Economia
"Il Governo sappia che i pubblici esercizi sono esasperati"
Lettera di Confcommercio e Confesercenti con la richiesta di modificare i provvedimenti per consentire un minimo di attività"
![Il Governo sappia che i pubblici esercizi sono esasperati](/file/articoli/th/articoli_2807.jpg)
05 gennaio 2021 - C’è disagio nel mondo del commercio per i tempi di adozione dei provvedimenti governativi. Questa mattina Mauro Mambelli, presidente Confcommercio, e Monica Ciarapica, presidente Confesercenti, hanno inviato una lettera al presidente della Regione Stefano Bonaccini, al prefetto Enrico Caterino, al presidente della Provincia Michele de Pascale e ai sindaci del territorio provinciale "per rappresentare lo stato di sofferenza delle piccole e medie imprese al Governo, affinché se ne tenga conto nelle nuove ed importanti decisioni che si stanno assumendo in queste ore".
“La gestione della pandemia, giustamente, mette al centro della propria azione la salute delle persone - si legge nella lettera - e la complessa tenuta del sistema ospedaliero e sanitario.
Nel corso di questi mesi, come associazioni di rappresentanza delle piccole e medie imprese, non ci siamo mai sottratti alle nostre responsabilità e abbiamo svolto un difficile ruolo di capillare informazione verso i nostri soci, che in diverse occasioni hanno incontrato difficoltà a comprendere il senso delle decisioni messe in atto dal Governo".
Particolare disagio "è avvertito a causa dei tempi di adozione dei provvedimenti che determinano le scelte, che non lasciano mai la possibilità di organizzare il proprio lavoro.
Anche nel decreto appena varato dal Governo pare che i pubblici esercizi possano stare aperti il 7 e 8 gennaio e debbano richiudere il 9 e il 10 in quanto zona arancione. Sarebbe necessario e opportuno che in zona arancione, alla pari degli altri esercizi commerciali e artigiani, bar e ristoranti possano dare continuità al proprio lavoro rimanendo aperti fino alle 18, nel massimo rispetto delle prescrizioni sanitarie".
Sono numerose le professioni che stanno soffrendo questa complessa situazione "ma una categoria che a nostro avviso è ormai allo stremo è quella dei pubblici esercizi. Costretti da diversi mesi fra esclusiva possibilità di asporto e domicilio o, nei momenti migliori, apertura solo fino alle 18. Completamente perso l’importante periodo lavorativo delle feste natalizie".
Confcommercio e Confesercenti confermano di ricevere quotidianamente "segnali di preoccupazione ed esasperazione, come se si trattasse di un accanimento verso la categoria. Considerato l’andamento dei contagi, appare peraltro evidente che non vi sono certezze circa la presunta diffusione del virus attraverso la frequentazione di bar e ristoranti.
Vi chiediamo cortesemente di rappresentare questo stato di sofferenza al Governo, affinché se ne tenga conto nelle nuove ed importanti decisioni che si stanno assumendo in queste ore.
Riteniamo, infatti, che nel rispetto delle misure di sicurezza, bar e ristoranti non rappresentino fonte di diffusione del virus o certamente non lo siano in misura maggiore di altre situazioni".
"Crediamo, quindi, che indipendentemente dalla classificazione adottata sulla base del colore di appartenenza - conclude la lettera - i pubblici esercizi andrebbero totalmente riconsiderati e catalogati con modalità che permettano di esercitare il proprio lavoro in sicurezza ma con dignità e possibilità di programmazione”.
Nella foto: il centro storico sempre deserto
© copyright la Cronaca di Ravenna
“La gestione della pandemia, giustamente, mette al centro della propria azione la salute delle persone - si legge nella lettera - e la complessa tenuta del sistema ospedaliero e sanitario.
Nel corso di questi mesi, come associazioni di rappresentanza delle piccole e medie imprese, non ci siamo mai sottratti alle nostre responsabilità e abbiamo svolto un difficile ruolo di capillare informazione verso i nostri soci, che in diverse occasioni hanno incontrato difficoltà a comprendere il senso delle decisioni messe in atto dal Governo".
Particolare disagio "è avvertito a causa dei tempi di adozione dei provvedimenti che determinano le scelte, che non lasciano mai la possibilità di organizzare il proprio lavoro.
Anche nel decreto appena varato dal Governo pare che i pubblici esercizi possano stare aperti il 7 e 8 gennaio e debbano richiudere il 9 e il 10 in quanto zona arancione. Sarebbe necessario e opportuno che in zona arancione, alla pari degli altri esercizi commerciali e artigiani, bar e ristoranti possano dare continuità al proprio lavoro rimanendo aperti fino alle 18, nel massimo rispetto delle prescrizioni sanitarie".
Sono numerose le professioni che stanno soffrendo questa complessa situazione "ma una categoria che a nostro avviso è ormai allo stremo è quella dei pubblici esercizi. Costretti da diversi mesi fra esclusiva possibilità di asporto e domicilio o, nei momenti migliori, apertura solo fino alle 18. Completamente perso l’importante periodo lavorativo delle feste natalizie".
Confcommercio e Confesercenti confermano di ricevere quotidianamente "segnali di preoccupazione ed esasperazione, come se si trattasse di un accanimento verso la categoria. Considerato l’andamento dei contagi, appare peraltro evidente che non vi sono certezze circa la presunta diffusione del virus attraverso la frequentazione di bar e ristoranti.
Vi chiediamo cortesemente di rappresentare questo stato di sofferenza al Governo, affinché se ne tenga conto nelle nuove ed importanti decisioni che si stanno assumendo in queste ore.
Riteniamo, infatti, che nel rispetto delle misure di sicurezza, bar e ristoranti non rappresentino fonte di diffusione del virus o certamente non lo siano in misura maggiore di altre situazioni".
"Crediamo, quindi, che indipendentemente dalla classificazione adottata sulla base del colore di appartenenza - conclude la lettera - i pubblici esercizi andrebbero totalmente riconsiderati e catalogati con modalità che permettano di esercitare il proprio lavoro in sicurezza ma con dignità e possibilità di programmazione”.
Nella foto: il centro storico sempre deserto
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