La città unità contro l'ipotesi di bloccare la produzione di gas | la CRONACA di RAVENNA

La città unità contro l'ipotesi di bloccare la produzione di gas

Confindustria Romagna, i sindacati, Fusignani e Fagnani scendono in campo

23 dicembre 2020 - Confindustria Romagna ha seguito "con apprensione il tentativo di queste ore di bloccare definitivamente la ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi in Italia.
Lo stralcio del divieto inizialmente inserito nel decreto Milleproroghe non ci farà abbassare la guardia: l'associazione continuerà a tenere alta l'attenzione su un settore vitale per l'economia nazionale e romagnola, e vigilerà sul territorio e a Roma per sventare altri tentativi analoghi".
Confindustria Romagna ribadisce ancora una volta "la necessità di equilibrio e lungimiranza nel pianificare in modo ragionato una transizione energetica basata sul gas naturale".

"Per il momento appare saltato, anche grazie all’azione che abbiamo promosso col sindaco de Pascale, lo stop alla ricerca e coltivazione di idrocarburi su tutto il territorio nazionale previsto dalla bozza del decreto Milleproroghe in discussione oggi in cdm" dice il vice sindaco Eugenio Fusignani.

"Questa è una buona notizia che, tuttavia, non cancella il timore che ci siano nuovi tentativi per riproporre quello che oramai è un obbiettivo ideologico che, se attuato, rappresenterebbe la pietra tombale sulle attività Oil & Gas e Offshore.
Eventulità infausta che, se per il Paese rappresenterebbe un problema difficile da superare, per Ravenna sarebbe una vera propria catastrofe alla quale non si potrà assistere inermi.
Ravenna è stata la capitale dell’energia e deve tornare ad esserlo. Qui abbiamo imprese e know how e siamo già proiettati nella decarbonizzazione. Anzi, Ravenna è l’esempio di come ogni città dovrebbe muoversi. Il nostro futuro è nella nostra storia e la nostra storia è, dal dopoguerra, legata alle estrazioni e alla cantieristica offshore.
La capacità di attrarre investimenti a Ravenna come nel Paese passa dalla capacità di difendere questo settore.


Questa è una battaglia giusta che va combattuta non per difendere posizioni di retroguardia ma per garantire un futuro rispettoso di ambiente, impresa e lavoro.
Ancor più come amministratore repubblicano, ricordando grandi amministratori come Monti e Benelli. Dunque continuando quell'impegno, che ci vide a fianco di Enrico Mattei negli anni ’50, non contro qualcuno ma perché una comunità intera capisca che solo qui c’è know how, carattere, imprenditorialità, conoscenze tecniche, sindacati, associazioni e, come noi riteniamo indispensabile, Istituzioni a fianco dell’energia moderna.
Quella che ancora non può prescindere dal gas dell’Adriatico ma che già lavora nelle fonti rinnovabili. La transizione sarà lunga e solo università e imprese, insieme, possono affrontarla investendo in ricerca e innovazione.
Continuare, invece, come fa questo governo a lavorare contro le prospettive energetiche del Paese non aiuta il passaggio al "green" e uccide le nostre imprese, costringendoci comunque ad importare il gas che continuerà ad essere estratto a poche miglia dalle nostre coste".

“Sarebbe stato irresponsabile e puro atto di terrorismo economico, se nel decreto Milleproroghe fosse stato accolto l’articolo 20 che vietava su tutto il territorio nazionale il rilascio di nuove concessioni per la prospezione, ricerca e coltivazione di Idrocarburi” è quanto dichiara Roberto Fagnani, coordinatore provinciale di Italia Viva, il dibattito circolato in questi mesi nulla ha a che fare con la transizione energetica sulla quale concordiamo, per noi la salvaguardia dell’ambiente è al primo posto dei nostri pensieri, le energie rinnovabili sono il futuro e lavoreremo per attuare quanto prima tutte quelle azioni politiche ed economiche che ci facciano raggiungere tali obiettivi, ma non si può attuare un piano di riconversione per decreto o per DCPM.

"Ma, soprattutto, come afferma il Presidente del Roca Franco Nanni nel sostenere che l’Italia ha bisogno di un Piano Energetico Nazionale e che per passare alle energie rinnovabili e per arrivarci occorre tempo, bisogna avere i nuovi impianti che oggi non abbiamo e se chiudessimo tutti gli impianti di estrazione, fra l’altro gli idrocarburi gassosi son i meno inquinanti, non avremmo nessuna opportunità di produrre energia, saremmo costretti a dipendere dall’importazione estera con costi elevati a carico dei contribuenti continua Fagnani - il nostro deputato romagnolo Marco di Maio di Italia Viva, sta seguendo in prima persona tutta la vicenda si dice fortemente preoccupato per tutta la Romagna, per le sorti dell’intero comparto e per le migliaia di posti di lavoro se fosse passato il blocco totale su tutto il territorio nazionale, - occorre mettere in sicurezza e dare certezze all’intero settore - prosegue Fagnani – In queste ore ho avuto contatti, oltre che con Marco di Maio, con Maria Elena Boschi e Luigi Marattin che condividono la nostra posizione e hanno assicurato il loro impegno a tenere alta la guardia per la tutela di un comparto fondamentale per la nostra economia, che fra l’altro è disponibile a mettere a disposizione progettualità, risorse e professionalità riconosciute nel mondo, dobbiamo coinvolgerle le nostre imprese e costruire il percorso verso la transizione energetica- occorre un tavolo nazionale che veda presenti tutti gli attori coinvolti, conclude Fagnani.

"Abbiamo fatto un bel lavoro con Parlamentari e Ministri, la norma è stata stralciata dal testo andato in Consiglio dei Ministri - per il nostro futuro auspico che tutte le altre forze politiche riconoscano l’importanza di abbandonare le posizioni ideologiche, populiste e sostengano un settore fondamentale per l’economia del Paese".

Le Segreterie territoriali di Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil sono fortemente preoccupate per la
continua volontà della politica nazionale di porre fine, ad ogni costo, alla ricerca e coltivazione del
Gas Naturale su tutto il territorio nazionale, dove il “prezzo più caro” lo pagherebbe il nostro
territorio".

Questo emendamento, ritirato nella tarda serata di ieri, conferma ancora una volta l’ossessione nei
confronti del Gas nazionale da parte del Governo che, utilizzando anche metodi subdoli ed evitando il confronto, non mostra alcun rispetto nei confronti delle OOSS e dei lavoratori che esse
rappresentano, e che saranno oggetto di inevitabili chiusure.
Di certo a questo Governo non mancano “fantasia ed eleganza”, ma anche la “coerenza” vista la
tempistica adottata. Per l’ennesima volta, in un periodo festivo, non dimenticano di preparare il
“pacco” da mettere sotto l’albero per i tanti lavoratori e le tante aziende che orbitano nel settore
upstream".

Come sindacati, a livello nazionale, "abbiamo chiesto la convocazione di un tavolo ministeriale dove poter discutere di merito e non di ideologia. Tavolo di confronto che diventa fondamentale anche in vista della scadenza, febbraio 2021, per l’adozione del PITESAI (Piano per la Transizione Energetica Sostenibile delle Aree Idonee), dopo la già avvenuta proroga del 13 agosto 2020 (termine originario).
Vogliamo confrontarci per condividere analisi, valutazione e proposte, per rendere credibile e giusta la transizione energetica verso uno sviluppo sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale ed economico, ma anche per individuare gli strumenti idonei a salvaguardia del patrimonio tecnologico e di conoscenza dei lavoratori del comparto".


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