenze del personale coinvolto, la possibilità di condividere standard, linee guida, strumenti e un linguaggio comune. E ancora, la condivisione delle risorse umane necessarie per adeguarsi ai nuovi standard, l’opportunità di sviluppare soluzioni innovative nel campo dell’informatizzazione dei prodotti e dei processi per la realizzazione del programma comune di rete, la possibilità di sviluppare manualistica comune e formazione comune per il personale delle aziende della rete”.
Costruzioni e Agrobusiness rappresentano quasi il 62% delle imprese attive coinvolte nel sistema delle filiere, seguiti dai settori Turismo-beni culturali, Sistema moda, Energia e Mezzi di trasporto.
Il 61% delle filiere investe in innovazione
Le imprese ravennati che operano all’interno delle filiere presentano una maggiore propensione ad innovare rispetto alle altre non operanti in filiera, il 61% contro il 37%. E per competere puntano soprattutto sull’innovazione di prodotto (il 46% contro il 23%) e di processo (il 39% contro il 23%). Anche tra le imprese che adottano tecnologie 4.0 pesa l’effetto filiera: il 73% delle imprese che collaborano tra loro ha investito in almeno una forma di innovazione (tra quelle di prodotto, processo, organizzativa, marketing) contro il 64% di quelle non filiera.
Dall’export quasi un terzo del fatturato delle filiere 4.0
I benefici del lavorare in filiera si fanno sentire anche sulla maggiore apertura ai mercati stranieri, in particolare per quelle imprese che adottano le tecnologie abilitanti. Il 32% del fatturato delle filiere 4.0 è alimentato dalle vendite estere, contro il 26% di quello delle altre imprese digitalizzate non in filiera. Non solo, le prime esportano anche mediamente in più mercati rispetto alle seconde (26 contro 21).
“Formare, gestire e valorizzare i propri collaboratori, accrescendo le loro competenze trasversali in un'ottica di filiera – ha concluso Guberti - può dunque rappresentare un'occasione per rafforzare il patrimonio intangibile della singola impresa, aumentando le possibilità di successo dell'intera Rete nei mercati”. Non a caso nel PNRR si riserva attenzione al tema delle filiere leggendolo sotto la lente dell’internazionalizzazione proprio sotto l’asse strategico della Transizione digitale”.
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