Declassamento della Dogana: gli operatori chiedono il rinvio della riforma | la CRONACA di RAVENNA

Declassamento della Dogana: gli operatori chiedono il rinvio della riforma

Al Circolo Porto del Pd incontro sugli impatti negativi del provvedimento. È necessario ridurre da 3 a 1 anno la revisione dei parametri. Attivato un tavolo permanente

07 marzo 2025 -

Gli operatori del porto hanno chiesto di posticipare l’avvio della riforma doganale, prevista per il 1° maggio in via sperimentale a Ravenna, e di ridurre da tre a un anno il periodo di revisione dei parametri che determinano la classificazione delle Dogane.

Questa la conclusione dell’incontro sul declassamento della Dogana di Ravenna promosso dal Circolo Porto del PD con gli operatori dello scalo, a cui hanno preso parte il candidato sindaco del centrosinistra Alessandro Barattoni, l’assessora al Porto Annagiulia Randi, i consiglieri regionali Eleonora Proni e Niccolò Bosi. 

«Dobbiamo cercare di capire cosa significa il provvedimento e quali sono le future conseguenze per lo scalo di Ravenna», ha detto Denis di Martino, segretario del Circolo PD Porto, introducendo la riunione, che si è deciso diventi un Tavolo di confronto permanente.

Le risposte sono venute da Tommaso Di Federico, presidente dell’Associazione Doganalisti dell’Emilia-Romagna, e da Giovanni Ambrosio ex direttore dell’Ufficio delle Dogane di Ravenna. 

Il nuovo sistema di classificazione ha penalizzato i porti a favore degli aeroporti, non considerando adeguatamente i traffici di rinfuse, che per Ravenna ammontano a circa 22 milioni di tonnellate annue. Questo ha portato la Dogana a essere inserita nella terza fascia, nonostante la sua complessità operativa, il ruolo strategico nel commercio di prodotti metallurgici e la presenza di un importante polo distillatorio.
La Dogana di Ravenna gestisce 50 magazzini, rilascia circa 100mila autorizzazioni l’anno e genera un gettito fiscale di 2 miliardi di euro, pari al 10% del totale nazionale. 
Il declassamento potrebbe avere conseguenze negative sulla rapidità delle operazioni doganali, sull’attrattività del porto per gli investitori e sulle condizioni lavorative del personale, con possibili riduzioni delle risorse economiche disponibili.
Data l’importanza del porto e i 5 miliardi di euro di investimenti in corso, bisogna evitare che la Dogana diventi l’anello debole della catena logistica di Ravenna.

Intervenendo nel dibattito, l’assessora al Porto Annagiulia Randi ha ribadito che «il Comune di Ravenna è fermamente contrario al declassamento e sta portando avanti un'azione decisa per contrastarlo. Il 7 marzo verrà presentata al viceministro Maurizio Leo un’informativa riguardante il tavolo istituzionale del 19 febbraio, che raccoglie tutte le istanze del territorio».
«Il 21 febbraio – ha aggiunto Randi - il Direttore Interregionale delle Dogane, Cutaia, ha chiarito la posizione delle autorità doganali: secondo i criteri internazionali adottati, non sussisteranno problemi. Per garantire comunque un servizio efficiente, verrà istituito un nuovo ‘reparto porto’ all’interno dell’ufficio di Ravenna, con un dirigente che supervisionerà le operazioni portuali.

«Nei prossimi mesi, l’attenzione sarà focalizzata su tre punti: la presentazione del documento al viceministro, il coordinamento con altri porti nella stessa situazione e la gestione dell’entrata in vigore del declassamento prevista per maggio a Ravenna e per novembre negli altri porti», ha concluso l’assessora.

Per Carlo Facchini (presidente ARSI) «nonostante le autorità doganali continuino a minimizzare il problema, il rischio per Ravenna è la perdita di traffici commerciali a favore di porti concorrenti che manterranno una fascia superiore. Questo potrebbe avere conseguenze difficili da recuperare. La buona notizia è che l’intera comunità portuale è compatta e determinata a contrastare il declassamento».

«Serve una strategia chiara - ha detto Giannantonio Mingozzi presidente del Terminal Container Ravenna - e soprattutto azioni concrete. Il 10 marzo ci sarà un incontro con il ministro Tajani, un’occasione importante per far valere le ragioni di Ravenna. Il declassamento, infatti, non è solo un problema burocratico, ma rischia di ridurre il valore strategico del porto. Negli ultimi anni, il personale doganale è già diminuito, e questa riduzione sta mettendo sotto pressione l’intero sistema. È essenziale affrontare la questione prima che diventi una vera emergenza».

Mario Cozza ( segretario generale CISL FP Romagna) sottolinea che la dogana di Ravenna soffre di criticità da anni: il personale è insufficiente e il crescente traffico crocieristico non è stato accompagnato da un adeguato incremento delle risorse. Nel 2025 si prevedono circa 500mila passeggeri, se la situazione non verrà affrontata per tempo il sistema doganale rischia il collasso. Questo problema non può essere ignorato. Per ottenere una proroga, è necessaria una forte pressione politica, il confronto deve avvenire non solo con le autorità tecniche».

«Ravenna sta subendo un evidente disinteresse da parte del governo – ha polemizzato - Danilo Belletti – Spedizioniere. Non possiamo limitarci a subire questa situazione: serve una nuova strategia e, soprattutto, bisogna dare maggiore visibilità mediatica alla questione, è necessario portarla all’attenzione nazionale per far comprendere l’impatto reale di questo declassamento».

Alessandro Barattoni, candidato sindaco del centrosinistra, ritiene che il problema doganale non possa essere affrontato come un tema isolato, ma debba rientrare in un piano più ampio di sviluppo del porto e delle infrastrutture. La crescita di Ravenna passa attraverso investimenti e strategie condivise, non attraverso divisioni politiche.
È fondamentale, quindi, mantenere un dialogo costante tra Comune e Regione e lavorare in sinergia con il cluster portuale. Per questo, è necessario istituire un tavolo permanente che monitori la situazione e garantisca risposte rapide a eventuali sviluppi negativi.

Per Alessandra Riparbelli, vicepresidente della sezione di Ravenna dell’Associazione Doganalisti, «non è accettabile che Ravenna subisca il declassamento in terza fascia rispetto ad altri porti che sono in prima. Per questo, è essenziale chiedere la sospensione immediata del provvedimento.
L’obiettivo principale deve essere ottenere una proroga e, nel frattempo, rivedere i parametri di valutazione che hanno portato a questa decisione. Solo così sarà possibile garantire un trattamento equo per il porto».

«Il declassamento non è solo una questione tecnica, ma un vero e proprio problema politico» ha concluso la parlamentare PD, Ouidad Bakkali. «Per questo dobbiamo aumentare la pressione sul governo e moltiplicare le occasioni in cui è chiamato a rispondere. La reazione del direttore Alessi dimostra che qualcosa si sta muovendo, ma dobbiamo fare di più: far emergere il caos generato da questa decisione e coinvolgere i sindacati e le altre realtà portuali colpite.
Se il governo non concederà un rinvio, bisognerà almeno ridurre il periodo di revisione dei parametri da tre anni a uno, in modo da correggere più rapidamente le eventuali criticità.
Parallelamente, saranno attivate nuove pressioni parlamentari e interlocuzioni con il governo, con l’obiettivo di trovare una soluzione concreta e sostenibile per il futuro del porto di Ravenna».




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