Cultura
La cultura dopo il lockdown. Partiamo dal teatro. INTERVISTA a Marcella Nonni e Alessandro Argnani
Sono i direttori di Ravenna Teatro, una delle realtà cittadine più longeve e importanti, sia in ambito produttivo che nella gestione del teatro Rasi
![La cultura dopo il lockdown. Partiamo dal teatro. INTERVISTA a Marcella Nonni e Alessandro Argnani](/file/articoli/th/articoli_41.jpg)
11 maggio 2020 - Dopo oltre due mesi di lockdown e di conseguente interruzione di tutte le attività aggregative e di spettacolo dal vivo, quali sono la situazione e il futuro del sistema cultura cittadino?
Partiamo dal teatro, facendo qualche considerazione con Marcella Nonni e Alessandro Argnani, direttori di Ravenna Teatro (Centro di Produzione Teatrale fondato nel 1991 dall’unione di due compagnie, il Teatro delle Albe e la Drammatico Vegetale), una delle realtà cittadine più longeve e importanti, sia in ambito produttivo che nella gestione del teatro Rasi.
Marcella Nonni: «La cooperativa è ferma dal 24 febbraio, con il Teatro Rasi chiuso e le tournée bloccate, ma abbiamo fermamente mantenuto un principio di equità e rigore nei confronti dei soci e dei dipendenti, garantendo a tutti lo stipendio. Ravenna Teatro, dai primi di marzo, si sta avvalendo del FIS (il Fondo di Integrazione Salariale, al quale contribuiamo regolarmente proprio in previsione di gravi situazioni); poi c’è la cassa integrazione ordinaria a favore dei lavoratori (di cui abbiamo diritto in quanto cooperativa), che coinvolge 37 lavoratori tra soci e dipendenti e che per ora sarà attiva per un periodo di nove settimane (come previsto dal decreto Covid 19 del 17 marzo scorso). Poi si vedrà, speriamo in una proroga. Inoltre, stiamo pagando le giornate di lavoro non effettuate agli scritturati che dovevano fare gli spettacoli con noi in questo periodo. Naturalmente tutte le informazioni che riceviamo (dal Ministero, dalla Regione e dalle istituzioni con cui lavoriamo) cerchiamo di farle girare anche a tutte le compagnie e a tutte le figure del teatro che lavorano come singoli o come freelance, in particolare nella nostra regione».
Alessandro Fogli
© copyright la Cronaca di Ravenna
L’arresto della Stagione dei teatri e delle attività di Ravenna Teatro cosa ha comportato? Alessandro Argnani: «Come per tutti, nel mondo del teatro, ha comportato tournée saltate, progetti interrotti, la sospensione di tante attività della nostra cooperativa, con il problema di gestire la tranquillità economica di tutti i nostri dipendenti. D’altra parte per noi persone di teatro questo stop può essere anche un’occasione, perché il silenzio, la clausura, sono un momento molto importante di studio, ricerca, riflessione. Inoltre questa sospensione ci ha dimostrato che il nostro sistema di riferimento, quello culturale e teatrale, non era molto sano: poca tutela degli artisti e delle realtà più giovani o meno “strutturate”, la produzione eccessiva, bulimica, la formazione incessante, tutto per riuscire a soddisfare i numeri richiesti dal ministero. Alla fine questo stop potrebbe rivelarsi molto utile, e come artista spero che la nostra comunità esca da questo momento suggerendoci nuove traiettorie».
A Ravenna Teatro lavora una quarantina di persone, come state gestendo questo periodo di stop forzato delle attività?
Marcella Nonni: «La cooperativa è ferma dal 24 febbraio, con il Teatro Rasi chiuso e le tournée bloccate, ma abbiamo fermamente mantenuto un principio di equità e rigore nei confronti dei soci e dei dipendenti, garantendo a tutti lo stipendio. Ravenna Teatro, dai primi di marzo, si sta avvalendo del FIS (il Fondo di Integrazione Salariale, al quale contribuiamo regolarmente proprio in previsione di gravi situazioni); poi c’è la cassa integrazione ordinaria a favore dei lavoratori (di cui abbiamo diritto in quanto cooperativa), che coinvolge 37 lavoratori tra soci e dipendenti e che per ora sarà attiva per un periodo di nove settimane (come previsto dal decreto Covid 19 del 17 marzo scorso). Poi si vedrà, speriamo in una proroga. Inoltre, stiamo pagando le giornate di lavoro non effettuate agli scritturati che dovevano fare gli spettacoli con noi in questo periodo. Naturalmente tutte le informazioni che riceviamo (dal Ministero, dalla Regione e dalle istituzioni con cui lavoriamo) cerchiamo di farle girare anche a tutte le compagnie e a tutte le figure del teatro che lavorano come singoli o come freelance, in particolare nella nostra regione».
In questi due mesi di angoscia si è cercato in vari ambiti culturali di arrivare al pubblico in altri modi, tipo con le dirette in streaming, per dare un segno della presenza. Il teatro però è fatto molto di corpi, di presenze, è difficile affidarsi alla tecnologia.
Ma la vostra attività è in qualche modo a rischio? Ossia, c’è un limite temporale oltre il quale la sospensione è impensabile?
Arte, teatro, cultura, musica, spettacolo. Attività fondamentali, soprattutto in questo Paese, ma lasciate un po’ per ultime nei progetti di ripartenza. Voi cosa state facendo?
Cosa potrebbe e dovrebbe succedere nel futuro prossimo?
Alessandro Fogli
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