Crisi del pallone, i dimenticati | la CRONACA di RAVENNA

Crisi del pallone, i dimenticati

Chiedono aiuti al Comune per la sanificazione degli ambienti e sgravi per le utenze. Parliamo dei calciatori dilettanti, dei dipendenti, dei tecnici e dei preparatori delle giovanili. Ecco chi teme di perdere lavoro e stipendio, non certo dorato

11 maggio 2020 - Non solo di serie A vive l’uomo. Il mondo del pallone è – virgola più, virgola meno – il 7 per cento del Pil, con un giro miliardario (in euro) di tasse, imposte, gabelle e versamenti previdenziali.
Le venti società maggiori, più quel piccolo gruppo di club che si muovono stabilmente tra serie A e cadetteria, muovono miliardi di euro e la chiusura del campionato anticipata toglierebbe gli ultimi diritti tv, mettendo sul lastrico molti club che quei soldi li hanno già spesi.

Si può certamente discutere se sia moralmente corretto parlare di calcio in un momento in cui si contano i morti, ma è un’industria e come tale va considerata, per tutto quel che gravita attorno al calcio maggiore, dai dipendenti extra sportivi – ad esempio, il solo Bologna ne ha più di cento – all’indotto.
Tuttavia chi soffrirà terribilmente – sportivamente parlando – saranno le società cosiddette minori, la base vera e propria di questo sport.
Secondo uno studio della Lega Dilettanti, un terzo dei club non rivedrà la luce nella prossima stagione. Tanto per capirci, nella sola Emilia Romagna si rischia di veder sparire oltre 240 squadre.

«Noi in qualche modo ci saremo – spiega Lorenzo Casanova, presidente del Fosso Ghiaia, formazione che milita nel campionato di Promozione – ma non sarà facile per nessuno e credo che anche i giocatori dovranno abituarsi a qualche stagione a pane e acqua. Ma è chiaro che le nostre società non hanno potuto incassare nulla e hanno continuato ad avere spese importanti, soprattutto per chi gestisce gli impianti.
Chi ha un settore giovanile in qualche modo, con le nuove quote per la prossima stagione, qualche liquidità l’avrà ma per gli altri si tratta di recuperare anche quella, perché gli sponsor che normalmente sostengono i club ora sono un’incognita. Almeno nell’immediato futuro.
Senza dimenticare che nessuno ha potuto organizzare i tornei di primavera, fonte di guadagno per tutti i club sul territorio e più in generale per tutto il calcio dei dilettanti. Non scordiamo che praticamente tutta la nostra attività è di volontariato e non abbiamo altre risorse per proseguire».

Anche per questo motivo praticamente tutte le squadre del ravennate si sono unite sotto la spinta di Francesco Stucci dell’Endas Monti e Valentina Castellucci del Savio e hanno votato alcuni rappresentanti che parleranno poi con il Comune per i primi aiuti.
Sono soprattutto tre i punti in discussione, tutti di natura economica: aiuti per la sanificazione degli ambienti in vista di una possibile ripresa a settembre, aiuti o sgravi per le utenze degli impianti comunali in gestione, assistenza per i mancati introiti dati dagli eventi e dai tornei.

«Siamo stati informati dalle società – spiega il delegato provinciale della Figc di Ravenna, Claudio Bissi – e questo è certamente un segno di unità importante. Ora aspettiamo che venga deciso che ne sarà di questa stagione, per programmare il prima possibile la prossima. I tempi sono già piuttosto stretti».

Infatti, ufficialmente, la stagione dei Dilettanti non è conclusa: si aspettava con una certa ansia il Consiglio Federale di questi giorni ma è stato rimandato oltre metà maggio. È molto difficile, per non dire impossibile, che si torni a giocare ma sarà fondamentale capire come deve essere conclusa questa annata sportiva. Se verrà cancellata in toto, se ci saranno comunque promozioni e retrocessioni e quante saranno.

In ogni caso il calcio andrà avanti, per le grandi passioni che da sempre suscita, ma per qualche tempo non sarà più lo stesso.
Ugo Bentivogli




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