"C'è esasperazione, fate riaprire bar e ristoranti" | la CRONACA di RAVENNA

"C'è esasperazione, fate riaprire bar e ristoranti"

Lettera di Confcommercio e Confesercenti al Governo: "Nuove regole per zone gialla e arancione"

09 aprile 2021 - Mentre l'attesa è tutta per il pomeriggio quando l'Emilia Romagna potre essere riammessa almeno in zona arancione, arriva un nuovo appello per la riapertura degli esercizi commerciali.

E’ stato, infatti, inviato questa mattina un nuovo documento “Ripartire ora e subito per salvare la piccola e media impresa”, realizzato congiuntamente da Confcommercio e Confesercenti della provincia di Ravenna per convincere il Governo a cambiare registro: nel rispetto delle misure di sicurezza, tutti i settori del commercio, dei pubblici esercizi, del turismo e dei servizi alla persona devono poter rimanere aperti.
La proposta riguarda una riformulazione delle aperture di bar e ristoranti in zona gialla e arancione e l'ìistituzione di una nuova figura, presente nelle varie attività: il responsabile del rispetto delle misure antiCovid.

Il documento è stato inviato al Presidente del Consiglio Mauro Draghi, ai Ministri Giancarlo Giorgetti e Massimo Garavaglia, al Presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, al Presidente della Provincia e Sindaco di Ravenna Michele de Pascale, ai parlamentari locali, ai consiglieri regionali, ai partiti nazionali e locali.

Il documento dei Presidenti Confcommercio e Confesercenti provincia di Ravenna, Mauro Mambelli e Monica Ciarapica contiene una serie di riflessioni, valutazioni e proposte sullo stato di emergenza sanitaria in atto ed in particolare sulla situazione di disagio e sofferenza di una categoria ormai allo stremo come quella dei pubblici esercizi.

Nel documento, Ciarapica e Mambelli affermano di aver già manifestato più volte in quanto lo stato di emergenza sanitaria in atto "coinvolge le nostre imprese ed in particolare la situazione di sofferenza di una categoria come quella dei pubblici esercizi, particolarmente colpita dalle restrizioni e con l’incertezza di non sapere ancora quando potrà riaprire".

"Per dirla, senza troppi giri di parole, è da oltre un anno (escluso il breve periodo estivo 2020) che le nostre imprese del commercio ed in particolare i pubblici esercizi, hanno aperto e chiuso nell’arco di pochi giorni, senza alcuna possibilità di programmare e organizzare il lavoro, aumentando i costi di gestione così come il rischio di deperimento delle merci.
Analoga sofferenza per il settore alberghiero, che nel 2020 si è chiuso con un calo di fatturato importante che nella città d’arte raggiunge punte di oltre il 70% rispetto all’anno precedente.
Chiusure obbligatorie imposte dai DPCM, blocchi alla mobilità tra Regioni e tra Comuni e chiusure delle attività del mondo della cultura hanno fortemente penalizzato il settore turistico ricettivo che, se formalmente potrebbe restare aperto, nei fatti non può farlo perché gli alberghi sono praticamente irraggiungibili alla clientela".

"Per la ripartenza - aggiungono - sono insufficienti (e in ritardo) i contributi che il Governo ha messo a disposizione di imprese e partite Iva con il Decreto ‘sostegni’. Non si può pensare che gli indennizzi che andranno a coprire dal 3,3 al 5 per cento della perdita complessiva di fatturato di un’azienda, possano dare un qualche sollievo al sistema delle piccole e medie imprese".

"Oggi i segnali di preoccupazione ed esasperazione che ci provengono dagli associati, sono molti e si sta facendo sempre più strada la convinzione che ci sia un accanimento verso la categoria dei pubblici esercizi, così come non vi sono certezze circa la presunta diffusione del virus attraverso la frequentazione di bar e ristoranti".

Confcommercio e Confesercenti ritengono che, nel rispetto delle misure di sicurezza, bar e ristoranti non rappresentino fonte di diffusione del virus o certamente non lo siano in misura maggiore di altre situazioni.
E’ giunto il momento "di riconsiderare i pubblici esercizi consentendo di catalogarli con modalità che permettano di esercitare il proprio lavoro in sicurezza ma con dignità e possibilità di programmazione.
Ecco allora che rilanciamo la nostra proposta di modifica a livello nazionale sui divieti per bar e ristoranti nelle zone arancioni e gialle".

Tale proposta è dettata dal fatto che, purtroppo, "siamo anche consapevoli che, se la situazione non migliorerà (obiettivo auspicabile da tutti ma difficilmente raggiungibile in tempi brevi), è necessario garantire un minimo di operatività alla filiera dei pubblici esercizi con una differenziazione dei divieti previsti per bar e ristoranti in base alla colorazione delle Regioni".

In sostanza, oggi per i pubblici esercizi che si trovano in zona arancione o rossa non cambiano le regole, mentre sarebbero opportuni divieti graduali in base alla colorazione.
Ecco la nostra proposta: zona gialla (modifica): apertura tutti i giorni fino alle 21,30 (ovvero in tempo utile per rispettare il coprifuoco delle 22.00) con asporto fino alle 22.00 e delivery sempre; zona arancione (modifica): apertura fino alle 18, con asporto fino alle 22.00 e delivery sempre; zona rossa (come ora): chiusura totale, con asporto fino alle 22.00 e delivery sempre.

La proposta di apertura fino alle 21,30 in zona gialla permette alle imprese del settore di ripristinare una modalità che si avvicina alla normalità dopo mesi di agonia. Proponiamo di affiancare la proposta dall’obbligo di prenotazione del tavolo dalle ore 18.00 in avanti. Si mantiene il rispetto del coprifuoco delle 22.
La proposta di apertura fino alle 18 in zona arancione consentirebbe a tutti i pubblici esercizi di continuare l'attività, anche se in misura ridotta.

Tra l'altro, tale apertura in zona arancione sarebbe di supporto anche a coloro che lavorano consentendo loro di poter usufruire del pranzo, senza particolari problemi.
Fondamentale per Confcommercio e Confesercenti "la gradualità delle restrizioni per i pubblici esercizi (come avviene per altre categorie) per poter dare un minimo di ossigeno alle nostre attività e consentire, seppur con enormi cali di fatturato, di poter restare sul mercato e continuare a lavorare".

Inoltre, proprio per rimarcare ancora di più "questa nostra sensibilità verso la sicurezza dei cittadini e dei clienti proponiamo di istituire all’interno dei pubblici esercizi una nuova figura professionale con il compito di far rispettare al massimo livello i protocolli di sicurezza in materia di Covid-19.
Tale nuova figura, identificabile dai clienti, può essere resa visibile da un’apposita dicitura e può intervenire in tutti i momenti che si renderanno necessari per garantire sicurezza agli avventori. In particolare, questa nuova figura può controllare in tempo reale la distanza delle persone e soprattutto può far indossare la mascherina in tutti quei momenti non necessari all’assunzione del cibo e delle bevande".

"Si tratta quindi di un rafforzamento ulteriore delle modalità di sicurezza attuate da parte degli imprenditori dei pubblici esercizi che lo ribadiamo, hanno messo e metteranno sempre al primo posto la salute dei cittadini.
Ci paiono queste proposte di buon senso per consentire ai pubblici esercizi di riaprire al più presto, oltreché ridare la dignità di poter lavorare, aspetto fondamentale per un imprenditore: se ciò non avverrà temiamo che nei prossimi mesi questa situazione porterà alla compromissione di migliaia di imprese, a rischio chiusura. Noi abbiamo fatto e stiamo facendo la nostra parte, diciamolo pure abbiamo fatto tutto quello che ci è stato chiesto. Ora tocca al Governo, a tutte le Istituzioni e ai partiti fare la loro parte”.


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