Economia
UN ANNO DI PANDEMIA/ Zona rossa scelta iniqua per imprese già provate
Lettera aperta di Mauro Tagiuri, presidente Confesercenti: "Fateci riaprire"
![UN ANNO DI PANDEMIA/ Zona rossa scelta iniqua per imprese già provate](/file/articoli/th/articoli_3724.jpg)
09 marzo 2021 - di Mauro Tagiuri*
È trascorso un anno dall’inizio del primo lockdown.
Il 10 marzo 2020 l’Italia fu chiusa una prima volta per combattere la pandemia da Coronavirus.
Un anno di sacrifici, di lutti, di sconforto che ha coinvolto l’intera popolazione.
Per una larga fetta di cittadini, insieme al timore per la salute, la pandemia ha significato una gravissima crisi economica e finanziaria. È avvilente prendere atto che dopo un anno non abbiamo avuto nessun miglioramento sul piano sanitario mentre l’economia è al collasso.
Le imprese commerciali sono allo stremo. Turismo e commercio sono a pezzi.
In una situazione così difficile si è disposti a subire ulteriori limitazioni solo se ne vediamo la reale necessità.
Già la zona arancione scuro prevede limitazioni fortissime. Ora si è scelto di precipitare Ravenna e la Romagna in zona rossa.
Ma proprio perché stanchi, delusi e sicuri che la misura sia ormai colma, chiediamo: è necessario?
Chiudere orefici, parrucchieri, negozi di abbigliamento e calzature, gli unici beni ritenuti non di prima necessità (mutande sì, pantaloni no: è l’effetto dello smart working?), tutto il resto aperto. Quanto incide nel prevenire flussi e assembramenti? La risposta è implicita. Non incide affatto.
Si alimentano tensioni e divisioni fra le categorie del commercio. Non si capisce la logica di queste scelte.
Zona Rossa. Non ha una sicura influenza sulla salute pubblica, ma sicuramente è una scelta iniqua per imprese già provate da un anno impossibile: quindici giorni di chiusura, con i magazzini già pieni di merce primaverile. Un inizio di stagione su cui si contava per arginare anche se marginalmente la profonda crisi in cui ci ha gettato un anno di pandemia. Una categoria non contemplata, ingiustamente, dai ristori del Governo.
Vogliamo riaprire subito, in sicurezza, così come sono aperte tantissime tipologie di esercizi commerciali: i fioristi, le ferramenta, le profumerie, i negozi di articoli sportivi, i negozi di casalinghi, gli ottici, le concessionarie d’auto, i negozi di biancheria, i negozi di telefonia, i negozi di elettrodomestici, i negozi di abbigliamento per bambini, le edicole, le cartolerie, le librerie, eccetera, eccetera.
Fateci riaprire! Ne va dell’esistenza delle nostre imprese!
*Commerciante, presidente Confesercenti sede di Ravenna
© copyright la Cronaca di Ravenna
È trascorso un anno dall’inizio del primo lockdown.
Il 10 marzo 2020 l’Italia fu chiusa una prima volta per combattere la pandemia da Coronavirus.
Un anno di sacrifici, di lutti, di sconforto che ha coinvolto l’intera popolazione.
Per una larga fetta di cittadini, insieme al timore per la salute, la pandemia ha significato una gravissima crisi economica e finanziaria. È avvilente prendere atto che dopo un anno non abbiamo avuto nessun miglioramento sul piano sanitario mentre l’economia è al collasso.
Le imprese commerciali sono allo stremo. Turismo e commercio sono a pezzi.
In una situazione così difficile si è disposti a subire ulteriori limitazioni solo se ne vediamo la reale necessità.
Già la zona arancione scuro prevede limitazioni fortissime. Ora si è scelto di precipitare Ravenna e la Romagna in zona rossa.
Ma proprio perché stanchi, delusi e sicuri che la misura sia ormai colma, chiediamo: è necessario?
Chiudere orefici, parrucchieri, negozi di abbigliamento e calzature, gli unici beni ritenuti non di prima necessità (mutande sì, pantaloni no: è l’effetto dello smart working?), tutto il resto aperto. Quanto incide nel prevenire flussi e assembramenti? La risposta è implicita. Non incide affatto.
Si alimentano tensioni e divisioni fra le categorie del commercio. Non si capisce la logica di queste scelte.
Zona Rossa. Non ha una sicura influenza sulla salute pubblica, ma sicuramente è una scelta iniqua per imprese già provate da un anno impossibile: quindici giorni di chiusura, con i magazzini già pieni di merce primaverile. Un inizio di stagione su cui si contava per arginare anche se marginalmente la profonda crisi in cui ci ha gettato un anno di pandemia. Una categoria non contemplata, ingiustamente, dai ristori del Governo.
Vogliamo riaprire subito, in sicurezza, così come sono aperte tantissime tipologie di esercizi commerciali: i fioristi, le ferramenta, le profumerie, i negozi di articoli sportivi, i negozi di casalinghi, gli ottici, le concessionarie d’auto, i negozi di biancheria, i negozi di telefonia, i negozi di elettrodomestici, i negozi di abbigliamento per bambini, le edicole, le cartolerie, le librerie, eccetera, eccetera.
Fateci riaprire! Ne va dell’esistenza delle nostre imprese!
*Commerciante, presidente Confesercenti sede di Ravenna
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