La cultura dopo il lockdown. Partiamo dal teatro. INTERVISTA a Marcella Nonni e Alessandro Argnani | la CRONACA di RAVENNA

La cultura dopo il lockdown. Partiamo dal teatro. INTERVISTA a Marcella Nonni e Alessandro Argnani

Sono i direttori di Ravenna Teatro, una delle realtà cittadine più longeve e importanti, sia in ambito produttivo che nella gestione del teatro Rasi

11 maggio 2020 - Dopo oltre due mesi di lockdown e di conseguente interruzione di tutte le attività aggregative e di spettacolo dal vivo, quali sono la situazione e il futuro del sistema cultura cittadino? Partiamo dal teatro, facendo qualche considerazione con Marcella Nonni e Alessandro Argnani, direttori di Ravenna Teatro (Centro di Produzione Teatrale fondato nel 1991 dall’unione di due compagnie, il Teatro delle Albe e la Drammatico Vegetale), una delle realtà cittadine più longeve e importanti, sia in ambito produttivo che nella gestione del teatro Rasi.

 

L’arresto della Stagione dei teatri e delle attività di Ravenna Teatro cosa ha comportato? Alessandro Argnani: «Come per tutti, nel mondo del teatro, ha comportato tournée saltate, progetti interrotti, la sospensione di tante attività della nostra cooperativa, con il problema di gestire la tranquillità economica di tutti i nostri dipendenti. D’altra parte per noi persone di teatro questo stop può essere anche un’occasione, perché il silenzio, la clausura, sono un momento molto importante di studio, ricerca, riflessione. Inoltre questa sospensione ci ha dimostrato che il nostro sistema di riferimento, quello culturale e teatrale, non era molto sano: poca tutela degli artisti e delle realtà più giovani o meno “strutturate”, la produzione eccessiva, bulimica, la formazione incessante, tutto per riuscire a soddisfare i numeri richiesti dal ministero. Alla fine questo stop potrebbe rivelarsi molto utile, e come artista spero che la nostra comunità esca da questo momento suggerendoci nuove traiettorie».

 

A Ravenna Teatro lavora una quarantina di persone, come state gestendo questo periodo di stop forzato delle attività?

Marcella Nonni: «La cooperativa è ferma dal 24 febbraio, con il Teatro Rasi chiuso e le tournée bloccate, ma abbiamo fermamente mantenuto un principio di equità e rigore nei confronti dei soci e dei dipendenti, garantendo a tutti lo stipendio. Ravenna Teatro, dai primi di marzo, si sta avvalendo del FIS (il Fondo di Integrazione Salariale, al quale contribuiamo regolarmente proprio in previsione di gravi situazioni); poi c’è la cassa integrazione ordinaria a favore dei lavoratori (di cui abbiamo diritto in quanto cooperativa), che coinvolge 37 lavoratori tra soci e dipendenti e che per ora sarà attiva per un periodo di nove settimane (come previsto dal decreto Covid 19 del 17 marzo scorso). Poi si vedrà, speriamo in una proroga. Inoltre, stiamo pagando le giornate di lavoro non effettuate agli scritturati che dovevano fare gli spettacoli con noi in questo periodo. Naturalmente tutte le informazioni che riceviamo (dal Ministero, dalla Regione e dalle istituzioni con cui lavoriamo) cerchiamo di farle girare anche a tutte le compagnie e a tutte le figure del teatro che lavorano come singoli o come freelance, in particolare nella nostra regione».


In questi due mesi di angoscia si è cercato in vari ambiti culturali di arrivare al pubblico in altri modi, tipo con le dirette in streaming, per dare un segno della presenza. Il teatro però è fatto molto di corpi, di presenze, è difficile affidarsi alla tecnologia.

Argnani: «Come dicevo, per chi si occupa di teatro è stato importante fermarsi in questo momento, ma ora occorre andare avanti, occorre ritrovarci e trasformare la riflessione di questi mesi in parole, opere, progetti. Però sì, il teatro vive dell’incontro tra artista e spettatore, e lo streaming non mi sembra adatto al nostro ambito, anche se sicuramente è un mezzo importante che prenderà sempre più spazio. Ma non sostituirà il teatro, ne sono certo. Il teatro si riprenderà il suo spazio, così come lo faranno tutti i luoghi che ora l’hanno perso, perché c’è una voglia fortissima di vedersi di persona, di stare insieme. Sono sicuro che alla fine di tutto si ricomincerà a stare insieme, nel nome della bellezza».


Ma la vostra attività è in qualche modo a rischio? Ossia, c’è un limite temporale oltre il quale la sospensione è impensabile?

Nonni: «Al fine di poterci preparare adeguatamente sarebbe necessario avere grande chiarezza sulle ipotesi e sulle modalità di riapertura (avendo già in mente che potrebbe avvenire in autunno inoltrato). Non mi sembra sensato che si parli concretamente di riapertura dei luoghi di culto o dei musei e non dei teatri, dei cinema e delle sale da concerto. Altra cosa importante: si sta parlando di riapertura – dopo la metà di maggio – dei luoghi in cui si svolgono gli allenamenti sportivi. Quindi, sarà anche possibile (e come) fare le prove e svolgere i laboratori teatrali?».


Arte, teatro, cultura, musica, spettacolo. Attività fondamentali, soprattutto in questo Paese, ma lasciate un po’ per ultime nei progetti di ripartenza. Voi cosa state facendo?

Nonni: «Una delle azioni fondamentali da mettere in campo, soprattutto in questo delicatissimo periodo, è il dialogo, anche a distanza, con il pubblico, con coloro che hanno bisogno e voglia di avere informazioni, di sentire la vicinanza degli artisti. Sicuramente gli spettatori saranno più cauti nel tornare nei teatri e negli spazi chiusi in particolare. Ma il teatro è il luogo della comunità, di una relazione, quella del corpo a corpo tra attori e spettatori, che da sempre significa anche crescita personale e “politica”, comunitaria. Noi faremo tutto ciò che ci sarà consentito fare per riavviare al più presto questa relazione in totale sicurezza».


Cosa potrebbe e dovrebbe succedere nel futuro prossimo?

Argnani: «Collaborare. Ravenna – ma tutta la regione – è un territorio che ha sempre fatto della collaborazione e del fare rete un fondamento. Ad esempio, ciò che sta facendo Ravenna Festival è molto importante: il pensare a come ripartire già in giugno è uno stimolo enorme per tutti, anticipa i nostri passi, e che lo faccia la più importante istituzione culturale cittadina è fondamentale. E oggi collaborare diventa sempre più imprescindibile, soprattutto nei confronti delle realtà più piccole che devono avere la possibilità di continuare a creare in questa città. Un’altra considerazione si può fare sui luoghi: al Teatro delle Albe sono saltate tournée in tutto il mondo, ma il mondo in quel senso per un po’ di tempo ce lo dovremo dimenticare. Ma il mondo è anche il comune di Ravenna, in cui anche il forese è fondamentale, diventa una possibilità enorme per creare occasioni culturali e relazionali. Anche l’alleanza con la scuola sarà di fondamentale importanza nel prossimo futuro, perché se c’è un altro ambito che è gravemente ferito in questo momento, che si trova anch’esso a confrontarsi con le sue fragilità, è proprio quello scolastico. Come uomini e donne di cultura abbiamo la responsabilità, nel momento in cui sarà possibile, di creare delle connessioni, non solo strumentali o istituzionali, con gli insegnanti e tutto il mondo della scuola, perché solo in quell’ambito, in quel luogo fondante, si può ricominciare».
Alessandro Fogli


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