Economia
"Alcuni centri commerciali vendono abbigliamernto anche se è vietato"
Accorato appello alle istituzioni del direttore della Confesercenti Graziano Gozi
![Alcuni centri commerciali vendono abbigliamernto anche se è vietato](/file/articoli/th/articoli_4016.jpg)
26 marzo 2021 - “Ci viene segnalato che alcuni supermercati continuano a vendere articoli esplicitamente vietati, come merceria, abbigliamento a brand sportivo, addirittura calzature. Oppure, alcuni negozi di articoli sportivi, invece di vendere prodotti tecnici, continuano a vendere abbigliamento generalista a brand sportivo, come felpe, t-shirt, pantaloni, solo perché portano impresso qualche logo famoso”.
Lo scrive in una lettera aperta inviata al prefetto, al sindaco di Ravenna e al comandante della Polizia locale il direttore Confesercenti, Graziano Gozi.
“C’è un elemento su cui potete incidere, e vi chiediamo di impegnarvi con tutte le vostre forze, come segnale di rispetto e di comprensione verso il mondo martoriato delle imprese: si tratta dei controlli tesi a garantire equità nel trattamento delle tipologie commerciali” scrive Gozi.
“Perché, nel mancato rispetto delle regole di una parte dei cittadini, i primi a pagare sono spesso le imprese, cui viene imposta la chiusura. Ma anche perché nelle restrizioni, nelle chiusure, ci sono figli e figliastri. E questo rischia di creare ferite profonde non solo a livello economico, tra chi non ha alcuna possibilità di aprire e chi prova a restare a galla, ma anche sociale, di fiducia nelle istituzioni, del senso di equità e giustizia”.
E’ qui che il direttore della Confesercenti chiama in causa gli ‘escamotage’: “In questo quadro, mentre le micro imprese e le imprese familiari del commercio sono chiuse senza se e senza ma, altre tipologie con grandi superfici di vendita traggono benefici utilizzando modalità discutibili”.
In questo ambito occorre e si deve fare di più: “Perché è sotto l’occhio di tutti, perché è una concorrenza commerciale non leale, che va fermata per ridare, se non speranza, almeno dignità alle imprese colpite”.
Gozi conclude: “Poiché crediamo nelle istituzioni vi chiediamo di vigilare affinché le regole siano uguali per tutti, e che vengano fatte rispettare con prontezza.
Una volta che il mondo che rappresentiamo sarà andato distrutto, forse certe situazioni di cui abbiamo parlato in questa missiva continueranno ad esistere, ma di certo avremo perso tutti, guadagnando solo in instabilità sociale, degrado urbano e dei centri, insicurezza del territorio.
Perché una luce di una vetrina è un faro acceso su una strada anche per chi nel negozio non ci entra. E questo è un monito per sia per gli amministratori che per i cittadini".
© copyright la Cronaca di Ravenna
Lo scrive in una lettera aperta inviata al prefetto, al sindaco di Ravenna e al comandante della Polizia locale il direttore Confesercenti, Graziano Gozi.
“C’è un elemento su cui potete incidere, e vi chiediamo di impegnarvi con tutte le vostre forze, come segnale di rispetto e di comprensione verso il mondo martoriato delle imprese: si tratta dei controlli tesi a garantire equità nel trattamento delle tipologie commerciali” scrive Gozi.
“Perché, nel mancato rispetto delle regole di una parte dei cittadini, i primi a pagare sono spesso le imprese, cui viene imposta la chiusura. Ma anche perché nelle restrizioni, nelle chiusure, ci sono figli e figliastri. E questo rischia di creare ferite profonde non solo a livello economico, tra chi non ha alcuna possibilità di aprire e chi prova a restare a galla, ma anche sociale, di fiducia nelle istituzioni, del senso di equità e giustizia”.
E’ qui che il direttore della Confesercenti chiama in causa gli ‘escamotage’: “In questo quadro, mentre le micro imprese e le imprese familiari del commercio sono chiuse senza se e senza ma, altre tipologie con grandi superfici di vendita traggono benefici utilizzando modalità discutibili”.
In questo ambito occorre e si deve fare di più: “Perché è sotto l’occhio di tutti, perché è una concorrenza commerciale non leale, che va fermata per ridare, se non speranza, almeno dignità alle imprese colpite”.
Gozi conclude: “Poiché crediamo nelle istituzioni vi chiediamo di vigilare affinché le regole siano uguali per tutti, e che vengano fatte rispettare con prontezza.
Una volta che il mondo che rappresentiamo sarà andato distrutto, forse certe situazioni di cui abbiamo parlato in questa missiva continueranno ad esistere, ma di certo avremo perso tutti, guadagnando solo in instabilità sociale, degrado urbano e dei centri, insicurezza del territorio.
Perché una luce di una vetrina è un faro acceso su una strada anche per chi nel negozio non ci entra. E questo è un monito per sia per gli amministratori che per i cittadini".
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