Frutticoltura rischia di sparire, Coldiretti: "Servono sostegni e riforme" | la CRONACA di RAVENNA

Frutticoltura rischia di sparire, Coldiretti: "Servono sostegni e riforme"

Eventi climatici, pratiche sleali e cimice asiatica portano al collasso le aziende agricole e quelle di confezionamento e commercializzazione. Appello ai parlamentari locali

06 agosto 2021 - “Senza sostegni finanziari certi, adeguati e repentini, associati ad una profonda riforma del sistema assicurativo, ma anche a interventi concreti contro gli effetti del gelo e dei cambiamenti climatici in generale e a una severa applicazione della normativa di contrasto alle pratiche sleali commerciali, la filiera della frutticoltura ravennate e romagnola, perno dell’economia regionale nonché vasto e importante bacino occupazionale locale, rischia seriamente di ridimensionarsi se non di sparire nel giro di pochi anni”.

Questo il tenore del drammatico appello che la Giunta di Coldiretti Ravenna, rappresentata dal presidente provinciale Nicola Dalmonte in qualità anche di responsabile del Settore Ortofrutta per Coldiretti Emilia-Romagna e dal direttore Assuero Zampini, ha lanciato in mattinata ai parlamentari ravennati Stefano Collina, Vasco Errani e Marco Di Maio che hanno raccolto l’invito al confronto online promosso dall’associazione agricola.

L’appello è stato condiviso anche dalle principali organizzazioni e cooperative di produttori, Agrintesa, Apo-Conerpo e Granfrutta Zani che all’unisono hanno evidenziato le tragiche conseguenze che le gelate delle due ultime annate, sommate anche ai danni provocati dalla cimice asiatica, hanno avuto sull’intero sistema produttivo con aziende agricole ormai al collasso e strutture di confezionamento e commercializzazione in fortissima difficoltà perché manca prodotto.

Bastano i numeri messi nero su bianco da Agrintesa per inquadrare la portata dello tsunami che si è abbattuto sulla frutticoltura locale: il gruppo cooperativo ha perso circa 800mila quintali di prodotto nel 2020 e qualcosa come 80mila giornate di lavoro nei propri magazzini, dato che si traduce in circa 800 stagionali in meno impiegati nelle strutture. E l’emorragia è destinata a non arrestarsi dato che la stima della contrazione di prodotto si aggira per il 2021 sui 900mila quintali.

“È evidente la gravità della situazione – ha detto Dalmonte – questa è una crisi globale che riguarda l’intera filiera, con ripercussioni, economiche, sociali ed occupazionali, anche su indotto e su tutte le nostre comunità e che va quindi affrontata facendo squadra partendo dal reperimento di fondi ulteriori perché quelli attualmente previsti sono insufficienti a garantire alle aziende e all’intero comparto prospettive di futuro”.

Gli ha fatto eco il direttore Zampini che ha sottolineato come sia indispensabile “agire sin dalla prossima discussione sulla Legge di Bilancio inserendo un congruo stanziamento a sostegno delle aziende danneggiate perché non è possibile pensare a un’agricoltura italiana senza l’ortofrutta romagnola” e, contemporaneamente, ha ribadito ai parlamentari, accelerare sulla conversione in legge del Decreto contro le pratiche sleali commerciali lungo la filiera che penalizzano gli agricoltori e le strutture dei produttori.
Una linea condivisa totalmente dai parlamentari ravennati che si sono impegnati, insieme ai colleghi che non erano presenti all’incontro di oggi, a partecipare a inizio settembre a una nuova riunione con Coldiretti e organizzazioni di produttori, questa volta in presenza, per delineare le azioni urgenti da portare all’attenzione dell’esecutivo Draghi e del Parlamento.


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